la Guida di Monica

Monica
la Guida di Monica

Food Scene

one step away from the Fenice, you will find this modern and welcoming restaurant, a menu with particular combinations, quality raw materials and well presented. A joy for the palate and the eyes. Excellent cocktails and appetizers served in the Lounge corner. the terrace on the canal is ideal for hosting a romantic dinner. Suitable for couples or dinners with friends. open until 1am. TOP!
13 當地人推薦
Caffè Centrale Venezia
1659/B Piscina de Frezzaria
13 當地人推薦
one step away from the Fenice, you will find this modern and welcoming restaurant, a menu with particular combinations, quality raw materials and well presented. A joy for the palate and the eyes. Excellent cocktails and appetizers served in the Lounge corner. the terrace on the canal is ideal for hosting a romantic dinner. Suitable for couples or dinners with friends. open until 1am. TOP!
It is a restaurant where the revisited Venetian tradition food is masterfully illustrated and served by the friendly and highly trained staff. A real cuddle ...
7 當地人推薦
Bistrot de Venise
4685 Calle dei Fabbri
7 當地人推薦
It is a restaurant where the revisited Venetian tradition food is masterfully illustrated and served by the friendly and highly trained staff. A real cuddle ...
Typical Venetian Bacaro, an undemanding break. Meeting place for an aperitif accompanied by excellent "cicheti" (appetizers) for a quick lunch or a dinner. the quality of the food is however very good.
67 當地人推薦
Bacarando Corte dell'Orso
5495 Sestiere di S. Marco
67 當地人推薦
Typical Venetian Bacaro, an undemanding break. Meeting place for an aperitif accompanied by excellent "cicheti" (appetizers) for a quick lunch or a dinner. the quality of the food is however very good.
You can stop for lunch or dinner or just to drink an aperitif ... what will take your breath away is the terrace on the Grand Canal in front of the Basiica della Salute and the prices that contrary to what you imagine are absolutely not expensive. Highly recommended!
20 當地人推薦
Ombra del Leone
20 當地人推薦
You can stop for lunch or dinner or just to drink an aperitif ... what will take your breath away is the terrace on the Grand Canal in front of the Basiica della Salute and the prices that contrary to what you imagine are absolutely not expensive. Highly recommended!
It 'a restaurant of Campania cuisine, but I recommend it in particular way for the tasting of the true PIZZA NAPOLETANA ...
34 當地人推薦
Ristorante AcquaPazza
3808 S. Marco
34 當地人推薦
It 'a restaurant of Campania cuisine, but I recommend it in particular way for the tasting of the true PIZZA NAPOLETANA ...
The paradise of those who love vegan cuisine. Excellent food and excellent value for money. The district is exquisitely Venetian, out of the chaos.
19 當地人推薦
La Tecia Vegana
2104 Calle dei Secchi
19 當地人推薦
The paradise of those who love vegan cuisine. Excellent food and excellent value for money. The district is exquisitely Venetian, out of the chaos.
Genuine food, fresh fish, good Pizza. Nice garden...
29 當地人推薦
Trattoria Al Vecio Portal
3990 Riva degli Schiavoni
29 當地人推薦
Genuine food, fresh fish, good Pizza. Nice garden...

Drinks & Nightlife

Dall'assassinio di un amante della contessa russa Tarnowska nei primi anni del '900 , si sono ricostruiti gli accadimenti che ebbero risonanza in tutta Europa di questa storia a tintee fosche. All'interno di questo curioso locale si possono degustare i migliori vini, distillati e cocktail e gli straordinari tè a foglia intera.
6 當地人推薦
Tarnowska's American Bar
2494 Campo Santa Maria del Giglio
6 當地人推薦
Dall'assassinio di un amante della contessa russa Tarnowska nei primi anni del '900 , si sono ricostruiti gli accadimenti che ebbero risonanza in tutta Europa di questa storia a tintee fosche. All'interno di questo curioso locale si possono degustare i migliori vini, distillati e cocktail e gli straordinari tè a foglia intera.
Local that fascinates for the amazing amazing view! at Sunset it is something that tears your bowels. cocktails are good even if a little expensive (from 14 Euro upwards >>>>>>>>) ... but the view is priceless!
25 當地人推薦
Skyline Rooftop Bar
25 當地人推薦
Local that fascinates for the amazing amazing view! at Sunset it is something that tears your bowels. cocktails are good even if a little expensive (from 14 Euro upwards >>>>>>>>) ... but the view is priceless!
The name says it all ... small in size and world because there are people of all nationalities, regulars, passing people, but also famous people. The retro style, the friendly and polite staff, the good music makes it the ideal place to spend a nice evening drinking a good cocktail.
56 當地人推薦
Piccolo Mondo Disco
1056A Dorsoduro
56 當地人推薦
The name says it all ... small in size and world because there are people of all nationalities, regulars, passing people, but also famous people. The retro style, the friendly and polite staff, the good music makes it the ideal place to spend a nice evening drinking a good cocktail.

Offerta gastronomica

Veru tasty sandwiches, "chicheti, pizza and homemade cakes
14 當地人推薦
Ristorante Al Theatro
1916 Campo S. Fantin
14 當地人推薦
Veru tasty sandwiches, "chicheti, pizza and homemade cakes
La famiglia gestisce il ristorante dal 1950. Inizialmente era solo una piccola osteria dove i Veneziani si ritrovavano per bere "un'ombra de vin" e per fare due chiacchere con gli amici fumandosi tranquillamente una sigaretta. A quel tempo, nel locale, si potevano comprare anche il sale e le sigarette a numero. Anche oggi comunque è frequentato principalmente da residenti della città.
42 當地人推薦
Algiubagio Restaurant
5039 Fondamente Nove
42 當地人推薦
La famiglia gestisce il ristorante dal 1950. Inizialmente era solo una piccola osteria dove i Veneziani si ritrovavano per bere "un'ombra de vin" e per fare due chiacchere con gli amici fumandosi tranquillamente una sigaretta. A quel tempo, nel locale, si potevano comprare anche il sale e le sigarette a numero. Anche oggi comunque è frequentato principalmente da residenti della città.

Le Guide ai Sestrieri

Guida al Sestiere Cannaregio di Venezia Se Dorsoduro è il sestiere più meridionale della città di Venezia, Cannaregio è invece quello più settentrionale. Questo quartiere si sviluppa a nord del Canal Grande ed è tra quelli più abitati dai veneziani. Qui un’infinita serie di bacàri si affaccia sui canali e in orario di aperitivo gli abitanti di Venezia vi si ci ritrovano per consumare i cosiddetti cicchetti veneziani, ovvero degli stuzzichini da aperitivo, spesso composti da pane con sopra specialità locali. Cannaregio è meno invasa dai turisti, ma anch’essa ricca di scorci davvero suggestivi. Non solo oggi è molto apprezzata dai veneziani per viverci, ma alcune importanti personalità storiche ebbero qui la loro casa, come Tiziano, Tintoretto e Marco Polo. Alla scoperta del Sestiere Cannaregio di Venezia Dove si trova il sestiere Cannaregio Come arrivare al sestiere Cannaregio Cosa vedere nel sestiere Cannaregio di Venezia Chiesa dei Gesuiti Calle Varisco Chiesa di Santa Maria dei Miracoli Cà d’Oro Ponte del Chiodo – il ponte più pericoloso di Venezia Scuola Grande di Santa Maria della Misericordia Il Quartiere Ebraico Ghetto Nuovo Ghetto Vecchio I Bacàri di Venezia Ponte delle Guglie Chiesa di Santa Maria di Nazareth Mappa di cosa vedere nel sestiere Cannaregio di Venezia Dove si trova il sestiere Cannaregio ^ Cannaregio occupa tutta la parte più settentrionale della città di Venezia, accompagnando per un lungo tratto la prima parte del Canal Grande. Cannaregio si collega poi ai quartieri di San Marco e Castello verso est ed è molto probabile che vi recherete qui se vorrete visitare le vicine isole di Torcello, Burano e Murano, perché da questo sestiere si prendono i vaporetti.  Come arrivare al sestiere Cannaregio ^ Se arrivate in treno a Venezia, vi troverete immersi nel sestiere Cannaregio, che ospita infatti la stazione di Santa Lucia. Da qui potete procedere a piedi lungo la strada Nova, una delle vie principali che collega la stazione alla zona di Rialto. Il sestiere Cannaregio è bagnato dal canal Grande e dal canal Regio, entrambi navigabili, per cui è possibile muoversi tra le sue calli anche grazie ai vaporetti della linea 1, 4.1 e 5.1. Cosa vedere nel sestiere Cannaregio di Venezia ^ Cannaregio è un sestiere da vivere, più che da visitare. Qui si concentra la maggior parte della popolazione di Venezia e quindi si può vedere l’anima più autentica della città. Oltre i numerosi bacari e i canali con barchette private, non mancano tuttavia anche qui attrazioni e scorci suggestivi che vale la pena vedere. Interessante è anche la visita al ghetto ebraico, con i palazzi più alti di tutta la città. Il nome di Cannaregio è legato alla storia di questo sestiere, dove anticamente si trovavano vasti canneti prima che la zona venisse bonificata. Un’altra ipotesi verosimile è invece legata alla presenza del canal Regio in questa zona del centro storico. Prendetevi almeno mezza giornata da dedicare al sestiere Cannaregio e scoprite cosa non perdere durante la vostra visita. Chiesa dei Gesuiti ^ A poca distanza dalla fermata dei traghetti che portano verso le isole di Venezia inizia il nostro tour tra le cose da vedere a Cannaregio. La prima tappa è la chiesa dei Gesuiti, o meglio la chiesa di Santa Maria Assunta che si trova nel campo dei Gesuiti.  Le sue origini sono molto antiche,  venne infatti costruita durante il XII secolo dall’ordine dei Crociferi. A soli sei anni di distanza, nel 1154, venne dotata anche di un ospedale per la cura dei malati. Nei secoli però venne più volte ricostruita, a causa di catastrofi che la portarono ripetutamente alla distruzione, come un primo incendio nel 1214 e un secondo del 1514. Solo nel 1657 venne acquistata dai gesuiti, da cui l’attuale nome, insieme al vicino monastero. La chiesa però non soddisfaceva le esigenze del nuovo ordine e così venne abbattuta e ricostruita da zero tra il 1715 e il 1728. Questa riedificazione fu possibile anche grazie al contributo della famiglia Manin ricordata nei decori esterni, che permise anche l’erezione della nuova facciata in stile barocco non tradizionale.  Tra il 1773 e il 1844, durante la soppressione degli ordini religiosi, il convento venne impiegato prima come scuola e poi come caserma. All’interno della chiesa dei Gesuiti si trovano diverse opere d’arte seicentesche di Jacopo Palma il Giovane, oltre che il celebre Martirio di San Lorenzo di Tiziano. La facciata della chiesa dei Gesuiti si presenta divisa in due ordini, con una base più massiccia della parte superiore. Qui sono presenti ben otto colonne corinzie, con le quattro centrali che delineano le navate interne. Queste quattro continuano anche al piano superiore ma si chiudono senza capitello nel timpano finale che accoglie le statue dell’Assunzione di Maria ed angeli. In maniera corrispondente alle colonne si trovano otto statue, in aggiunta a quelle presenti nelle nicchie sottostanti che ospitano i dodici apostoli.  Internamente invece la chiesa dei Gesuiti è organizzata su di una pianta a croce latina con sei cappelle laterali (due per lato) nel braccio più lungo. Altre due cappelle accompagnano il transetto e il presbiterio. I soffitti della chiesa sono decorati con affreschi originali del settecento.  Il campanile è per buona parte quello costruito originariamente per la chiesa dei Crociferi, solo la parte della cella campanaria venne modificata durante il settecento. Calle Varisco ^ Un’altra delle cose da non perdere visitando Cannaregio è la Calle Varisco, nota per essere la calle più stretta di tutta Venezia. Quando vi si giunge si rimane inizialmente interdetti, perché sembra una via come un’altra, ma solo percorrendola si arriverà nella sua parte più stretta (veramente stretta!) posta alla fine. La calle Varisco termina poi sul rio dei santi Apostoli. Nonostante Venezia sia ricca di vicoli stretti meno di un metro (in fondo è sempre stata pensata per essere percorsa a piedi), calle Varisco è decisamente particolare perché la sua larghezza è di appena 53 centimetri! Chiesa di Santa Maria dei Miracoli ^ Tra i monumenti più celebri di tutto Cannaregio non si può non annoverare anche la chiesa di Santa Maria dei Miracoli. Già dal nome di questo edificio di culto si può immaginare la storia fantastica che sta dietro alla sua costruzione. Siamo nel XV secolo, quando in questo punto si trovava la casa del mercante Angelo Amadi il quale esponeva in un angolo il dipinto di una Madonna. Questo ritratto pare abbia fatto dei miracoli e così gli abitanti di Venezia vi si ci rivolgevano pregandolo. Il passo successivo è presto detto, ovvero la costruzione di un tempio dedicato alla Madonna, che venne completato già nel 1489 in stile rinascimentale. Gli esterni della chiesa di Santa Maria dei Miracoli sono stati ristrutturati mantenendone le sembianze originarie, mentre interventi più significativi sono stati fatti agli interni durante il XVI secolo. La facciata è divisa verticalmente in cinque sezioni e orizzontalmente in due ordini: quello inferiore è dotato di capitelli corinzi e quello superiore è in stile ionico e dotato di cinque archi ciechi. A chiusura della facciata si trova un grande frontone semicircolare su cui si apre un rosone affiancato da tre oculi. Sulla facciata sono numerosissime le decorazioni, spesso in marmo, richiamanti motivi geometrici e croci. Al di sopra dell’ingresso si trova invece il busto della Madonna con il Bambino, risalente al 1480. Internamente la chiesa di Santa Maria dei Miracoli di Venezia presenta una pianta rettangolare e la sua particolarità è che un intero lato dell’edificio dà direttamente su di un piccolo canale. Sopra l’ingresso si trova la tribuna nella quale si riuniva il coro delle suore clarisse, che accedevano a questo spazio (barco) attraverso un passaggio dedicato collegato al vicino convento. Ma ad attirare l’attenzione è la parte del presbiterio che domina l’unica navata da sopra una ripida scalinata. Sull’altare maggiore è posizionato il famoso dipinto (di dimensioni contenute) raffigurante la Madonna su di un prato fiorito con in braccio Gesù Bambino.  Tutta la chiesa di Santa Maria dei Miracoli è chiusa da volte a botte con cassettoni in legno dotati di ben cinquanta riquadri dipinti, mentre la cupola riporta i ritratti dei quattro evangelisti. Cà d’Oro ^ Tra gli edifici più importanti di tutta Venezia non si può non annoverare la Cà d’Oro. Inserito all’interno delle cose da vedere a Cannaregio, la si può in realtà meglio apprezzare dal sestiere San Polo, perché la sua facciata si trova proprio sul Canal Grande. Il nome di Cà d’Oro è legato al fatto che originariamente alcune parti della facciata erano ricoperte in oro, per dare una luce scintillante alle decorazioni gotiche fiorite veneziane, oggi andate quasi totalmente scomparse. La sua costruzione avvenne nel XV secolo, quando il mercante e politico Marino Contarini entrò in possesso di un vecchio edificio sul canal Grande appartenuto alla moglie Soramodor Zeno. Nella ricostruzione di questo palazzo il Contarini si affidò a tre architetti (tra cui Matteo Raverti che lavorò anche al Duomo di Milano e al palazzo Ducale di Venezia), ma volle comunque prendere qualche decisione, come quella di mantenere il portico originario sul canale e quella di installare due fregi duecenteschi sulla facciata, appartenenti al primo palazzo.  Nei secoli successivi la Cà d’Oro cambiò spesso di proprietà e contestualmente subì diverse revisioni e ampliamenti, sia lateralmente che in profondità. Alla fine dell’ottocento il palazzo divenne di proprietà del barone Giorgio Franchetti, che si impegnò a rivedere le sue sembianze portandole ad essere quanto più simile possibile alla versione quattrocentesca, anche attraverso un finanziamento da parte dello stato, al quale avrebbe poi donato l’edificio al termine dei lavori. Contestualmente vi portò al suo interno alcune delle opere d’arte che collezionava, già con l’intento di trasformare la Cà d’Oro da un’abitazione privata a un pubblico museo, cosa che avvenne nel 1927 dopo la sua morte. La Cà d’Oro dal 1927 è infatti sede della Galleria Franchetti, gestita dal ministero per i beni e le attività culturali e al suo interno si trovano opere del Mantegna, di Tiziano, di Giorgione e tanti altri. La ben visibile asimmetria della Cà d’Oro è dovuta al fatto che anche nella costruzione delle case-fondaco dei nobili veneziani si riutilizzavano gli edifici preesistenti. L’intero palazzo si sviluppa con una pianta a C intorno ad una corte interna scoperta nella quale si trova la vera da pozzo in marmo risalente al 1427, riccamente decorata con foglie e allegorie della giustizia, della fortezza e della carità. Ai grandi loggiati esterni, che danno sul canal Grande, corrispondono dei lunghi saloni interni che proseguono per tutta la profondità del palazzo. Nella parte sinistra della facciata si trovano tre fasce aperte: al pian terreno l’attracco per le barche mentre ai piani superiori due livelli di loggiati. Nella parte destra invece si trovavano le grandi decorazioni in marmo, interrotte solamente da piccole finestre quadrate. Ad unire queste due parti si trovano il cornicione e la merlatura che collegano le due colonnine tortili installate sugli spigoli della facciata. Ponte del Chiodo – il ponte più pericoloso di Venezia ^ La nostra passeggiata per il sestiere Cannaregio continua tra alcune delle sue calli più strette, che si sviluppano in mezzo alle alte case. Ad un tratto, uscendo e attraversando uno dei ponti sui numerosissimi canaletti ci troviamo davanti al Ponte del Chiodo.  La fama di questo ponte lo procede, ed è noto come il ponte più pericoloso di Venezia. In realtà si tratta semplicemente di un ponticello a cui non è stata rimessa mano col passare del tempo e ha conservato la caratteristica degli antichi ponti veneziani che erano sprovvisti di balaustre a protezione del passaggio e, per questo motivo, considerati pericolosi. Anticamente la maggior parte dei ponti era fatto in questa maniera e, passeggiando per Venezia si può notare che a molti altri ponti le protezioni laterali sono state aggiunte in un secondo momento, andando ad appesantire la struttura originaria. Un altro aspetto di Ponte del Chiodo che permette di capire che si tratta di una struttura antica è la lunghezza della pedata, più lunga di quelle a cui siamo abituati oggi. Il motivo questa volta è che i ponti venivano attraversati anche dai cavalli, che arrivavano fin sotto alle abitazioni e per loro era più pratica una pedata più lunga. Ponte del Chiodo è arrivato intatto fino ai giorni nostri anche perché serve solamente per raggiungere un’abitazione privata utilizzata come bed and breakfast e non è attraversato dalle masse dei turisti che lambiscono la città. Scuola Grande di Santa Maria della Misericordia ^ Nella tappa successiva tra le cose da vedere a Cannaregio arriviamo davanti all’imponente palazzo della Scuola Grande di Santa Maria della Misericordia, la sede della confraternita dei Battuti di Venezia che fu attiva tra il 1308 e il 1906. Il suo nome è dovuto alla chiesa dell’abbazia della Misericordia, a poca distanza, e a cui sono legate le due sedi della confraternita, ovvero la Scuola Vecchia e la Scuola Nuova. La Scuola Grande di Santa Maria della Misericordia era una tra le più ricche di tutta Venezia e ogni anno era in grado di offrire le doti a sessanta ragazze povere. Il successo della scuola fece sì che ci furono sempre più iscritti, tanto da dover presto creare la Scuola nuova, progettata nel 1507 e terminata nel 1545 da Jacopo Sansovino. La struttura presenta un pian terreno diviso in tre navate scandite da grandi colonne corinzie, mentre quello superiore, totalmente sgombero è molto arioso e illuminato dalle tre grandi finestre che si possono ammirare dalla facciata. Il piano superiore rappresenta anche il più grande salone di tutto il centro storico di Venezia dopo a quello del Palazzo Ducale. Qui si trovano anche alcuni affreschi originali, come quelli dei Dodici Profeti Maggiori. Oggi la Scuola Grande di Santa Maria della Misericordia è un’importante spazio espositivo e per eventi, che vanta ben 26 mila metri cubi di spazi su due piani, cioè una dimensione piuttosto ampia per la laguna. Il Quartiere Ebraico ^ Una delle zone più conosciute di tutto il sestiere Cannaregio di Venezia è senza dubbio il quartiere ebraico, che insieme con il suo museo in loco, rappresenta un museo a cielo aperto dentro alla città. Si tratta di poche vie dove, durante la Repubblica di Venezia, venivano costretti ad abitare gli ebrei e, ancora oggi, è vissuto da moltissimi ebrei per via dell’alta presenza di sinagoghe e esercizi commerciali in cui trovare prodotti e cibo ebraici. La comunità ebraica si instaurò a Venezia intorno al XIV secolo, anche se già dall’anno mille era presente qualche persona di questa fede. Prima della creazione del ghetto le persone erano libere di vivere in qualsiasi punto della città. Questa zona, già divisa in due, era conosciuta come ghetto già dal XIV secolo, perché qui si trovavano le fonderie per fabbricare le bombarde, dei pezzi d’artiglieria a tiro parabolico. Gli spazi erano già noti come ghetto nuovo e ghetto vecchio. Agli inizi del quattrocento la fabbrica smise di essere in attività e gli spazi furono affidati ai fratelli Da Brolo che avevano progettato di costruire un quartiere residenziale, mai realizzato. Di quest’epoca sono però i tre pozzi nel campo del Ghetto Nuovo. Nello stesso periodo e nel secolo precedente esistevano già dei “ghetti” in città, come il fondaco dei tedeschi o il fondaco degli ottomani, dove i rispettivi cittadini venivano rinchiusi alla notte per professare la loro cultura liberamente. Contestualmente, dal XIII secolo, gli ebrei cominciarono ad essere perseguitati in buona parte d’Europa e alcuni di loro trovarono rifugio proprio a Venezia. Per questo motivo, nel XVI secolo, vennero costruite diverse sinagoghe in città e gli ebrei andavano sempre più integrati nel tessuto sociale si arricchivano cominciando a prestare denaro ai cristiani che non potevano esercitare questa professione, considerata contro la morale religiosa. Il veloce arricchimento della comunità ebraica preoccupò i cittadini cristiani, che dopo aver analizzato la situazione decise, nel 1516, che tutti gli ebrei dovessero vivere all’interno del ghetto Nuovo, dando vita a uno dei primi ghetti intesi nel senso attuale del termine. Gli affari d’oro degli ebrei e i flussi migratori che portavano qui altri individui fecero sì che la comunità andò ampliandosi rapidamente e fu necessario espandere in verticale gli edifici per contenere tutti gli abitanti. Per questo motivo il ghetto ebraico di Venezia è una delle zone con i palazzi più alti di tutta la città, raggiungendo anche gli otto piani. Lo spazio non era però sufficiente e presto si dovette annettere al ghetto ebraico anche lo spazio del ghetto Vecchio e aprire, nel 1633, il Ghetto Novissimo, un’ulteriore spazio collegato al ghetto Nuovo composto da due calli. Gli accessi al ghetto erano comunque consentiti per mezzi di ingressi sorvegliati. L’obbligo di residenza nel ghetto e le grosse porte che ne definivano l’accesso vennero eliminate con l’avvento di Napoleone in città, contestuale alla caduta della Repubblica della Serenissima, anche se molti ebrei hanno mantenuto qui la loro residenza. Ghetto Nuovo ^ Il ghetto Nuovo, con l’omonimo campo, si presenta ancora oggi come un’isoletta nel cuore del sestiere Cannaregio e vi è possibile accedere attraverso due ponti che, anticamente, venivano chiusi da altrettanti cancelli. Qui, nascoste tra i palazzi, si trovano ancora due sinagoghe aperte al culto e molti altri sono edifici istituzionali per la cultura ebraica. Su di un lato del ghetto Nuovo si trova una struttura in metallo. Questo è l’accesso al Museo Ebraico di Venezia, attraverso il quale è possibile anche visitare due delle cinque Sinagoghe presenti a Venezia. Il museo, aperto dalla comunità ebraica nel 1954, contiene al suo interno due sezioni una dedicata al ciclo delle festività ebraiche e alle sue liturgie, completo di oggetti e manoscritti, e una che racconta la storia del ghetto ebraico e la triste vicenda delle persecuzioni degli ebrei e dei campi di concentramento. Invece, guardando sotto il porticato che lambisce uno dei lati del campo del Ghetto Nuovo è possibile ancora oggi vedere l’ingresso del Banco Rosso, uno degli antichi banchi di pegno ebrei. A questo si aggiungevano anche il banco Verde e quello Nero. Pare che il nome dei banchi di pegno fossero legati al colore delle ricevute che venivano lasciate ai clienti. I tre banchi dei pegni rimasero in funzione fino al 1797 e si dice che il termine “andare in rosso” derivi proprio dall’esistenza del banco dei pegni rosso. All’interno del ghetto Nuovo, così come nel ghetto Vecchio, non sarà facile riconoscere le cinque sinagoghe, perché queste sono ospitate all’interno di palazzi preesistenti e adeguati per il culto. Inoltre queste si trovano tutte all’ultimo piano dei palazzi perché secondo la religione ebraica non deve esserci nulla di terreno al di sopra delle sinagoghe. Il Ghetto Nuovo di Venezia, a dispetto del nome, rappresenta uno dei più antichi ghetti ebraici di tutta Europa. Ghetto Vecchio ^ Il ghetto Vecchio di Venezia, raggiungibile dal ghetto Nuovo attraverso un breve ponte, è in realtà più recente del suo vicino. Infatti questa zona deve il nome di “Ghetto Vecchio” all’antica fonderia qui presente, poi allargatasi nel Ghetto Nuovo.
84 當地人推薦
Cannaregio
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Guida al Sestiere Cannaregio di Venezia Se Dorsoduro è il sestiere più meridionale della città di Venezia, Cannaregio è invece quello più settentrionale. Questo quartiere si sviluppa a nord del Canal Grande ed è tra quelli più abitati dai veneziani. Qui un’infinita serie di bacàri si affaccia sui canali e in orario di aperitivo gli abitanti di Venezia vi si ci ritrovano per consumare i cosiddetti cicchetti veneziani, ovvero degli stuzzichini da aperitivo, spesso composti da pane con sopra specialità locali. Cannaregio è meno invasa dai turisti, ma anch’essa ricca di scorci davvero suggestivi. Non solo oggi è molto apprezzata dai veneziani per viverci, ma alcune importanti personalità storiche ebbero qui la loro casa, come Tiziano, Tintoretto e Marco Polo. Alla scoperta del Sestiere Cannaregio di Venezia Dove si trova il sestiere Cannaregio Come arrivare al sestiere Cannaregio Cosa vedere nel sestiere Cannaregio di Venezia Chiesa dei Gesuiti Calle Varisco Chiesa di Santa Maria dei Miracoli Cà d’Oro Ponte del Chiodo – il ponte più pericoloso di Venezia Scuola Grande di Santa Maria della Misericordia Il Quartiere Ebraico Ghetto Nuovo Ghetto Vecchio I Bacàri di Venezia Ponte delle Guglie Chiesa di Santa Maria di Nazareth Mappa di cosa vedere nel sestiere Cannaregio di Venezia Dove si trova il sestiere Cannaregio ^ Cannaregio occupa tutta la parte più settentrionale della città di Venezia, accompagnando per un lungo tratto la prima parte del Canal Grande. Cannaregio si collega poi ai quartieri di San Marco e Castello verso est ed è molto probabile che vi recherete qui se vorrete visitare le vicine isole di Torcello, Burano e Murano, perché da questo sestiere si prendono i vaporetti.  Come arrivare al sestiere Cannaregio ^ Se arrivate in treno a Venezia, vi troverete immersi nel sestiere Cannaregio, che ospita infatti la stazione di Santa Lucia. Da qui potete procedere a piedi lungo la strada Nova, una delle vie principali che collega la stazione alla zona di Rialto. Il sestiere Cannaregio è bagnato dal canal Grande e dal canal Regio, entrambi navigabili, per cui è possibile muoversi tra le sue calli anche grazie ai vaporetti della linea 1, 4.1 e 5.1. Cosa vedere nel sestiere Cannaregio di Venezia ^ Cannaregio è un sestiere da vivere, più che da visitare. Qui si concentra la maggior parte della popolazione di Venezia e quindi si può vedere l’anima più autentica della città. Oltre i numerosi bacari e i canali con barchette private, non mancano tuttavia anche qui attrazioni e scorci suggestivi che vale la pena vedere. Interessante è anche la visita al ghetto ebraico, con i palazzi più alti di tutta la città. Il nome di Cannaregio è legato alla storia di questo sestiere, dove anticamente si trovavano vasti canneti prima che la zona venisse bonificata. Un’altra ipotesi verosimile è invece legata alla presenza del canal Regio in questa zona del centro storico. Prendetevi almeno mezza giornata da dedicare al sestiere Cannaregio e scoprite cosa non perdere durante la vostra visita. Chiesa dei Gesuiti ^ A poca distanza dalla fermata dei traghetti che portano verso le isole di Venezia inizia il nostro tour tra le cose da vedere a Cannaregio. La prima tappa è la chiesa dei Gesuiti, o meglio la chiesa di Santa Maria Assunta che si trova nel campo dei Gesuiti.  Le sue origini sono molto antiche,  venne infatti costruita durante il XII secolo dall’ordine dei Crociferi. A soli sei anni di distanza, nel 1154, venne dotata anche di un ospedale per la cura dei malati. Nei secoli però venne più volte ricostruita, a causa di catastrofi che la portarono ripetutamente alla distruzione, come un primo incendio nel 1214 e un secondo del 1514. Solo nel 1657 venne acquistata dai gesuiti, da cui l’attuale nome, insieme al vicino monastero. La chiesa però non soddisfaceva le esigenze del nuovo ordine e così venne abbattuta e ricostruita da zero tra il 1715 e il 1728. Questa riedificazione fu possibile anche grazie al contributo della famiglia Manin ricordata nei decori esterni, che permise anche l’erezione della nuova facciata in stile barocco non tradizionale.  Tra il 1773 e il 1844, durante la soppressione degli ordini religiosi, il convento venne impiegato prima come scuola e poi come caserma. All’interno della chiesa dei Gesuiti si trovano diverse opere d’arte seicentesche di Jacopo Palma il Giovane, oltre che il celebre Martirio di San Lorenzo di Tiziano. La facciata della chiesa dei Gesuiti si presenta divisa in due ordini, con una base più massiccia della parte superiore. Qui sono presenti ben otto colonne corinzie, con le quattro centrali che delineano le navate interne. Queste quattro continuano anche al piano superiore ma si chiudono senza capitello nel timpano finale che accoglie le statue dell’Assunzione di Maria ed angeli. In maniera corrispondente alle colonne si trovano otto statue, in aggiunta a quelle presenti nelle nicchie sottostanti che ospitano i dodici apostoli.  Internamente invece la chiesa dei Gesuiti è organizzata su di una pianta a croce latina con sei cappelle laterali (due per lato) nel braccio più lungo. Altre due cappelle accompagnano il transetto e il presbiterio. I soffitti della chiesa sono decorati con affreschi originali del settecento.  Il campanile è per buona parte quello costruito originariamente per la chiesa dei Crociferi, solo la parte della cella campanaria venne modificata durante il settecento. Calle Varisco ^ Un’altra delle cose da non perdere visitando Cannaregio è la Calle Varisco, nota per essere la calle più stretta di tutta Venezia. Quando vi si giunge si rimane inizialmente interdetti, perché sembra una via come un’altra, ma solo percorrendola si arriverà nella sua parte più stretta (veramente stretta!) posta alla fine. La calle Varisco termina poi sul rio dei santi Apostoli. Nonostante Venezia sia ricca di vicoli stretti meno di un metro (in fondo è sempre stata pensata per essere percorsa a piedi), calle Varisco è decisamente particolare perché la sua larghezza è di appena 53 centimetri! Chiesa di Santa Maria dei Miracoli ^ Tra i monumenti più celebri di tutto Cannaregio non si può non annoverare anche la chiesa di Santa Maria dei Miracoli. Già dal nome di questo edificio di culto si può immaginare la storia fantastica che sta dietro alla sua costruzione. Siamo nel XV secolo, quando in questo punto si trovava la casa del mercante Angelo Amadi il quale esponeva in un angolo il dipinto di una Madonna. Questo ritratto pare abbia fatto dei miracoli e così gli abitanti di Venezia vi si ci rivolgevano pregandolo. Il passo successivo è presto detto, ovvero la costruzione di un tempio dedicato alla Madonna, che venne completato già nel 1489 in stile rinascimentale. Gli esterni della chiesa di Santa Maria dei Miracoli sono stati ristrutturati mantenendone le sembianze originarie, mentre interventi più significativi sono stati fatti agli interni durante il XVI secolo. La facciata è divisa verticalmente in cinque sezioni e orizzontalmente in due ordini: quello inferiore è dotato di capitelli corinzi e quello superiore è in stile ionico e dotato di cinque archi ciechi. A chiusura della facciata si trova un grande frontone semicircolare su cui si apre un rosone affiancato da tre oculi. Sulla facciata sono numerosissime le decorazioni, spesso in marmo, richiamanti motivi geometrici e croci. Al di sopra dell’ingresso si trova invece il busto della Madonna con il Bambino, risalente al 1480. Internamente la chiesa di Santa Maria dei Miracoli di Venezia presenta una pianta rettangolare e la sua particolarità è che un intero lato dell’edificio dà direttamente su di un piccolo canale. Sopra l’ingresso si trova la tribuna nella quale si riuniva il coro delle suore clarisse, che accedevano a questo spazio (barco) attraverso un passaggio dedicato collegato al vicino convento. Ma ad attirare l’attenzione è la parte del presbiterio che domina l’unica navata da sopra una ripida scalinata. Sull’altare maggiore è posizionato il famoso dipinto (di dimensioni contenute) raffigurante la Madonna su di un prato fiorito con in braccio Gesù Bambino.  Tutta la chiesa di Santa Maria dei Miracoli è chiusa da volte a botte con cassettoni in legno dotati di ben cinquanta riquadri dipinti, mentre la cupola riporta i ritratti dei quattro evangelisti. Cà d’Oro ^ Tra gli edifici più importanti di tutta Venezia non si può non annoverare la Cà d’Oro. Inserito all’interno delle cose da vedere a Cannaregio, la si può in realtà meglio apprezzare dal sestiere San Polo, perché la sua facciata si trova proprio sul Canal Grande. Il nome di Cà d’Oro è legato al fatto che originariamente alcune parti della facciata erano ricoperte in oro, per dare una luce scintillante alle decorazioni gotiche fiorite veneziane, oggi andate quasi totalmente scomparse. La sua costruzione avvenne nel XV secolo, quando il mercante e politico Marino Contarini entrò in possesso di un vecchio edificio sul canal Grande appartenuto alla moglie Soramodor Zeno. Nella ricostruzione di questo palazzo il Contarini si affidò a tre architetti (tra cui Matteo Raverti che lavorò anche al Duomo di Milano e al palazzo Ducale di Venezia), ma volle comunque prendere qualche decisione, come quella di mantenere il portico originario sul canale e quella di installare due fregi duecenteschi sulla facciata, appartenenti al primo palazzo.  Nei secoli successivi la Cà d’Oro cambiò spesso di proprietà e contestualmente subì diverse revisioni e ampliamenti, sia lateralmente che in profondità. Alla fine dell’ottocento il palazzo divenne di proprietà del barone Giorgio Franchetti, che si impegnò a rivedere le sue sembianze portandole ad essere quanto più simile possibile alla versione quattrocentesca, anche attraverso un finanziamento da parte dello stato, al quale avrebbe poi donato l’edificio al termine dei lavori. Contestualmente vi portò al suo interno alcune delle opere d’arte che collezionava, già con l’intento di trasformare la Cà d’Oro da un’abitazione privata a un pubblico museo, cosa che avvenne nel 1927 dopo la sua morte. La Cà d’Oro dal 1927 è infatti sede della Galleria Franchetti, gestita dal ministero per i beni e le attività culturali e al suo interno si trovano opere del Mantegna, di Tiziano, di Giorgione e tanti altri. La ben visibile asimmetria della Cà d’Oro è dovuta al fatto che anche nella costruzione delle case-fondaco dei nobili veneziani si riutilizzavano gli edifici preesistenti. L’intero palazzo si sviluppa con una pianta a C intorno ad una corte interna scoperta nella quale si trova la vera da pozzo in marmo risalente al 1427, riccamente decorata con foglie e allegorie della giustizia, della fortezza e della carità. Ai grandi loggiati esterni, che danno sul canal Grande, corrispondono dei lunghi saloni interni che proseguono per tutta la profondità del palazzo. Nella parte sinistra della facciata si trovano tre fasce aperte: al pian terreno l’attracco per le barche mentre ai piani superiori due livelli di loggiati. Nella parte destra invece si trovavano le grandi decorazioni in marmo, interrotte solamente da piccole finestre quadrate. Ad unire queste due parti si trovano il cornicione e la merlatura che collegano le due colonnine tortili installate sugli spigoli della facciata. Ponte del Chiodo – il ponte più pericoloso di Venezia ^ La nostra passeggiata per il sestiere Cannaregio continua tra alcune delle sue calli più strette, che si sviluppano in mezzo alle alte case. Ad un tratto, uscendo e attraversando uno dei ponti sui numerosissimi canaletti ci troviamo davanti al Ponte del Chiodo.  La fama di questo ponte lo procede, ed è noto come il ponte più pericoloso di Venezia. In realtà si tratta semplicemente di un ponticello a cui non è stata rimessa mano col passare del tempo e ha conservato la caratteristica degli antichi ponti veneziani che erano sprovvisti di balaustre a protezione del passaggio e, per questo motivo, considerati pericolosi. Anticamente la maggior parte dei ponti era fatto in questa maniera e, passeggiando per Venezia si può notare che a molti altri ponti le protezioni laterali sono state aggiunte in un secondo momento, andando ad appesantire la struttura originaria. Un altro aspetto di Ponte del Chiodo che permette di capire che si tratta di una struttura antica è la lunghezza della pedata, più lunga di quelle a cui siamo abituati oggi. Il motivo questa volta è che i ponti venivano attraversati anche dai cavalli, che arrivavano fin sotto alle abitazioni e per loro era più pratica una pedata più lunga. Ponte del Chiodo è arrivato intatto fino ai giorni nostri anche perché serve solamente per raggiungere un’abitazione privata utilizzata come bed and breakfast e non è attraversato dalle masse dei turisti che lambiscono la città. Scuola Grande di Santa Maria della Misericordia ^ Nella tappa successiva tra le cose da vedere a Cannaregio arriviamo davanti all’imponente palazzo della Scuola Grande di Santa Maria della Misericordia, la sede della confraternita dei Battuti di Venezia che fu attiva tra il 1308 e il 1906. Il suo nome è dovuto alla chiesa dell’abbazia della Misericordia, a poca distanza, e a cui sono legate le due sedi della confraternita, ovvero la Scuola Vecchia e la Scuola Nuova. La Scuola Grande di Santa Maria della Misericordia era una tra le più ricche di tutta Venezia e ogni anno era in grado di offrire le doti a sessanta ragazze povere. Il successo della scuola fece sì che ci furono sempre più iscritti, tanto da dover presto creare la Scuola nuova, progettata nel 1507 e terminata nel 1545 da Jacopo Sansovino. La struttura presenta un pian terreno diviso in tre navate scandite da grandi colonne corinzie, mentre quello superiore, totalmente sgombero è molto arioso e illuminato dalle tre grandi finestre che si possono ammirare dalla facciata. Il piano superiore rappresenta anche il più grande salone di tutto il centro storico di Venezia dopo a quello del Palazzo Ducale. Qui si trovano anche alcuni affreschi originali, come quelli dei Dodici Profeti Maggiori. Oggi la Scuola Grande di Santa Maria della Misericordia è un’importante spazio espositivo e per eventi, che vanta ben 26 mila metri cubi di spazi su due piani, cioè una dimensione piuttosto ampia per la laguna. Il Quartiere Ebraico ^ Una delle zone più conosciute di tutto il sestiere Cannaregio di Venezia è senza dubbio il quartiere ebraico, che insieme con il suo museo in loco, rappresenta un museo a cielo aperto dentro alla città. Si tratta di poche vie dove, durante la Repubblica di Venezia, venivano costretti ad abitare gli ebrei e, ancora oggi, è vissuto da moltissimi ebrei per via dell’alta presenza di sinagoghe e esercizi commerciali in cui trovare prodotti e cibo ebraici. La comunità ebraica si instaurò a Venezia intorno al XIV secolo, anche se già dall’anno mille era presente qualche persona di questa fede. Prima della creazione del ghetto le persone erano libere di vivere in qualsiasi punto della città. Questa zona, già divisa in due, era conosciuta come ghetto già dal XIV secolo, perché qui si trovavano le fonderie per fabbricare le bombarde, dei pezzi d’artiglieria a tiro parabolico. Gli spazi erano già noti come ghetto nuovo e ghetto vecchio. Agli inizi del quattrocento la fabbrica smise di essere in attività e gli spazi furono affidati ai fratelli Da Brolo che avevano progettato di costruire un quartiere residenziale, mai realizzato. Di quest’epoca sono però i tre pozzi nel campo del Ghetto Nuovo. Nello stesso periodo e nel secolo precedente esistevano già dei “ghetti” in città, come il fondaco dei tedeschi o il fondaco degli ottomani, dove i rispettivi cittadini venivano rinchiusi alla notte per professare la loro cultura liberamente. Contestualmente, dal XIII secolo, gli ebrei cominciarono ad essere perseguitati in buona parte d’Europa e alcuni di loro trovarono rifugio proprio a Venezia. Per questo motivo, nel XVI secolo, vennero costruite diverse sinagoghe in città e gli ebrei andavano sempre più integrati nel tessuto sociale si arricchivano cominciando a prestare denaro ai cristiani che non potevano esercitare questa professione, considerata contro la morale religiosa. Il veloce arricchimento della comunità ebraica preoccupò i cittadini cristiani, che dopo aver analizzato la situazione decise, nel 1516, che tutti gli ebrei dovessero vivere all’interno del ghetto Nuovo, dando vita a uno dei primi ghetti intesi nel senso attuale del termine. Gli affari d’oro degli ebrei e i flussi migratori che portavano qui altri individui fecero sì che la comunità andò ampliandosi rapidamente e fu necessario espandere in verticale gli edifici per contenere tutti gli abitanti. Per questo motivo il ghetto ebraico di Venezia è una delle zone con i palazzi più alti di tutta la città, raggiungendo anche gli otto piani. Lo spazio non era però sufficiente e presto si dovette annettere al ghetto ebraico anche lo spazio del ghetto Vecchio e aprire, nel 1633, il Ghetto Novissimo, un’ulteriore spazio collegato al ghetto Nuovo composto da due calli. Gli accessi al ghetto erano comunque consentiti per mezzi di ingressi sorvegliati. L’obbligo di residenza nel ghetto e le grosse porte che ne definivano l’accesso vennero eliminate con l’avvento di Napoleone in città, contestuale alla caduta della Repubblica della Serenissima, anche se molti ebrei hanno mantenuto qui la loro residenza. Ghetto Nuovo ^ Il ghetto Nuovo, con l’omonimo campo, si presenta ancora oggi come un’isoletta nel cuore del sestiere Cannaregio e vi è possibile accedere attraverso due ponti che, anticamente, venivano chiusi da altrettanti cancelli. Qui, nascoste tra i palazzi, si trovano ancora due sinagoghe aperte al culto e molti altri sono edifici istituzionali per la cultura ebraica. Su di un lato del ghetto Nuovo si trova una struttura in metallo. Questo è l’accesso al Museo Ebraico di Venezia, attraverso il quale è possibile anche visitare due delle cinque Sinagoghe presenti a Venezia. Il museo, aperto dalla comunità ebraica nel 1954, contiene al suo interno due sezioni una dedicata al ciclo delle festività ebraiche e alle sue liturgie, completo di oggetti e manoscritti, e una che racconta la storia del ghetto ebraico e la triste vicenda delle persecuzioni degli ebrei e dei campi di concentramento. Invece, guardando sotto il porticato che lambisce uno dei lati del campo del Ghetto Nuovo è possibile ancora oggi vedere l’ingresso del Banco Rosso, uno degli antichi banchi di pegno ebrei. A questo si aggiungevano anche il banco Verde e quello Nero. Pare che il nome dei banchi di pegno fossero legati al colore delle ricevute che venivano lasciate ai clienti. I tre banchi dei pegni rimasero in funzione fino al 1797 e si dice che il termine “andare in rosso” derivi proprio dall’esistenza del banco dei pegni rosso. All’interno del ghetto Nuovo, così come nel ghetto Vecchio, non sarà facile riconoscere le cinque sinagoghe, perché queste sono ospitate all’interno di palazzi preesistenti e adeguati per il culto. Inoltre queste si trovano tutte all’ultimo piano dei palazzi perché secondo la religione ebraica non deve esserci nulla di terreno al di sopra delle sinagoghe. Il Ghetto Nuovo di Venezia, a dispetto del nome, rappresenta uno dei più antichi ghetti ebraici di tutta Europa. Ghetto Vecchio ^ Il ghetto Vecchio di Venezia, raggiungibile dal ghetto Nuovo attraverso un breve ponte, è in realtà più recente del suo vicino. Infatti questa zona deve il nome di “Ghetto Vecchio” all’antica fonderia qui presente, poi allargatasi nel Ghetto Nuovo.
Guida al Sestiere Castello di Venezia Il sestiere Castello di Venezia è il più grande e deve il suo nome al castello che venne qui costruito durante il periodo romano. La posizione in cui venne eretto era strategica, perché rappresenta la parte più orientale della città posta verso la laguna. Ciò permetteva di proteggere il castello dagli attacchi via terra e di monitorare la situazione via mare. A testimonianza del passato della città rimane il grande complesso dell’Arsenale, un enorme cantiere navale che durante le mostre della biennale viene in parte aperto al pubblico. Il resto del quartiere raccoglie case e una vita più tranquilla per gli abitanti, isolati dal turismo di massa. Alla scoperta del Sestiere Castello di Venezia Dove si trova il sestiere Castello Come arrivare al sestiere Castello Cosa vedere nel sestiere Castello di Venezia Chiesa di Santa Maria Formosa Libreria Acqua Alta Chiesa di San Zaccaria Arsenale di Venezia Giardino delle Vergini Giardini di Garibaldi Canale di San Pietro Basilica di San Pietro di Castello Dove si trova il sestiere Castello ^ Il sestiere castello è quello più orientale della città collegato alla terra ferma. Davanti si trovano diverse isole, come La Certosa e Le Vignole. Questa parte di Venezia è anche una delle più verdi, grazie ai grandi giardini della Biennale e altri sparsi lungo tutto il quartiere. Essendo ai margini del centro più turistico della città, si tratta di una zona abbastanza abitata dai veneziani, così come Cannaregio e la Giudecca e per questo è frequente, visitandola, imbattersi in scorci di vita quotidiana o in panni stesi al sole ad asciugare nei campi (piazze) che si fanno via via più grandi. Come arrivare al sestiere Castello ^ Arrivare al sestiere Castello è molto facile, basta procedere da San Marco verso est. Il quartiere infatti avvolge quasi totalmente il sestiere San Marco, occupando tutto il confine ad est e buona parte di quello settentrionale.  Se si desidera giungere a piedi al sestiere Castello dalla stazione dei treni è necessario camminare almeno mezzoretta, che diventano tre quarti d’ora se si vuole giungere l’arsenale. Con il vaporetto, invece, è possibile prendere le linee 1, 5.1 e 5.2, che richiederanno più o meno lo stesso tempo ma in combinazione con una passeggiata di un quarto d’ora o venti minuti, a seconda di dove si vuole arrivare. Cosa vedere nel sestiere Castello di Venezia ^ Come detto, la bellezza del sestiere Castello, non è solo nei suoi monumenti, alcuni dei quali rappresentano Venezia nell’immaginario comune (come il suo Arsenale). Molto piacevole è infatti passeggiare per un sestiere in cui il numero di turisti si dirada sensibilmente e in cui gli spazi si fanno via via più ampi. Questo lo si percepisce sia nelle calli che nei campi (con i panni stesi al sole), che hanno dimensioni veramente smisurate se confrontate con quelle del vicino quartiere di San Marco. Se siete in città per la Biennale di Venezia sicuramente raggiungerete questo sestiere, perché la maggior parte degli eventi ha sede qui, nell’arsenale e nei giardini limitrofi. Se invece non è attiva la Biennale alcuni spazi non saranno visitabili, ma vale comunque la pena prendersi qualche ora per visitare i suoi scorci. Ecco cosa vedere nel sestiere Castello. Chiesa di Santa Maria Formosa ^ Partendo dal sestiere San Marco il primo monumento che incontriamo è la chiesa di Santa Maria Formosa o chiesa della Purificazione di Maria. Questa storica chiesa si affaccia sul campo Santa Maria Formosa, che è uno dei più grandi contenuti all’interno del centro storico e, a tutti gli effetti, è una piccola isoletta di terra racchiusa tra diversi rii. Le origini della chiesa di Santa Maria Formosa sono piuttosto antiche. Venne infatti costruita nel 639 sulla base di un’apparizione della Madonna che indicò in questo luogo quello ideale in cui costruire la chiesa. Il nome di Santa Maria Formosa lo si deve al fatto che la struttura della chiesa ricorderebbe lontanamente la forma della Madonna che apparve a San Magno di Oderzo.   Negli anni la chiesa venne rivista più volte, una prima nell’864 e una seconda volta nel 1106. Dopo pochi secoli cadde però in disuso e fu necessario ricostruirla nel 1492 sul progetto di Mauro Codussi. La ricostruzione terminò svariati decenni dopo e la chiesa venne dotata di due facciate: quella sul campo in stile barocco, terminata nel 1604 e quella classica, sul rio, terminata nel 1542. Un grosso terremoto nel seicento danneggiò la struttura, prontamente ripristinata con i fondi del mercante Turin Tonon, che in cambio richiese la costruzione di due grandi monumenti funebri al suo interno, che rimasero qui fino all’ottocento. L’assetto attuale della chiesa di Santa Maria Formosa di Venezia è però dovuto a un’ultima ristrutturazione, operata in seguito al bombardamento che la colpì nella prima guerra mondiale. Internamente gli spazi sono suddivisi su una pianta a croce greca, con tre navate e il presbiterio affiancato a due cappelle minori su ogni lato e due maggiori sui fianchi delle navate laterali. Il campanile barocco che accompagna la chiesa venne terminato nel 1688. Sulla sommità è presente la cella campanaria dotata di finestre con balaustre e, al di sopra, è presente un ulteriore tamburo a pianta ottagonale. Sulla sommità si trovano infine le statue di alcuni cherubini che sostengono la croce. Libreria Acqua Alta ^ Da non perdere all’interno del sestiere Castello di Venezia è una visita alla libreria Acqua Alta. Diventata molto celebre nel corso degli anni, è possibile che vi sia un po’ di fila all’ingresso. Gli spazi interni sono molto stretti e si sviluppano lungo due corridoi principali definiti da pile di libri disposti su gondole e arredi particolari. Libreria Acqua Alta è stata aperta nel 2004 da Luigi Frizzo, che ha ben pensato di difendere i libri, beni che soffrono estremamente l’acqua alta di Venezia e le sue inondazioni, con una tecnica particolare: la gondola dentro al negozio, le barchette e una vasca da bagno, permettono ai libri di galleggiare quando l’acqua tende ad alzarsi, portandoli così in salvo. Uno degli angoli più famosi della libreria Acqua Alta è senza ombra di dubbio il cortile posto alla fine del palazzo. Qui una catasta di libri, originariamente destinata al macero, è stata sistemata come una scaletta dalla quale ci si può affacciare e godere di un suggestivo panorama sui canali veneziani e sul vicino palazzo in cui vennero ambientate le storie di Corto Maltese. All’interno della libreria si trova un’infinità di volumi, per lo più usati, e alcuni di essi anche abbastanza rari. Molti sono anche i volumi su Venezia e a questi si affiancano gadget e illustrazioni che spesso vengono “firmate” dai polpastrelli dei gatti che sono ormai diventati mascotte della libreria. Chiesa di San Zaccaria ^ Un’altra tra le chiese più particolari di tutta Venezia si trova nel sestiere Castello, ovvero la chiesa di San Zaccaria, in campo San Zaccaria. La chiesa di San Zaccaria è anche una delle chiese più antiche della città, la sua costruzione nacque infatti insieme a Venezia nel IX secolo. Allora la città era ancora poco sviluppata e la chiesa si trovava alle porte del cuore del centro storico. Venne costruita con l’obiettivo di ospitare al suo interno il corpo di San Giovanni Battista, donato alla città dall’imperatore bizantino Leone V d’Armeno. Al suo fianco venne anche costruito un monastero di suore Benedettine che, insieme alla chiesa, andò a fuoco agli inizi del XII secolo uccidendo circa cento monache. Prima di questo terribile fatto, nell’855, il monastero diede riparo al papa Benedetto III in fuga dall’antipapa Anastasio che, come ricompensa, donò alle monache svariate reliquie. L’attuale aspetto della chiesa di San Zaccaria risale al XV secolo e, più in particolare, a un revisione di Mauro Codussi. La facciata è suddivisa in tre sezioni verticali attraverso delle alte colonne che dividono le tantissime finestre che donano luce agli interni. Il numero di finestre è inversamente proporzionale alla luce che ricevono e così più ci si muove verso l’alto della facciata e più diminuiscono. Al culmine si trova un grande timpano ad arco sul quale è posta la statua di San Zaccaria. Internamente la chiesa di San Zaccaria è suddivisa in tre navate chiuse da volte a crociera. L’ingresso è libero e si possono vedere numerosissime opere d’arte risalenti anche al XVI secolo, come la pala d’altare del Bellini. A destra dell’altare è posizionata la cappella di San Tarasio, alla quale si accede pagando un piccolo importo. Questo era l’abside della prima chiesa ed è decorato da una serie di affreschi risalenti alla prima metà del quattrocento. Da qui è anche possibile scendere una breve scalinata che porta fino alla cripta, probabilmente la parte più famosa di tutta la chiesa di San Zaccaria. La sua particolarità è data dal fatto che è perrennemente allagata, creando uno spettacolo suggestivo che guida l’occhio dei visitatori tra le tre basse navate con volte a crociera che furono realizzate tra il X e l’XI secolo. Proprio nella cripta, costruita su imitazione di quella di San Marco, si trovano i corpi dei Dogi qui sepolti. Questa chiesa è sempre stata al centro degli interessi cittadini, tanto che diversi dogi vennero seppelliti al suo interno. Arsenale di Venezia ^ Con una bella passeggiata di circa venti minuti raggiungiamo l’ingresso all’Arsenale di Venezia. Per farlo passiamo per i suggestivi vicoli del sestiere Castello di Venezia, dove gli spazi si fanno più ampi, le calli più larghe e di tanto in tanto ci imbattiamo in un campo con i panni stesi ad asciugare al sole. Qui la quotidianità è un po’ meno turistica e la presenza di abitazioni dei veneziani è maggiore. La passeggiata è più tranquilla e non richiede più di fare lo slalom tra i turisti fermi a scattare foto ricordo. L’arrivo all’ingresso dell’Arsenale di Venezia è ben segnalato da due torrette che affiancano la Porta di Terra. Questa zona è un grandissimo e antico cantiere navale corredato di officine che costruiscono e riparano navi già dal XII secolo, quando la Repubblica Veneziana era in uno dei periodi di massima espansione. Alcuni sostengono che proprio all’Arsenale di Venezia sia nato un primitivo concetto di catena di montaggio, dove le singole maestranze eseguivano l’assemblaggio di un manufatto utilizzando alcuni componenti standard e producendo in serie le navi utilizzati per conquistare le rotte del Mediterraneo. Per via delle sue dimensioni generose, circa 48 ettari, è anche il più grande esempio preindustriale di complesso produttivo, impiegando giornalmente anche duemila persone, ovvero il 5% della popolazione veneziana di allora. Attualmente la proprietà dell’Arsenale di Venezia è diviso tra la Marina Militare Italiana e, per la maggior parte, il comune di Venezia, che lo impiega per ospitare la famosissima Biennale di Venezia, l’importante mostra d’arte contemporanea, allestendo mostre in tutta l’area. Purtroppo al di fuori di questo o di altri eventi, buona parte dell’Arsenale non è aperto al pubblico, ma vale comunque la pena passeggiare fino a qui esplorando il sestiere Castello. Giardini di Garibaldi  Un altro spazio verde nel sestiere Castello, questa volta aperto tutto l’anno, sono i giardini di Garibaldi, sul viale Giuseppe Garibaldi. Anche questo spazio verde è molto importante nella storia della città, venne infatti richiesto da Napoleone Bonaparte nel 1807 durante la visita della città. Napoleone richieste che in questa parte di Venezia venisse costruita una passeggiata pubblica con viali e giardino, assegnando i fondi che nel 1809 permisero di terminare i lavori. Poco dopo gli ampi cancelli in ferro che segnano l’ingresso ai giardini si scorge la statua di Giuseppe Garibaldi che sorveglia l’ingresso dall’alto di una collina in pietra. Ai suoi piedi si trova la statua di Giuseppe Zolli, un garibaldino al centro di una leggenda veneziana. Si narra che qualche anno prima del 1921 un passante venne fortemente colpito su di un braccio da parte di un’”ombra rossa”. A breve distanza ciò accadde anche ad altri abitanti in zona e tutti vedevano questa ombra rossa prima di essere colpiti. Questi strani fatti continuarono fino a che un anziano riconobbe in quest’ombra rossa il fantasma di Giuseppe Zolli, un garibaldino ucciso durante la spedizione del mille che si narra avesse promesso a Garibaldi di vegliarlo anche dopo la sua morte. Si decise quindi di fare una statua a Zolli e di posizionarla alla base della collinetta e, da quel momento, cessarono questi strani eventi.  Giardino delle Vergini ^ Probabilmente lo spazio verde più famoso del sestiere Castello è il giardino delle Vergini, all’interno degli spazi dell’Arsenale sud. Questa bellissima area verde segue le aperture dell’Arsenale, quindi non è visitabile al di fuori degli eventi che qui hanno sede. Il Giardino delle Vergini di Venezia è una bella area verde completamente circondata dalle mura dell’Arsenale. La sua posizione è sopra al terreno che dagli inizi del quattrocento e fino alla fine dell’ottocento ospitava il monastero di Santa Maria Vergine, poi demolito, e da cui deriva il nome di questo giardino. Il Giardino delle Vergini lo si raggiunge per mezzo del Ponte dei Pensieri, il quale sbarrerà l’accesso nei periodi di chiusura. Quest’area era una piccola isoletta a sud di Porta Nuova, nota anche come Porta del Mar, collegata alla città attraverso l’interramento del Rio della Guerra. Canale di San Pietro ^ Dal Giardino delle Vergini in pochi passi ci ritroviamo sulla sponda del largo canale di San PietroQuesto canale è tra i più orientali della città e gira intorno all’isola di San Pietro. Qui si trovava anche uno dei più antichi insediamenti di tutta Venezia, noto come Olivolo o Castel Olivolo. Anticamente questa zona della città era piuttosto prestigiosa e sull’isola di San Pietro si trovava la sede del patriarca di Venezia, che rimase qui fino al 1807. Il canale di San Pietro è piuttosto largo e qui si trovano anche imbarcazioni di dimensioni maggiori rispetto a quelle che si muovono nel centro storico cittadino. Lungo il canale si affacciano numerosissime case e di tanto in tanto si allunga un pontile. Il canale di San Pietro è attraversato da due ponti, il ponte di San Pietro e il più recente ponte di Quintavalle. Basilica di San Pietro di Castello ^ All’estremità del sestiere Castello di Venezia si trova un piccolo isolotto su cui sorge la basilica di San Pietro di Castello. Quest’isolotto è collegato alla terra ferma da un paio di lunghi ponti e durante la nostra passeggiata è stato uno degli angoli più desolati di tutta Venezia, decisamente fuori dagli itinerari turistici nonostante sia dotato anche di una fermata del vaporetto. Si nota la basilica di San Pietro di Castello già dagli spazi dell’Arsenale, anche per via del suo campanile decisamente pendente. La sua costruzione è piuttosto antica, venne infatti edificata nella seconda metà dell’VIII secolo divenendo subito sede vescovile e rimanendo tale fino al XV secolo. Successivamente fu la sede patriarcale fino agli inizi dell’ottocento, quando il titolo passò alla basilica di San Marco. Sul terreno dove oggi si trova la basilica era già presente una prima chiesa del VII secolo, titolata ai santi bizantini Sergio e Bacco. L’aspetto attuale della basilica di San Pietro di Castello si deve a una massiccia revisione avvenuta tra il XVI e il XVII secolo, quando anche la facciata venne rivista su di un precedente progetto del Palladio. Il campanile è invece più antico, venne infatti costruito da Mauro Codussialla fine del XV secolo, circa vent’anni dopo al campanile del 1463 che venne danneggiato seriamente da un fulmine. Internamente gli spazi sono suddivisi su tre navate e chiusi da una grandissima cupola. Le decorazioni risalgono per lo più al XVIII secolo, quando vennero rifatte in seguito a un grande incendio che distrusse buona parte degli interni. Fortunatamente si salvò il corpo di San Lorenzo Giustiniani, primo patriarca di Venezia, conservato all’interno dell’altare maggiore. Si è salvata anche una piccola parte del mosaico della prima costruzione della basilica di San Pietro di Castello, visibile nella cappella Lando.
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Castello
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Guida al Sestiere Castello di Venezia Il sestiere Castello di Venezia è il più grande e deve il suo nome al castello che venne qui costruito durante il periodo romano. La posizione in cui venne eretto era strategica, perché rappresenta la parte più orientale della città posta verso la laguna. Ciò permetteva di proteggere il castello dagli attacchi via terra e di monitorare la situazione via mare. A testimonianza del passato della città rimane il grande complesso dell’Arsenale, un enorme cantiere navale che durante le mostre della biennale viene in parte aperto al pubblico. Il resto del quartiere raccoglie case e una vita più tranquilla per gli abitanti, isolati dal turismo di massa. Alla scoperta del Sestiere Castello di Venezia Dove si trova il sestiere Castello Come arrivare al sestiere Castello Cosa vedere nel sestiere Castello di Venezia Chiesa di Santa Maria Formosa Libreria Acqua Alta Chiesa di San Zaccaria Arsenale di Venezia Giardino delle Vergini Giardini di Garibaldi Canale di San Pietro Basilica di San Pietro di Castello Dove si trova il sestiere Castello ^ Il sestiere castello è quello più orientale della città collegato alla terra ferma. Davanti si trovano diverse isole, come La Certosa e Le Vignole. Questa parte di Venezia è anche una delle più verdi, grazie ai grandi giardini della Biennale e altri sparsi lungo tutto il quartiere. Essendo ai margini del centro più turistico della città, si tratta di una zona abbastanza abitata dai veneziani, così come Cannaregio e la Giudecca e per questo è frequente, visitandola, imbattersi in scorci di vita quotidiana o in panni stesi al sole ad asciugare nei campi (piazze) che si fanno via via più grandi. Come arrivare al sestiere Castello ^ Arrivare al sestiere Castello è molto facile, basta procedere da San Marco verso est. Il quartiere infatti avvolge quasi totalmente il sestiere San Marco, occupando tutto il confine ad est e buona parte di quello settentrionale.  Se si desidera giungere a piedi al sestiere Castello dalla stazione dei treni è necessario camminare almeno mezzoretta, che diventano tre quarti d’ora se si vuole giungere l’arsenale. Con il vaporetto, invece, è possibile prendere le linee 1, 5.1 e 5.2, che richiederanno più o meno lo stesso tempo ma in combinazione con una passeggiata di un quarto d’ora o venti minuti, a seconda di dove si vuole arrivare. Cosa vedere nel sestiere Castello di Venezia ^ Come detto, la bellezza del sestiere Castello, non è solo nei suoi monumenti, alcuni dei quali rappresentano Venezia nell’immaginario comune (come il suo Arsenale). Molto piacevole è infatti passeggiare per un sestiere in cui il numero di turisti si dirada sensibilmente e in cui gli spazi si fanno via via più ampi. Questo lo si percepisce sia nelle calli che nei campi (con i panni stesi al sole), che hanno dimensioni veramente smisurate se confrontate con quelle del vicino quartiere di San Marco. Se siete in città per la Biennale di Venezia sicuramente raggiungerete questo sestiere, perché la maggior parte degli eventi ha sede qui, nell’arsenale e nei giardini limitrofi. Se invece non è attiva la Biennale alcuni spazi non saranno visitabili, ma vale comunque la pena prendersi qualche ora per visitare i suoi scorci. Ecco cosa vedere nel sestiere Castello. Chiesa di Santa Maria Formosa ^ Partendo dal sestiere San Marco il primo monumento che incontriamo è la chiesa di Santa Maria Formosa o chiesa della Purificazione di Maria. Questa storica chiesa si affaccia sul campo Santa Maria Formosa, che è uno dei più grandi contenuti all’interno del centro storico e, a tutti gli effetti, è una piccola isoletta di terra racchiusa tra diversi rii. Le origini della chiesa di Santa Maria Formosa sono piuttosto antiche. Venne infatti costruita nel 639 sulla base di un’apparizione della Madonna che indicò in questo luogo quello ideale in cui costruire la chiesa. Il nome di Santa Maria Formosa lo si deve al fatto che la struttura della chiesa ricorderebbe lontanamente la forma della Madonna che apparve a San Magno di Oderzo.   Negli anni la chiesa venne rivista più volte, una prima nell’864 e una seconda volta nel 1106. Dopo pochi secoli cadde però in disuso e fu necessario ricostruirla nel 1492 sul progetto di Mauro Codussi. La ricostruzione terminò svariati decenni dopo e la chiesa venne dotata di due facciate: quella sul campo in stile barocco, terminata nel 1604 e quella classica, sul rio, terminata nel 1542. Un grosso terremoto nel seicento danneggiò la struttura, prontamente ripristinata con i fondi del mercante Turin Tonon, che in cambio richiese la costruzione di due grandi monumenti funebri al suo interno, che rimasero qui fino all’ottocento. L’assetto attuale della chiesa di Santa Maria Formosa di Venezia è però dovuto a un’ultima ristrutturazione, operata in seguito al bombardamento che la colpì nella prima guerra mondiale. Internamente gli spazi sono suddivisi su una pianta a croce greca, con tre navate e il presbiterio affiancato a due cappelle minori su ogni lato e due maggiori sui fianchi delle navate laterali. Il campanile barocco che accompagna la chiesa venne terminato nel 1688. Sulla sommità è presente la cella campanaria dotata di finestre con balaustre e, al di sopra, è presente un ulteriore tamburo a pianta ottagonale. Sulla sommità si trovano infine le statue di alcuni cherubini che sostengono la croce. Libreria Acqua Alta ^ Da non perdere all’interno del sestiere Castello di Venezia è una visita alla libreria Acqua Alta. Diventata molto celebre nel corso degli anni, è possibile che vi sia un po’ di fila all’ingresso. Gli spazi interni sono molto stretti e si sviluppano lungo due corridoi principali definiti da pile di libri disposti su gondole e arredi particolari. Libreria Acqua Alta è stata aperta nel 2004 da Luigi Frizzo, che ha ben pensato di difendere i libri, beni che soffrono estremamente l’acqua alta di Venezia e le sue inondazioni, con una tecnica particolare: la gondola dentro al negozio, le barchette e una vasca da bagno, permettono ai libri di galleggiare quando l’acqua tende ad alzarsi, portandoli così in salvo. Uno degli angoli più famosi della libreria Acqua Alta è senza ombra di dubbio il cortile posto alla fine del palazzo. Qui una catasta di libri, originariamente destinata al macero, è stata sistemata come una scaletta dalla quale ci si può affacciare e godere di un suggestivo panorama sui canali veneziani e sul vicino palazzo in cui vennero ambientate le storie di Corto Maltese. All’interno della libreria si trova un’infinità di volumi, per lo più usati, e alcuni di essi anche abbastanza rari. Molti sono anche i volumi su Venezia e a questi si affiancano gadget e illustrazioni che spesso vengono “firmate” dai polpastrelli dei gatti che sono ormai diventati mascotte della libreria. Chiesa di San Zaccaria ^ Un’altra tra le chiese più particolari di tutta Venezia si trova nel sestiere Castello, ovvero la chiesa di San Zaccaria, in campo San Zaccaria. La chiesa di San Zaccaria è anche una delle chiese più antiche della città, la sua costruzione nacque infatti insieme a Venezia nel IX secolo. Allora la città era ancora poco sviluppata e la chiesa si trovava alle porte del cuore del centro storico. Venne costruita con l’obiettivo di ospitare al suo interno il corpo di San Giovanni Battista, donato alla città dall’imperatore bizantino Leone V d’Armeno. Al suo fianco venne anche costruito un monastero di suore Benedettine che, insieme alla chiesa, andò a fuoco agli inizi del XII secolo uccidendo circa cento monache. Prima di questo terribile fatto, nell’855, il monastero diede riparo al papa Benedetto III in fuga dall’antipapa Anastasio che, come ricompensa, donò alle monache svariate reliquie. L’attuale aspetto della chiesa di San Zaccaria risale al XV secolo e, più in particolare, a un revisione di Mauro Codussi. La facciata è suddivisa in tre sezioni verticali attraverso delle alte colonne che dividono le tantissime finestre che donano luce agli interni. Il numero di finestre è inversamente proporzionale alla luce che ricevono e così più ci si muove verso l’alto della facciata e più diminuiscono. Al culmine si trova un grande timpano ad arco sul quale è posta la statua di San Zaccaria. Internamente la chiesa di San Zaccaria è suddivisa in tre navate chiuse da volte a crociera. L’ingresso è libero e si possono vedere numerosissime opere d’arte risalenti anche al XVI secolo, come la pala d’altare del Bellini. A destra dell’altare è posizionata la cappella di San Tarasio, alla quale si accede pagando un piccolo importo. Questo era l’abside della prima chiesa ed è decorato da una serie di affreschi risalenti alla prima metà del quattrocento. Da qui è anche possibile scendere una breve scalinata che porta fino alla cripta, probabilmente la parte più famosa di tutta la chiesa di San Zaccaria. La sua particolarità è data dal fatto che è perrennemente allagata, creando uno spettacolo suggestivo che guida l’occhio dei visitatori tra le tre basse navate con volte a crociera che furono realizzate tra il X e l’XI secolo. Proprio nella cripta, costruita su imitazione di quella di San Marco, si trovano i corpi dei Dogi qui sepolti. Questa chiesa è sempre stata al centro degli interessi cittadini, tanto che diversi dogi vennero seppelliti al suo interno. Arsenale di Venezia ^ Con una bella passeggiata di circa venti minuti raggiungiamo l’ingresso all’Arsenale di Venezia. Per farlo passiamo per i suggestivi vicoli del sestiere Castello di Venezia, dove gli spazi si fanno più ampi, le calli più larghe e di tanto in tanto ci imbattiamo in un campo con i panni stesi ad asciugare al sole. Qui la quotidianità è un po’ meno turistica e la presenza di abitazioni dei veneziani è maggiore. La passeggiata è più tranquilla e non richiede più di fare lo slalom tra i turisti fermi a scattare foto ricordo. L’arrivo all’ingresso dell’Arsenale di Venezia è ben segnalato da due torrette che affiancano la Porta di Terra. Questa zona è un grandissimo e antico cantiere navale corredato di officine che costruiscono e riparano navi già dal XII secolo, quando la Repubblica Veneziana era in uno dei periodi di massima espansione. Alcuni sostengono che proprio all’Arsenale di Venezia sia nato un primitivo concetto di catena di montaggio, dove le singole maestranze eseguivano l’assemblaggio di un manufatto utilizzando alcuni componenti standard e producendo in serie le navi utilizzati per conquistare le rotte del Mediterraneo. Per via delle sue dimensioni generose, circa 48 ettari, è anche il più grande esempio preindustriale di complesso produttivo, impiegando giornalmente anche duemila persone, ovvero il 5% della popolazione veneziana di allora. Attualmente la proprietà dell’Arsenale di Venezia è diviso tra la Marina Militare Italiana e, per la maggior parte, il comune di Venezia, che lo impiega per ospitare la famosissima Biennale di Venezia, l’importante mostra d’arte contemporanea, allestendo mostre in tutta l’area. Purtroppo al di fuori di questo o di altri eventi, buona parte dell’Arsenale non è aperto al pubblico, ma vale comunque la pena passeggiare fino a qui esplorando il sestiere Castello. Giardini di Garibaldi  Un altro spazio verde nel sestiere Castello, questa volta aperto tutto l’anno, sono i giardini di Garibaldi, sul viale Giuseppe Garibaldi. Anche questo spazio verde è molto importante nella storia della città, venne infatti richiesto da Napoleone Bonaparte nel 1807 durante la visita della città. Napoleone richieste che in questa parte di Venezia venisse costruita una passeggiata pubblica con viali e giardino, assegnando i fondi che nel 1809 permisero di terminare i lavori. Poco dopo gli ampi cancelli in ferro che segnano l’ingresso ai giardini si scorge la statua di Giuseppe Garibaldi che sorveglia l’ingresso dall’alto di una collina in pietra. Ai suoi piedi si trova la statua di Giuseppe Zolli, un garibaldino al centro di una leggenda veneziana. Si narra che qualche anno prima del 1921 un passante venne fortemente colpito su di un braccio da parte di un’”ombra rossa”. A breve distanza ciò accadde anche ad altri abitanti in zona e tutti vedevano questa ombra rossa prima di essere colpiti. Questi strani fatti continuarono fino a che un anziano riconobbe in quest’ombra rossa il fantasma di Giuseppe Zolli, un garibaldino ucciso durante la spedizione del mille che si narra avesse promesso a Garibaldi di vegliarlo anche dopo la sua morte. Si decise quindi di fare una statua a Zolli e di posizionarla alla base della collinetta e, da quel momento, cessarono questi strani eventi.  Giardino delle Vergini ^ Probabilmente lo spazio verde più famoso del sestiere Castello è il giardino delle Vergini, all’interno degli spazi dell’Arsenale sud. Questa bellissima area verde segue le aperture dell’Arsenale, quindi non è visitabile al di fuori degli eventi che qui hanno sede. Il Giardino delle Vergini di Venezia è una bella area verde completamente circondata dalle mura dell’Arsenale. La sua posizione è sopra al terreno che dagli inizi del quattrocento e fino alla fine dell’ottocento ospitava il monastero di Santa Maria Vergine, poi demolito, e da cui deriva il nome di questo giardino. Il Giardino delle Vergini lo si raggiunge per mezzo del Ponte dei Pensieri, il quale sbarrerà l’accesso nei periodi di chiusura. Quest’area era una piccola isoletta a sud di Porta Nuova, nota anche come Porta del Mar, collegata alla città attraverso l’interramento del Rio della Guerra. Canale di San Pietro ^ Dal Giardino delle Vergini in pochi passi ci ritroviamo sulla sponda del largo canale di San PietroQuesto canale è tra i più orientali della città e gira intorno all’isola di San Pietro. Qui si trovava anche uno dei più antichi insediamenti di tutta Venezia, noto come Olivolo o Castel Olivolo. Anticamente questa zona della città era piuttosto prestigiosa e sull’isola di San Pietro si trovava la sede del patriarca di Venezia, che rimase qui fino al 1807. Il canale di San Pietro è piuttosto largo e qui si trovano anche imbarcazioni di dimensioni maggiori rispetto a quelle che si muovono nel centro storico cittadino. Lungo il canale si affacciano numerosissime case e di tanto in tanto si allunga un pontile. Il canale di San Pietro è attraversato da due ponti, il ponte di San Pietro e il più recente ponte di Quintavalle. Basilica di San Pietro di Castello ^ All’estremità del sestiere Castello di Venezia si trova un piccolo isolotto su cui sorge la basilica di San Pietro di Castello. Quest’isolotto è collegato alla terra ferma da un paio di lunghi ponti e durante la nostra passeggiata è stato uno degli angoli più desolati di tutta Venezia, decisamente fuori dagli itinerari turistici nonostante sia dotato anche di una fermata del vaporetto. Si nota la basilica di San Pietro di Castello già dagli spazi dell’Arsenale, anche per via del suo campanile decisamente pendente. La sua costruzione è piuttosto antica, venne infatti edificata nella seconda metà dell’VIII secolo divenendo subito sede vescovile e rimanendo tale fino al XV secolo. Successivamente fu la sede patriarcale fino agli inizi dell’ottocento, quando il titolo passò alla basilica di San Marco. Sul terreno dove oggi si trova la basilica era già presente una prima chiesa del VII secolo, titolata ai santi bizantini Sergio e Bacco. L’aspetto attuale della basilica di San Pietro di Castello si deve a una massiccia revisione avvenuta tra il XVI e il XVII secolo, quando anche la facciata venne rivista su di un precedente progetto del Palladio. Il campanile è invece più antico, venne infatti costruito da Mauro Codussialla fine del XV secolo, circa vent’anni dopo al campanile del 1463 che venne danneggiato seriamente da un fulmine. Internamente gli spazi sono suddivisi su tre navate e chiusi da una grandissima cupola. Le decorazioni risalgono per lo più al XVIII secolo, quando vennero rifatte in seguito a un grande incendio che distrusse buona parte degli interni. Fortunatamente si salvò il corpo di San Lorenzo Giustiniani, primo patriarca di Venezia, conservato all’interno dell’altare maggiore. Si è salvata anche una piccola parte del mosaico della prima costruzione della basilica di San Pietro di Castello, visibile nella cappella Lando.
Guida alla Giudecca di Venezia   Sebbene non sia collegato via terra agli altri sestieri di Venezia, la città non si può dire completa se non si considera anche la Giudecca.  Raggiungibile solo via mare e non particolarmente ricca di attrazioni iconiche, questa è una delle zone meno invase dai turisti e può quindi essere visitata con calma. Qui vivono molti veneziani che fuggono dai turisti e si possono trovare alberghi a costi più contenuti. Ciò permette anche di respirare un’aria più autentica della vera Venezia. Originariamente la Giudecca era nota come “Spinalonga”, per via della sua forma allungata ed era ricchissima di orti e giardini. Vale la pena dedicargli una mezza giornata se avete tempo a sufficienza e volete godervi in tranquillità una zona di Venezia meno conosciuta e meno frenetica. Imperdibile è anche la sua isola più orientale, che ospita la chiesa di San Giorgio Maggiore, ben visibile anche da piazza San Marco. Alla scoperta della Giudecca di Venezia Dove si trova la Giudecca di Venezia Come arrivare alla Giudecca Cosa vedere alla Giudecca di Venezia Basilica di San Giorgio Maggiore Chiesa delle Zitelle Casa dei Tre Oci Villa Heriot Chiesa del Redentore Chiesa di Sant’Eufemia Molino Stucky Ex Convento dei Santi Cosma e Damiano Dove si trova la Giudecca di Venezia ^ La Giudecca è l’isola dalla forma allungata che sorge a sud di tutto il centro storico e che si sviluppa davanti al sestiere di Dorsoduro, di cui fa parte amministrativamente parlando. Il canale che la divide dal centro prende proprio il nome di canale della Giudecca. La Giudecca è ben visibile da vari punti della città, ma uno scorcio davvero suggestivo è quello che si può ammirare da piazza San Marco. Al tramonto lo sciabordio delle onde che fa sussultare le gondole attraccate ai moli ha come sfondo l’isoletta su cui sorge San Giorgio Maggiore. Come arrivare alla Giudecca ^ Per arrivare alla Giudecca è necessario per forza di cose muoversi via mare. Se si utilizza il trasporto pubblico è possibile prendere la linea 2 o la linea 5.1 del vaporetto. A titolo esemplificativo queste richiederanno circa una mezzora di percorrenza se si parte dalla stazione di Santa Lucia o circa 5 minuti se si parte dai pressi di piazza San Marco. Ovviamente, oltre questa possibilità, si aggiungono i numerosi servizi di trasporto privato all’interno della laguna. Cosa vedere alla Giudecca di Venezia ^ La Giudecca di Venezia ha alcune grandi attrazioni abbastanza conosciute, prima tra tutte la basilica di San Giorgio Maggiore che occupa un’intera isoletta. La visita alla Giudecca è però consigliata anche per evadere una mezza giornata dall’intenso traffico di turisti che affollano solitamente il centro storico di Venezia. Il dover prendere i mezzi per raggiungere questa zona dove le attrazioni sono meno concentrate scoraggia molti turisti. Durante la passeggiata sulla lunga isola della Giudecca mi è capitato di imbattermi in diverse scene di vita quotidiana, tra cui alcuni pescatori intenti a riparare le loro reti sotto il sole della mattina. Le calli qui non sono conservate bene quanto nel centro storico, ma danno un’altra visuale di questa bellissima città che, se si ha tempo, vale la pena esplorare. Se siete poi appassionati di fotografia non ci si può perdere una visita alla Casa dei Tre Oci e alle sue interessanti mostre fotografiche. Ecco cosa vedere nell’itinerario alla scoperta della Giudecca di Venezia. Basilica di San Giorgio Maggiore ^ Chi è stato a Venezia e più precisamente in piazza San Marco è impossibile non abbia notato la Basilica di San Giorgio Maggiore. Nonostante la sua visuale migliore la si abbia da un altro sestiere o dal bacino di San Marco, la basilica di San Giorgio Maggiore appartiene alla Giudecca di Venezia e, più precisamente, si trova su di un piccolo isolotto separato dal resto della Giudecca e si affaccia proprio sul bacino che divide la Giudecca da piazza San Marco. L’isolotto su cui si trova ha preso il nome di isola di San Giorgio Maggiore.  Questa grande basilica rappresenta la chiesa del monastero di San Giorgio Maggiore, a cui è integrata e venne progettata da Andrea Palladio. Nonostante qui fosse già presente una chiesa già nell’VIII secolo, fu nel 982 che venne fondato il monastero di San Giorgio Maggiore da parte di un monaco benedettino che ricevette in dono l’isola da parte del doge. Le opere di costruzione della chiesa cominciarono nel 1566 per poi concludersi nel 1610, successivamente alla morte del Palladio che si occupò del progetto dell’intera basilica. Più recente è invece il campanile, sul quale è possibile salire per avere una bella visuale su piazza San Marco e su tutta Venezia grazie ai suoi 75 metri di altezza. Questo venne costruito nel 1791 e sostituì quello quattrocentesco crollato qualche anno prima. In realtà il primo intervento del Palladio su questo sito fu del 1560 e riguardò il refettorio del monastero, quando in tre anni portò a termine in un edificio rimasto incompiuto. A distanza di poco progettò la chiesa, in continuità con il refettorio e, potendo accedere a fondi sostanziosi, riuscì a progettare la maestosa basilica che ancora oggi possiamo vedere. La facciata, terminata nel 1610 da Vincenzo Scamozzi, si distacca dal progetto originario del Palladio ed è caratterizzata da un grande portale di accesso stretto tra quattro alte colonne che reggono un grande timpano triangolare. Nella facciata si trovano anche le statue di San Giorgio e Santo Stefano. Internamente la chiesa ha una pianta a croce che per l’epoca si distaccava dal classicismo della pianta centrale, a cui si aggiungono le navate laterali e un ampio coro. Al centro della chiesa si trova la grande cupola. La ricchezza della basilica di San Giorgio Maggiore è testimoniata infine dalle opere d’arte conservate al suo interno, come alcuni grandi dipinti del Tintoretto o il grande organo a canne della metà del settecento. Chi volesse visitare la basilica di San Giorgio Maggiore deve sapere che è possibile raggiungerla esclusivamente via mare, con barche private oppure con il servizio di vaporetti che la collega alla vicina piazza San Marco e al resto della Giudecca. Chiesa delle Zitelle ^  Alla Giudecca si trova anche la chiesa di Santa Maria della Presentazione, nota più semplicemente come Chiesa delle Zitelle. Il suo ingresso è direttamente affacciato sul canale e dietro di se nasconde un imponente cupola che si può vedere solo dall’altra sponda del canale o dai vaporetti. Il nome di Chiesa delle Zitelle va ricondotto alle sue origini, quando inglobò un vecchio ospizio che ospitava giovani donne senza alcuna dote. Alla Giudecca si trova anche la chiesa di Santa Maria della Presentazione, nota più semplicemente come Chiesa delle Zitelle. Il suo ingresso è direttamente affacciato sul canale e dietro di se nasconde un imponente cupola che si può vedere solo dall’altra sponda del canale o dai vaporetti. Il nome di Chiesa delle Zitelle va ricondotto alle sue origini, quando inglobò un vecchio ospizio che ospitava giovani donne senza alcuna dote. La chiesa delle Zitelle nacque proprio con la missione di assistere le ragazze povere che, nonostante fossero in età di matrimonio, non avendo alcuna dote finivano spesso con il prostituirsi. Qui invece venivano svolti laboratori e lezioni in cui queste potevano imparare l’arte del cucito e del merletto. La chiesa di Santa Maria della Presentazione risale alla seconda metà del cinquecento e nel 1588 venne consacrata. Questo getta qualche dubbio sul fatto che il progetto sia riconducibile al Palladio (morto nel 1580), come alcuni sostengono. La struttura ha una pianta a forma di ferro di cavallo e gli spazi destinati all’ospizio avvolgono la chiesa e conservano un cortile dietro al suo abside. La chiesa delle Zitelle risulta quindi incastonata nell’ospizio ed è caratterizzata da un progetto a due ordini. Al piano più basso si trova il portone incorniciato da due lesene e un piccolo timpano. Ai lati due alte monofore illuminano parte degli interni. A conferire la maggiore parte della luce è però senza dubbio il grande termale posto al piano superiore: una trifora a forma di mezzaluna posta al di sotto del grande timpano che chiude la facciata. Lateralmente si innalzano simmetriche due piccole torri campanarie chiuse da lanterne, che richiamano la grande lanterna posta al di sopra della cupola. Gli spazi interni sono ad aula unica con un grande spazio centrale posto al di sotto della cupola. Qui si trovano anche quattro piccoli cori a cui si accede direttamente attraverso l’ospizio, a rimarcare la stretta correlazione tra la chiesa e lo spazio circostante. Tra i vari dipinti che si possono ammirare dentro la chiesa delle Zitelle si trovano le opere di Jacopo Palma il Giovane, di Antonio Vassillachi e di Francesco Bassano con il dipinto Presentazione della Vergine al Tempio. Casa dei Tre Oci ^ Tra le facciate dei palazzi più particolari che si possono vedere sul canale della Giudecca, non si può non nominare la Casa dei Tre Oci, conosciuta anche come casa di Maria. Più o meno situata davanti alla fondamenta delle Zitelle, dove si può arrivare in vaporetto, è un edificio del XX secolo che ha visto tra i suoi ospiti importanti personalità. La Casa dei Tre Oci deve il suo nome alle tre grandi finestre poste al primo piano, che il pittore Mario de Maria volle far inserire nella facciata del palazzo, quando lo concepì come sua dimora tra il 1912 e il 1913. Guardando attentamente la facciata della Casa dei Tre Oci si potrà notare che sopra ai tre finestroni principali si trova un’ulteriore piccola bifora. Il significato che Mario de Maria volle dare a queste aperture è tragico: mentre le tre finestre principali simboleggiano l’artista stesso, la moglie e il figlio Astolfo, la bifora più piccola è il ricordo di Silvia, la figlia defunta pochi anni prima. Lo stile della Casa dei Tre Oci è il neogotico di inizio novecento, con un richiamo alle case-fondaco veneziane. Come si evince anche dall’esterno, il primo piano è quello principale, dove si concentrano gli spazi più ampi di tutto l’edificio. Nella Casa dei Tre Oci si è sempre respirato arte, infatti dopo al pittore furono diverse le personalità dell’arte che vi soggiornarono, tra cui anche l’architetto Renzo Piano. Oggi invece è uno spazio destinato ad eventi e mostre legate all’arte del secolo scorso, principalmente in ambito fotografico, e per la maggior parte attualmente curate da Denis Curti. Al suo interno si trovano infatti il Fondo Fotografico De Maria e il Fondo Italo Zannier (primo docente italiano di Storia delle Fotografia, che detiene oltre 1700 scatti realizzati a partire dalla nascita della fotografia nell’ottocento).  Villa Heriot ^ Posta sull’altra sponda della stretta isola della Giudecca visitiamo infine Villa Heriot, conosciuta anche come Villa Herriot. Da qui si possono vedere le isole degli Armeni, San Servolo, Le Grazie e anche il Lido di Venezia. Questa bella villa risale al secolo scorso, periodo nel quale molti ricchi stranieri rimangono estasiati dalla bellezza della città lagunare e decidono di comprarci una seconda casa. Ovviamente buona parte del territorio di Venezia è già edificato e, spesso, per fare spazio alle proprie ville è necessario distruggere quanto vi ci si trovava prima. Nel caso di Villa Heriot, appartenuta al francese Hériot, si rese necessario abbattere una ex saponeria. La particolarità di questo edificio, di cui è visitabile solo il giardino di ben duemila metri quadri, è dato dalle strutture della villa ampiamente decorate con formelle, patere e colonnine oltre che con decori che richiamano l’epoca bizantina. Sul parco si trovano la villa padronale, la foresteria, la cavana (un ricovero coperto per le imbarcazioni) e l’abitazione della servitù. Il corpo principale è dotato di un portico che si sviluppa sui quattro lati. Per un periodo Villa Heriot divenne una scuola pubblica, come deciso dalla vedova di Hériot nel 1947. Qui si insediò la scuola elementare Carlo Goldoni che, nei decenni, lasciò spazio alla sede della Società Europea della Cultura dell’Università Internazionale dell’Arte, che condivide lo spazio con la Casa della Memoria del Novecento Veneziano. Chiesa del Redentore ^ Tra le cose da vedere alla Giudecca di Venezia c’è un’altra importante chiesa. Si tratta della chiesa votiva del Santissimo Redentore, nota semplicemente come chiesa del Redentore. Anche questa venne progettata da Andrea Palladio nella seconda metà del cinquecento, successivamente al progetto della basilica di San Giorgio Maggiore, ma mentre i lavori di costruzione erano ancora in corso. La costruzione della chiesa del Redentore è dovuta alla peste che scoppiò in città nel 1575 e che provocò numerosissimi morti (circa un terzo della popolazione veneziana). Non sapendo come intervenire per risolvere la situazione, il governo cittadino si rivolge alla religione e come voto inizia la costruzione di questa chiesa nel 1577. A distanza di circa tre mesi la peste venne sconfitta e per festeggiare venne creato un ponte di barche che da Venezia portava fino all’isola della Giudecca, evento che viene riproposto ogni anno, la terza domenica di luglio, nella celebrazione nota come festa del Redentore. La facciata della chiesa del Redentore si presenta in marmo bianco con uno stile classico che si ritrova nei quattro timpani triangolari sormontati da un attico che crea un piacevole gioco di geometrie. Le profondità sono rese attraverso un sapiente gioco di lesene e lunette dotate di statue. Anche il portale di ingresso è sormontato da un timpano sostenuto da due colonne che si affiancano a un’altra doppia coppia di colonne laterali. Tra queste ultime trovano posto due nicchie che ospitano le statue di San Marco e di San Francesco d’Assisi. Gli spazi chiari degli interni della chiesa del Redentore sono organizzati su di un’unica navata sulla quale si affacciano grandi cappelle laterali. Molto suggestiva è la luce naturale che illumina questi spazi a cui viene lasciato il compito di sottolineare le decorazioni e i grandi volumi della chiesa. Gli spazi sono poi ‘arredati’ con grandi opere d’arte, tra cui dipinti di Jacopo Tintoretto, Paolo Veronese, Francesco Bassano ed altri grandi nomi. Chiesa di Sant’Eufemia ^ Procedendo verso ovest sempre sulla sponda che si affaccia verso Dorsoduro, raggiungiamo un’altra chiesa, la chiesa di Sant’Eufemia. Questa è una delle chiese più antiche della Giudecca, risale infatti al IX secolo e venne eretta in stile veneto-bizantino.  Verso il mare si trova una fiancata della chiesa, mentre la facciata dà su di un canale interno. Quest’ultima venne rifatta nel settecento, così come gli interni in cui sono stati applicati stucchi come decorazioni. La fiancata invece è composta di un portico con colonne doriche recuperate sul finire del cinquecento da una vicina chiesa. Al suo interno sono presenti alcune opere antiche, come l’immagine di Santo Vescovo e la lunetta con la Crocifissione e donatori del XIV secolo. Internamente gli spazi sono divisi su tre navate scandite da colonne con capitelli che portano lo sguardo al soffitto dove, tra le altre decorazioni, si trovano anche alcuni affreschi che narrano la vita di Sant’Eufemia. Dentro la chiesa di Sant’Eufemia si trova la cappella di Sant’Anna con custodito il corpo della beata Giuliana di Collalto, la badessa del monastero dei Santi Biagio e Cataldo durante il XIII secolo. Molino Stucky ^ Un’altra delle cose da non perdere alla Giudecca di Venezia è il grande complesso del Molino Stucky, posto all’estremità occidentale visitabile di tutta l’isola che si snoda lungo il canale della Giudecca. Il Molino Stucky è facilmente riconoscibile a distanza, per via delle sue imponenti e insolite dimensioni e dei suoi mattoni che gli conferiscono un aspetto decisamente particolare. Il complesso porta il nome di Giovanni Stucky, l’imprenditore svizzero che ne volle la ricostruzione a fine dell’ottocento. Il Molino Stucky nacque però verso metà ottocento con l’intento di sfruttare la corrente del canale della Giudecca per trasportare fino a qui il grano che sarebbe poi stato utilizzato sull’isola stessa per trasformarlo in farina. Una volta entrato a regime il mulino era in grado di lavorare duemila e cinquecento chili di farina al giorno e impiegare ben millecinquecento operai. A curare il progetto che portò all’attuale edificio in stile neogotico insolitamente applicato ad un complesso industriale venne chiamato l’architetto Ernst Wullekopf. Nel 1895 l’intero edificio venne rivisto, con un ampliamento della zona dedicata al mulino e la suddivisione dell’intera industria in due parti: una a sviluppo verticale che ospitava sia il mulino, che i magazzini, che i silos e gli uffici, mentre l’altra metà si sviluppa in orizzontale e ospitava il pastificio. Inizialmente gli affari andavano a gonfie vele, ma intorno al 1910 iniziò un lento declino che portò alla chiusura del molino Stucky nel 1955. Dopo diversi decenni di abbandono e incuria, venne recuperato nel 1994 da una società del gruppo immobiliare Acqua Marcia. In accordo con la sovraintendenza delle belle arti venne attuato una delle più grandi ristrutturazioni conservative di tutto il continente su di un edificio industriale e agli inizi del nostro secolo la società strinse un accordo con gli alberghi Hilton, che vollero farci all’interno un residence, un albergo e un centro congressi ancora funzionanti. Chi volesse visitare il molino Stucky può camminare liberamente tra i suoi cortili interni o scegliere di fare un aperitivo sulla sua terrazza con una bellissima vista sulla città di Venezia. Ex Convento dei Santi Cosma e Damiano ^  Riprendiamo la nostra visita della Giudecca percorrendo questa stretta isola verso est. Attraversiamo i ponti che collegano tra loro le varie sezioni di questa lingua di terra e passando per quartieri più residenziali, dove troviamo dei pescatori intenti a cucire le loro reti, arriviamo fino all’ex convento dei Santi Cosma e Damiano. Collegato alla chiesa, si tratta di un ex convento benedettino fondato nel 1481. La sua erezione cominciò proprio dal convento, ovvero la parte più antica, mentre la chiesa venne aggiunta nella seconda metà del secolo successivo. In questo terreno si trovava prima una grande casa con un orto e un pozzo, che vennero donati alla prima badessa da parte di una vedova che avrebbe ricevuto in visione dal Signore questa missione. All’interno dell’ex convento dei Santi Cosma e Damiano si trovavano all’incirca 75 monache, che vivevano in stretta osservanza delle regole benedettine. Al convento accedevano per lo  più nobili donne veneziane, che portavano ingenti ricchezze come doti al convento. Tutta questa ricchezza permise alla struttura di ampliarsi e di acquisire anche importanti opere d’arte, che purtroppo andarono per lo più disperse con la caduta della Repubblica della Serenissima. In quel momento anche il convento venne praticamente abbandonato e andò incontro a un destino di disfacimento. Il comune di Venezia ne divenne proprietario e durante l’ottocento lo utilizzò come caserma, come testimoniato da una scritta apposta ancora oggi sopra il civico 623/A. Solo a metà degli anni novanta del novecento il comune di Venezia rivide la destinazione d’uso dell’ex convento dei Santi Cosma e Damiano. Oggi qui si trovano ben 24 appartamenti di residenza pubblica, 12 laboratori per artisti e artigiani e le sedi di spazi culturali, come il Centro Teatrale di Ricerca, la fondazione Archivio Luigi Nono e gli studi di 8 artisti borsisti della Fondazione Bevilacqua La Masa. Chi vuole può visitare il chiostro di questo ex convento, anche per ammirare gli artigiani all’opera o per acquistare qualche pezzo da portarsi a casa come ricordo. I laboratori si trovano lungo tutto il perimetro del chiostro, affacciati direttamente sui porticati definiti dagli archi regolari con le colonnine in marmo bianco. Al centro del cortile si trova ancora oggi l’antico pozzo, risalente alla prima casa che qui si trovava prima del convento.
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Giudecca
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Guida alla Giudecca di Venezia   Sebbene non sia collegato via terra agli altri sestieri di Venezia, la città non si può dire completa se non si considera anche la Giudecca.  Raggiungibile solo via mare e non particolarmente ricca di attrazioni iconiche, questa è una delle zone meno invase dai turisti e può quindi essere visitata con calma. Qui vivono molti veneziani che fuggono dai turisti e si possono trovare alberghi a costi più contenuti. Ciò permette anche di respirare un’aria più autentica della vera Venezia. Originariamente la Giudecca era nota come “Spinalonga”, per via della sua forma allungata ed era ricchissima di orti e giardini. Vale la pena dedicargli una mezza giornata se avete tempo a sufficienza e volete godervi in tranquillità una zona di Venezia meno conosciuta e meno frenetica. Imperdibile è anche la sua isola più orientale, che ospita la chiesa di San Giorgio Maggiore, ben visibile anche da piazza San Marco. Alla scoperta della Giudecca di Venezia Dove si trova la Giudecca di Venezia Come arrivare alla Giudecca Cosa vedere alla Giudecca di Venezia Basilica di San Giorgio Maggiore Chiesa delle Zitelle Casa dei Tre Oci Villa Heriot Chiesa del Redentore Chiesa di Sant’Eufemia Molino Stucky Ex Convento dei Santi Cosma e Damiano Dove si trova la Giudecca di Venezia ^ La Giudecca è l’isola dalla forma allungata che sorge a sud di tutto il centro storico e che si sviluppa davanti al sestiere di Dorsoduro, di cui fa parte amministrativamente parlando. Il canale che la divide dal centro prende proprio il nome di canale della Giudecca. La Giudecca è ben visibile da vari punti della città, ma uno scorcio davvero suggestivo è quello che si può ammirare da piazza San Marco. Al tramonto lo sciabordio delle onde che fa sussultare le gondole attraccate ai moli ha come sfondo l’isoletta su cui sorge San Giorgio Maggiore. Come arrivare alla Giudecca ^ Per arrivare alla Giudecca è necessario per forza di cose muoversi via mare. Se si utilizza il trasporto pubblico è possibile prendere la linea 2 o la linea 5.1 del vaporetto. A titolo esemplificativo queste richiederanno circa una mezzora di percorrenza se si parte dalla stazione di Santa Lucia o circa 5 minuti se si parte dai pressi di piazza San Marco. Ovviamente, oltre questa possibilità, si aggiungono i numerosi servizi di trasporto privato all’interno della laguna. Cosa vedere alla Giudecca di Venezia ^ La Giudecca di Venezia ha alcune grandi attrazioni abbastanza conosciute, prima tra tutte la basilica di San Giorgio Maggiore che occupa un’intera isoletta. La visita alla Giudecca è però consigliata anche per evadere una mezza giornata dall’intenso traffico di turisti che affollano solitamente il centro storico di Venezia. Il dover prendere i mezzi per raggiungere questa zona dove le attrazioni sono meno concentrate scoraggia molti turisti. Durante la passeggiata sulla lunga isola della Giudecca mi è capitato di imbattermi in diverse scene di vita quotidiana, tra cui alcuni pescatori intenti a riparare le loro reti sotto il sole della mattina. Le calli qui non sono conservate bene quanto nel centro storico, ma danno un’altra visuale di questa bellissima città che, se si ha tempo, vale la pena esplorare. Se siete poi appassionati di fotografia non ci si può perdere una visita alla Casa dei Tre Oci e alle sue interessanti mostre fotografiche. Ecco cosa vedere nell’itinerario alla scoperta della Giudecca di Venezia. Basilica di San Giorgio Maggiore ^ Chi è stato a Venezia e più precisamente in piazza San Marco è impossibile non abbia notato la Basilica di San Giorgio Maggiore. Nonostante la sua visuale migliore la si abbia da un altro sestiere o dal bacino di San Marco, la basilica di San Giorgio Maggiore appartiene alla Giudecca di Venezia e, più precisamente, si trova su di un piccolo isolotto separato dal resto della Giudecca e si affaccia proprio sul bacino che divide la Giudecca da piazza San Marco. L’isolotto su cui si trova ha preso il nome di isola di San Giorgio Maggiore.  Questa grande basilica rappresenta la chiesa del monastero di San Giorgio Maggiore, a cui è integrata e venne progettata da Andrea Palladio. Nonostante qui fosse già presente una chiesa già nell’VIII secolo, fu nel 982 che venne fondato il monastero di San Giorgio Maggiore da parte di un monaco benedettino che ricevette in dono l’isola da parte del doge. Le opere di costruzione della chiesa cominciarono nel 1566 per poi concludersi nel 1610, successivamente alla morte del Palladio che si occupò del progetto dell’intera basilica. Più recente è invece il campanile, sul quale è possibile salire per avere una bella visuale su piazza San Marco e su tutta Venezia grazie ai suoi 75 metri di altezza. Questo venne costruito nel 1791 e sostituì quello quattrocentesco crollato qualche anno prima. In realtà il primo intervento del Palladio su questo sito fu del 1560 e riguardò il refettorio del monastero, quando in tre anni portò a termine in un edificio rimasto incompiuto. A distanza di poco progettò la chiesa, in continuità con il refettorio e, potendo accedere a fondi sostanziosi, riuscì a progettare la maestosa basilica che ancora oggi possiamo vedere. La facciata, terminata nel 1610 da Vincenzo Scamozzi, si distacca dal progetto originario del Palladio ed è caratterizzata da un grande portale di accesso stretto tra quattro alte colonne che reggono un grande timpano triangolare. Nella facciata si trovano anche le statue di San Giorgio e Santo Stefano. Internamente la chiesa ha una pianta a croce che per l’epoca si distaccava dal classicismo della pianta centrale, a cui si aggiungono le navate laterali e un ampio coro. Al centro della chiesa si trova la grande cupola. La ricchezza della basilica di San Giorgio Maggiore è testimoniata infine dalle opere d’arte conservate al suo interno, come alcuni grandi dipinti del Tintoretto o il grande organo a canne della metà del settecento. Chi volesse visitare la basilica di San Giorgio Maggiore deve sapere che è possibile raggiungerla esclusivamente via mare, con barche private oppure con il servizio di vaporetti che la collega alla vicina piazza San Marco e al resto della Giudecca. Chiesa delle Zitelle ^  Alla Giudecca si trova anche la chiesa di Santa Maria della Presentazione, nota più semplicemente come Chiesa delle Zitelle. Il suo ingresso è direttamente affacciato sul canale e dietro di se nasconde un imponente cupola che si può vedere solo dall’altra sponda del canale o dai vaporetti. Il nome di Chiesa delle Zitelle va ricondotto alle sue origini, quando inglobò un vecchio ospizio che ospitava giovani donne senza alcuna dote. Alla Giudecca si trova anche la chiesa di Santa Maria della Presentazione, nota più semplicemente come Chiesa delle Zitelle. Il suo ingresso è direttamente affacciato sul canale e dietro di se nasconde un imponente cupola che si può vedere solo dall’altra sponda del canale o dai vaporetti. Il nome di Chiesa delle Zitelle va ricondotto alle sue origini, quando inglobò un vecchio ospizio che ospitava giovani donne senza alcuna dote. La chiesa delle Zitelle nacque proprio con la missione di assistere le ragazze povere che, nonostante fossero in età di matrimonio, non avendo alcuna dote finivano spesso con il prostituirsi. Qui invece venivano svolti laboratori e lezioni in cui queste potevano imparare l’arte del cucito e del merletto. La chiesa di Santa Maria della Presentazione risale alla seconda metà del cinquecento e nel 1588 venne consacrata. Questo getta qualche dubbio sul fatto che il progetto sia riconducibile al Palladio (morto nel 1580), come alcuni sostengono. La struttura ha una pianta a forma di ferro di cavallo e gli spazi destinati all’ospizio avvolgono la chiesa e conservano un cortile dietro al suo abside. La chiesa delle Zitelle risulta quindi incastonata nell’ospizio ed è caratterizzata da un progetto a due ordini. Al piano più basso si trova il portone incorniciato da due lesene e un piccolo timpano. Ai lati due alte monofore illuminano parte degli interni. A conferire la maggiore parte della luce è però senza dubbio il grande termale posto al piano superiore: una trifora a forma di mezzaluna posta al di sotto del grande timpano che chiude la facciata. Lateralmente si innalzano simmetriche due piccole torri campanarie chiuse da lanterne, che richiamano la grande lanterna posta al di sopra della cupola. Gli spazi interni sono ad aula unica con un grande spazio centrale posto al di sotto della cupola. Qui si trovano anche quattro piccoli cori a cui si accede direttamente attraverso l’ospizio, a rimarcare la stretta correlazione tra la chiesa e lo spazio circostante. Tra i vari dipinti che si possono ammirare dentro la chiesa delle Zitelle si trovano le opere di Jacopo Palma il Giovane, di Antonio Vassillachi e di Francesco Bassano con il dipinto Presentazione della Vergine al Tempio. Casa dei Tre Oci ^ Tra le facciate dei palazzi più particolari che si possono vedere sul canale della Giudecca, non si può non nominare la Casa dei Tre Oci, conosciuta anche come casa di Maria. Più o meno situata davanti alla fondamenta delle Zitelle, dove si può arrivare in vaporetto, è un edificio del XX secolo che ha visto tra i suoi ospiti importanti personalità. La Casa dei Tre Oci deve il suo nome alle tre grandi finestre poste al primo piano, che il pittore Mario de Maria volle far inserire nella facciata del palazzo, quando lo concepì come sua dimora tra il 1912 e il 1913. Guardando attentamente la facciata della Casa dei Tre Oci si potrà notare che sopra ai tre finestroni principali si trova un’ulteriore piccola bifora. Il significato che Mario de Maria volle dare a queste aperture è tragico: mentre le tre finestre principali simboleggiano l’artista stesso, la moglie e il figlio Astolfo, la bifora più piccola è il ricordo di Silvia, la figlia defunta pochi anni prima. Lo stile della Casa dei Tre Oci è il neogotico di inizio novecento, con un richiamo alle case-fondaco veneziane. Come si evince anche dall’esterno, il primo piano è quello principale, dove si concentrano gli spazi più ampi di tutto l’edificio. Nella Casa dei Tre Oci si è sempre respirato arte, infatti dopo al pittore furono diverse le personalità dell’arte che vi soggiornarono, tra cui anche l’architetto Renzo Piano. Oggi invece è uno spazio destinato ad eventi e mostre legate all’arte del secolo scorso, principalmente in ambito fotografico, e per la maggior parte attualmente curate da Denis Curti. Al suo interno si trovano infatti il Fondo Fotografico De Maria e il Fondo Italo Zannier (primo docente italiano di Storia delle Fotografia, che detiene oltre 1700 scatti realizzati a partire dalla nascita della fotografia nell’ottocento).  Villa Heriot ^ Posta sull’altra sponda della stretta isola della Giudecca visitiamo infine Villa Heriot, conosciuta anche come Villa Herriot. Da qui si possono vedere le isole degli Armeni, San Servolo, Le Grazie e anche il Lido di Venezia. Questa bella villa risale al secolo scorso, periodo nel quale molti ricchi stranieri rimangono estasiati dalla bellezza della città lagunare e decidono di comprarci una seconda casa. Ovviamente buona parte del territorio di Venezia è già edificato e, spesso, per fare spazio alle proprie ville è necessario distruggere quanto vi ci si trovava prima. Nel caso di Villa Heriot, appartenuta al francese Hériot, si rese necessario abbattere una ex saponeria. La particolarità di questo edificio, di cui è visitabile solo il giardino di ben duemila metri quadri, è dato dalle strutture della villa ampiamente decorate con formelle, patere e colonnine oltre che con decori che richiamano l’epoca bizantina. Sul parco si trovano la villa padronale, la foresteria, la cavana (un ricovero coperto per le imbarcazioni) e l’abitazione della servitù. Il corpo principale è dotato di un portico che si sviluppa sui quattro lati. Per un periodo Villa Heriot divenne una scuola pubblica, come deciso dalla vedova di Hériot nel 1947. Qui si insediò la scuola elementare Carlo Goldoni che, nei decenni, lasciò spazio alla sede della Società Europea della Cultura dell’Università Internazionale dell’Arte, che condivide lo spazio con la Casa della Memoria del Novecento Veneziano. Chiesa del Redentore ^ Tra le cose da vedere alla Giudecca di Venezia c’è un’altra importante chiesa. Si tratta della chiesa votiva del Santissimo Redentore, nota semplicemente come chiesa del Redentore. Anche questa venne progettata da Andrea Palladio nella seconda metà del cinquecento, successivamente al progetto della basilica di San Giorgio Maggiore, ma mentre i lavori di costruzione erano ancora in corso. La costruzione della chiesa del Redentore è dovuta alla peste che scoppiò in città nel 1575 e che provocò numerosissimi morti (circa un terzo della popolazione veneziana). Non sapendo come intervenire per risolvere la situazione, il governo cittadino si rivolge alla religione e come voto inizia la costruzione di questa chiesa nel 1577. A distanza di circa tre mesi la peste venne sconfitta e per festeggiare venne creato un ponte di barche che da Venezia portava fino all’isola della Giudecca, evento che viene riproposto ogni anno, la terza domenica di luglio, nella celebrazione nota come festa del Redentore. La facciata della chiesa del Redentore si presenta in marmo bianco con uno stile classico che si ritrova nei quattro timpani triangolari sormontati da un attico che crea un piacevole gioco di geometrie. Le profondità sono rese attraverso un sapiente gioco di lesene e lunette dotate di statue. Anche il portale di ingresso è sormontato da un timpano sostenuto da due colonne che si affiancano a un’altra doppia coppia di colonne laterali. Tra queste ultime trovano posto due nicchie che ospitano le statue di San Marco e di San Francesco d’Assisi. Gli spazi chiari degli interni della chiesa del Redentore sono organizzati su di un’unica navata sulla quale si affacciano grandi cappelle laterali. Molto suggestiva è la luce naturale che illumina questi spazi a cui viene lasciato il compito di sottolineare le decorazioni e i grandi volumi della chiesa. Gli spazi sono poi ‘arredati’ con grandi opere d’arte, tra cui dipinti di Jacopo Tintoretto, Paolo Veronese, Francesco Bassano ed altri grandi nomi. Chiesa di Sant’Eufemia ^ Procedendo verso ovest sempre sulla sponda che si affaccia verso Dorsoduro, raggiungiamo un’altra chiesa, la chiesa di Sant’Eufemia. Questa è una delle chiese più antiche della Giudecca, risale infatti al IX secolo e venne eretta in stile veneto-bizantino.  Verso il mare si trova una fiancata della chiesa, mentre la facciata dà su di un canale interno. Quest’ultima venne rifatta nel settecento, così come gli interni in cui sono stati applicati stucchi come decorazioni. La fiancata invece è composta di un portico con colonne doriche recuperate sul finire del cinquecento da una vicina chiesa. Al suo interno sono presenti alcune opere antiche, come l’immagine di Santo Vescovo e la lunetta con la Crocifissione e donatori del XIV secolo. Internamente gli spazi sono divisi su tre navate scandite da colonne con capitelli che portano lo sguardo al soffitto dove, tra le altre decorazioni, si trovano anche alcuni affreschi che narrano la vita di Sant’Eufemia. Dentro la chiesa di Sant’Eufemia si trova la cappella di Sant’Anna con custodito il corpo della beata Giuliana di Collalto, la badessa del monastero dei Santi Biagio e Cataldo durante il XIII secolo. Molino Stucky ^ Un’altra delle cose da non perdere alla Giudecca di Venezia è il grande complesso del Molino Stucky, posto all’estremità occidentale visitabile di tutta l’isola che si snoda lungo il canale della Giudecca. Il Molino Stucky è facilmente riconoscibile a distanza, per via delle sue imponenti e insolite dimensioni e dei suoi mattoni che gli conferiscono un aspetto decisamente particolare. Il complesso porta il nome di Giovanni Stucky, l’imprenditore svizzero che ne volle la ricostruzione a fine dell’ottocento. Il Molino Stucky nacque però verso metà ottocento con l’intento di sfruttare la corrente del canale della Giudecca per trasportare fino a qui il grano che sarebbe poi stato utilizzato sull’isola stessa per trasformarlo in farina. Una volta entrato a regime il mulino era in grado di lavorare duemila e cinquecento chili di farina al giorno e impiegare ben millecinquecento operai. A curare il progetto che portò all’attuale edificio in stile neogotico insolitamente applicato ad un complesso industriale venne chiamato l’architetto Ernst Wullekopf. Nel 1895 l’intero edificio venne rivisto, con un ampliamento della zona dedicata al mulino e la suddivisione dell’intera industria in due parti: una a sviluppo verticale che ospitava sia il mulino, che i magazzini, che i silos e gli uffici, mentre l’altra metà si sviluppa in orizzontale e ospitava il pastificio. Inizialmente gli affari andavano a gonfie vele, ma intorno al 1910 iniziò un lento declino che portò alla chiusura del molino Stucky nel 1955. Dopo diversi decenni di abbandono e incuria, venne recuperato nel 1994 da una società del gruppo immobiliare Acqua Marcia. In accordo con la sovraintendenza delle belle arti venne attuato una delle più grandi ristrutturazioni conservative di tutto il continente su di un edificio industriale e agli inizi del nostro secolo la società strinse un accordo con gli alberghi Hilton, che vollero farci all’interno un residence, un albergo e un centro congressi ancora funzionanti. Chi volesse visitare il molino Stucky può camminare liberamente tra i suoi cortili interni o scegliere di fare un aperitivo sulla sua terrazza con una bellissima vista sulla città di Venezia. Ex Convento dei Santi Cosma e Damiano ^  Riprendiamo la nostra visita della Giudecca percorrendo questa stretta isola verso est. Attraversiamo i ponti che collegano tra loro le varie sezioni di questa lingua di terra e passando per quartieri più residenziali, dove troviamo dei pescatori intenti a cucire le loro reti, arriviamo fino all’ex convento dei Santi Cosma e Damiano. Collegato alla chiesa, si tratta di un ex convento benedettino fondato nel 1481. La sua erezione cominciò proprio dal convento, ovvero la parte più antica, mentre la chiesa venne aggiunta nella seconda metà del secolo successivo. In questo terreno si trovava prima una grande casa con un orto e un pozzo, che vennero donati alla prima badessa da parte di una vedova che avrebbe ricevuto in visione dal Signore questa missione. All’interno dell’ex convento dei Santi Cosma e Damiano si trovavano all’incirca 75 monache, che vivevano in stretta osservanza delle regole benedettine. Al convento accedevano per lo  più nobili donne veneziane, che portavano ingenti ricchezze come doti al convento. Tutta questa ricchezza permise alla struttura di ampliarsi e di acquisire anche importanti opere d’arte, che purtroppo andarono per lo più disperse con la caduta della Repubblica della Serenissima. In quel momento anche il convento venne praticamente abbandonato e andò incontro a un destino di disfacimento. Il comune di Venezia ne divenne proprietario e durante l’ottocento lo utilizzò come caserma, come testimoniato da una scritta apposta ancora oggi sopra il civico 623/A. Solo a metà degli anni novanta del novecento il comune di Venezia rivide la destinazione d’uso dell’ex convento dei Santi Cosma e Damiano. Oggi qui si trovano ben 24 appartamenti di residenza pubblica, 12 laboratori per artisti e artigiani e le sedi di spazi culturali, come il Centro Teatrale di Ricerca, la fondazione Archivio Luigi Nono e gli studi di 8 artisti borsisti della Fondazione Bevilacqua La Masa. Chi vuole può visitare il chiostro di questo ex convento, anche per ammirare gli artigiani all’opera o per acquistare qualche pezzo da portarsi a casa come ricordo. I laboratori si trovano lungo tutto il perimetro del chiostro, affacciati direttamente sui porticati definiti dagli archi regolari con le colonnine in marmo bianco. Al centro del cortile si trova ancora oggi l’antico pozzo, risalente alla prima casa che qui si trovava prima del convento.
Guida al Sestiere San Marco di Venezia     Per chi visita Venezia è impensabile di non trascorrere qualche ora nel sestiere San Marco. Qui si trovano infatti le attrazioni in assoluto più conosciute della città, come l’omonima piazza, il Ponte dei Sospiri e la scala Contarini del Bovolo. Da piazza San Marco si gode anche di un’ottima vista sulla vicina isola della Giudecca e sulla grande basilica di San Giorgio Maggiore. Alla scoperta del sestiere San Marco Dove si trova il Sestiere San Marco Come arrivare al Sestiere San Marco Cosa vedere nel sestiere San Marco di Venezia Piazza San Marco Basilica di San Marco Campanile della Basilica di San Marco Torre dell’Orologio Porta della Carta Palazzo Ducale Libreria Sansoviniana Edificio della Zecca Giardini Reali di Venezia Kaffeehaus Procuratie Vecchie Procuratie Nuove Ala Napoleonica Piazzetta dei Leoncini Ponte dei Sospiri Scala Contarini del Bovolo Teatro La Fenice Bacino Orseolo Campo San Bartolomeo Mappa di cosa vedere nel sestiere San Marco di Venezia Dove si trova il Sestiere San Marco ^ Il sestiere San Marco è nel cuore della città di Venezia. L’ultima parte del canal Grande ne definisce un lato e poi lascia spazio al mare davanti al bacino di San Marco, che chiude la famosa piazza. Ad est di questo quartiere si trova il sestiere Castello, mentre a nord c’è il sestiere Cannaregio.  Come arrivare al Sestiere San Marco ^ Arrivare al sestiere San Marco è piuttosto semplice. Essendo qui le attrazioni più famose della città troverete delle insegne, già dalla stazione, che ne indicano la direzione. Essendo collegato alla terra ferma, come tutti i sestieri cittadini ad esclusione dell’isola della Giudecca, è possibile arrivarvi in due modi: via terra, camminando dalla stazione attraverso i sestieri Santa Croce e San Polo e attraversando il ponte di Rialto, oppure passeggiando attraverso il sestiere Cannaregio. Se vi doveste trovare dalle parti di Dorsoduro è invece sufficiente percorrere il ponte dell’Accademia che attraversa il canal Grande. In ogni caso, a piedi, non ci vorrà più di una mezz’oretta dalla stazione; via mare, attraverso le gondole o le barche private oppure con i vaporetti pubblici. Prendendo le linee 1 o 2 e camminando una decina di minuti ci vorrà all’incirca una ventina di minuti per giungere a questo sestiere. Cosa vedere nel sestiere San Marco di Venezia ^ Soprattutto se avete poco tempo da dedicare a Venezia sarà inevitabile visitare per primo il sestiere di San Marco, che prende il nome dal patrono cittadino. Questo è uno dei quartieri più piccoli di tutta la città di Venezia, ma raccoglie la maggior parte delle attrazioni più famose. Per questo motivo, se ne avete la possibilità, è meglio visitarlo nelle prime ore del mattino o a tardo pomeriggio, verso la sera. In questi orari infatti la città si svuota dei turisti giornalieri e diventa più vivibile. Nel sestiere San Marco si trova la grande piazza San Marco, che oltre alla basilica e al palazzo ducale, accoglie una lunga serie di monumenti ed edifici storici. Ovviamente non si può dimenticare anche il ponte dei sospiri, vera icona della città e collegato in qualche modo alla piazza. Ecco dunque cosa vedere nel sestiere San Marco a Venezia. Piazza San Marco ^ Piazza San Marco è l’unica piazza di tutta Venezia, infatti gli altri spazi che hanno questa funzione vengono chiamati campi. Si tratta di uno spazio piuttosto generoso, lungo ben 170 metri e largo 72 nel suo corpo principale, al quale si aggiungono diverse altre aree. Piazza San Marco è anche patrimonio dell’umanità come sito UNESCO. La struttura di piazza San Marco è composta in realtà da tre spazi: piazza San Marco vera e propria, che è la parte più grande e quella che guarda dritta verso la celebre basilica; piazzetta San Marco, è la parte che collega la basilica al mare attraverso palazzo ducale; piazzetta dei Leoncini, a sinistra della basilica. Piazza San Marco è esistente fin dal IX secolo, ma le sue dimensioni erano originariamente molto più contenute e veniva in parte utilizzata come orto e magazzino. Qui infatti scorrevano il rio Batario, il rio della Zecca e il rio del Cavaletto. Solo nel 1156 con l’interramento del rio Batario e del bacino che creava davanti al palazzo ducale la forma della piazza andava definendosi. Negli anni successivi la piazza venne ulteriormente ampliata e nel 1172 furono aggiunte le due grandi colonne in granito, ancora visibili, che fronteggiano il molo e che provengono da Costantinopoli. Su di una colonna si trova il leone alato di San Marco, mentre sull’altra la statua del primo patrono di Venezia, ovvero san Teodoro. Gli ultimi orti e magazzini vennero eliminati a cavallo tra il XV e il XVI secolo, in un’opera di espansione e trasformazione di piazza San Marco. Basilica di San Marco ^ Il monumento più famoso di tutta la piazza è senza ombra di dubbio la basilica di San Marco. Questa è una chiesa estremamente e riccamente decorata, sia esternamente che internamente, tanto che già nell’XI secolo veniva anche chiamata “Chiesa d’Oro”, anche per i suoi suggestivi mosaici interni. Tanta opulenza era espressione della potenza della Repubblica della Serenissima che, nei secoli, acquisì sempre più potere. In questo luogo si sono susseguite più chiese, la prima delle quali venne costruita nell’828 proprio con lo scopo di ospitare le reliquie di San Marco trafugata ad Alessandria d’Egitto. Già prima era però presente una cappella dedicata a Teodoro in corrispondenza dell’attuale piazza dei Leoncini. Appena quattro anni più tardi la chiesa venne ricostruita da zero e poi ancora una volta nel 978 dopo che durante una rivolta venne incendiata. L’attuale basilica di San Marco è infine frutto di una lunga ricostruzione cominciata nel 1063 e terminata nel 1094, ricalcando l’impianto preesistente. Nell’anno dell’inaugurazione si narra che venne ritrovato il corpo di San Marco all’interno di uno dei pilastri della chiesa, qui nascosto diversi anni prima e poi dimenticato. Un nuovo incendio divampò nel 1231 anche in questa costruzione ma, fortunatamente, facendogli riportare danni lievi, prontamente restaurati. Internamente non è possibile scattare fotografie, ma si rimarrà colpiti dalla ricchezza dei mosaici del XII secolo. Nei decenni successivi la struttura ha continuato ad arricchirsi di colonne, marmi, fregi e tante altre decorazioni realizzate anche con gli ori portati in città dalle navi dei mercanti che provenivano da oriente, come quelli recuperati durante la quarta crociata del 1204 a Costantinopoli. L’aspetto attuale della basilica di San Marco si costituisce definitivamente circa nel XV secolo, quando vengono decorate le parti più alte delle facciate della chiesa. Dall’esterno si può notare una suddivisione verticale in tre parti: il piano inferiore, la terrazza e le cupole. La sua forma è allungata, per via del fatto che il terreno sabbioso su cui è costruita non permette di creare edifici troppo alti. La facciata in marmo risale al XIII secolo, è lunga oltre 76 metri e alta circa 43, ed è dotata di diversi mosaici, bassorilievi e materiali di spoglio che gli danno una cromia molto variegata. Al pian terreno si trovano cinque grandi portali che portano all’interno della chiesa, mentre al piano della terrazza si trovano cinque arcate, di cui quattro cieche e quella centrale dotata di una loggia in cui è ospitata la quadriga. Quella visibile esternamente è una copia dell’originale, unico esemplare al mondo in bronzo conservato all’interno del museo di San Marco e proveniente anch’esso dalle razzie fatte a Costantinopoli. Internamente la basilica di San Marco è a croce greca con cinque cupole, ben visibili dal campanile, che si raccordano per mezzo di grandi arconi. Ogni braccio è dotato di tre navate suddivise da alti colonnati. Qui si sprecano i ricchi decori della chiesa, composti di grandi lastre di marmo e numerosissimi mosaici, accompagnati da tante statue. Campanile della Basilica di San Marco ^ Il primo campanile in piazza San Marco accompagnava la prima basilica e svolgeva anche la funzione di faro e di torre di avvistamento. Negli anni richiese tantissima manutenzione e diverse ricostruzioni, perché veniva spesso colpito da fulmini o indebolito dai terremoti. Aveva una grande fama già nei secoli scorsi, da qui, nel 1606 Galileo Galilei dimostrò le potenzialità del suo cannocchiale. Nel frattempo le strutture in ferro che servivano a dargli stabilità contribuirono ad attirare fulmini che danneggiavano la struttura, finché non venne aggiunto un parafulmine. Purtroppo, il 14 luglio del 1902, a causa di alcuni lavori volti alla creazione di un ascensore interno, la struttura si indebolì a tal punto che crollò. Fortunatamente i danni ai monumenti vicini furono limitati e le macerie non toccarono la basilica. Ricostruito nel 1912, raggiunge un’altezza di 98,6 metri, uno dei campanili più alti di tutta Italia. Con un biglietto è possibile accedervi e, attraverso l’ascensore, arrivare sulla sua sommità e godere di una bellissima vista. A pianta quadrata è costruito in mattoni e nel lato rivolto verso la basilica è impreziosito dalla loggetta del Sansovino, attraverso la quale si accede alla struttura. Ancora oggi la domenica precedente al giovedì grasso si può assistere al “volo della colombina”, che richiama l’usanza nella quale una colomba di legno veniva fatta volare dal campanile alla loggia del palazzo ducale in segno di omaggio al doge che proclama l’inizio del Carnevale. Il momento migliore per entrare nel campanile della basilica di San Marco è il tramonto, quando la luce esterna si abbassa e diventa calda. La visuale dall’alto su tutto il centro storico è molto suggestiva e dei pratici tabelloni riepilogano i monumenti che si stagliano lungo il panorama, così da potersi facilmente orientare. Torre dell’Orologio ^ A sinistra della basilica di San Marco notiamo un accesso alla piazza per via di un altro monumento storico: la torre dell’orologio, nota anche come torre dei Mori. Questo edificio alto e stretto tra altri palazzi, rappresenta uno dei più significativi palazzi rinascimentali di Venezia. La sua facciata è decorata da un orologio meccanico che riporta le fasi lunari, solari e quelle delle zodiaco, mentre in una nicchia si trovano la statua di una Madonna, quella del leone marciano e, sopra, la campana dei Mori risalente al 1497. Il nome dei “Mori” è da attribuire al fatto che sulla sua sommità si trovano due statue in bronzo scuro che raffigurano due pastori che battono le ore con una mazza sulla campana. Questi devono a loro volta il nome al loro colore. Tra i due soggetti c’è una piccola differenza: uno è dotato di barba mentre l’altro ne è sprovvisto e, così, sono noti anche come “il vecchio” e “il giovane”. Questi nomi si legano anche a una particolarità: il vecchio batte le ore due minuti prima che arrivino, segnando il passato, mentre il giovane le batte due minuti dopo l’ora esatta, segnando il futuro che verrà. La torre dell’orologio venne costruita tra il 1496 e il 1506 quando vennero aggiunte anche le ali laterali del suo palazzo, poi ampliate nel 1755. Ancora oggi la torre scandisce il passare delle ore e suona le sue campane. La sua posizione separa i palazzi che rappresentavano il potere politico, da quelli del potere religioso. Porta della Carta ^ Riprendendo la visita di piazza San Marco non si può non notare il maestoso palazzo Ducale. Questo è direttamente attaccato alla basilica di San Marco per via della Porta della Carta.  La porta della Carta rappresenta uno dei due ingressi al palazzo ducale e venne costruita tra il 1439 e il 1442. Questo ingresso è celebre per la ricca opera di intagli nel marmo che al centro vedono raffigurato il leone di San Marco con davanti a lui il doge Foscari in ginocchio. Sono diversi i marmi utilizzati in questa particolare porta: il marmo d’Istria e quello di Carrara, utilizzato sia in diverse versioni bianche (stutaurio, venato e bardiglio), sia nella versione rossa per i cordoli e le colonnine, che verde per le patere. Il nome di porta della Carta va ricercato nella presenza, a poca distanza da qui, di un banco e di uno scrivano che era a disposizione degli analfabeti che avevano necessità di scrivere un documento, fosse questo una lettera, un messaggio o un contratto poco importa. Un altro motivo legato a questo nome pare essere il fatto che qui venivano affisse le leggi e i decreti appena promulgati. Al di sopra dell’ingresso si trovano raffigurate, tramite statue, diversi personaggi: la Giustizia, la Fortezza, la Prudenza, la Speranza e la Carità, che rappresentano le doti che un buon governatore dovrebbe possedere. Anche buona parte della rimanente iconografia della porta della Carta è ispirata al tema della giustizia, perché attraverso questo ingresso entravano le persone che dovevano essere giudicate per i reati commessi. Palazzo Ducale ^ Si può dire che il palazzo Ducale di piazza San Marco sia famoso quasi quando la grande basilica. Unito a questa, si allunga verso il mare e segna un lato della piazzetta San Marco. Palazzo Ducale di Venezia venne costruito la prima volta nel IX secolo, ma col tempo venne ricostruito e rivisto più volte, ad esempio nel XII secolo, nel XIV e nel XV, a causa di frequenti incendi. Il suo aspetto attuale lo si deve principalmente alla revisione del 1340, quando ospitava le funzioni governative della città. A metà dell’edificio si può scorgere il bel balcone centrale, risalente agli inizi del XV secolo e progettato da Pier Paolo delle Masegne. Per circa ottocento anni ha rappresentato la sede del doge (tanto da essere conosciuto come palazzo Dogale) e del governo della Repubblica della Serenissima, definendo le sorti della civiltà cittadina, ma anche della sua cultura, storia e arte. Oggi è un museo visitato giornalmente da centinaia di persone, interessate al palazzo e alla ricca pinacoteca ospitata al suo interno. Lo stile gotico del palazzo ducale ha influenze bizantine e orientali che ben testimoniano gli stretti rapporti commerciali tra la repubblica e questi territori. Si compone di tre ali che si sviluppano intorno ad un ampio cortile porticato, mentre il quarto lato è rappresentato dalla basilica. L’intero edificio, apparentemente sorretto da esili colonne del porticato al pian terreno, ha le sue fondamenta su un grande zatterone di tronchi di larice su cui è posizionato un basamento in pietra d’Istria. Le facciate principali sono quelle posizionate verso la piazzetta San Marco e il molo di San Marco e sono dotate di ricchi marmi intarsiati che sovrastano il lungo colonnato. Qui si aprono anche delle grandi finestre ad ogiva e due balconi monumentali al centro. La parte più antica è quella rivolta verso il molo e qui si possono vedere alcuni capitelli trecenteschi riccamente decorati con sculture. L’ingresso principale era anticamente quello posizionato tra il palazzo e la basilica, noto come Porta della Carta. Qui le decorazioni si fanno davvero ricche tra intagli e bassorilievi. Il terzo lato del palazzo Ducale di Venezia si affaccia invece sul rio di Palazzo ed è caratterizzato dalla presenza del Ponte dei Sospiri, che univa l’edificio a quello delle prigioni nuove. Dal cortile interno si possono vedere due scale monumentali: la scala dei Giganti, costruita a fine del XV secolo deve il suo nome e alle grandi statue in marmo che raffiguravano Marte e Nettuno. Questa scala collega il cortile alla loggia interna del primo piano, dove veniva incoronato il duca. Da qui si accede al piano delle Logge, che gira intorno al palazzo e si nota anche esternamente. L’altro scalone monumentale è la Scala d’Oro, che prosegue la scala dei Giganti. Questo deve il suo nome alle decorazioni della volta in marmo bianco e foglia d’oro zecchino. La scala d’Oro separava gli spazi pubblici dall’abitazione privata del Doge. Libreria Sansoviniana ^ Un altro degli edifici storici di piazza San Marco e quindi del sestiere San Marco di Venezia è la libreria Sansoviniana. Questo edificio è di fronte al palazzo ducale e comincia nei pressi del campanile della basilica. Il nome di Libreria Sansoviniana è legato all’architetto Jacopo Sansovino che progettò e costruì il palazzo tra il 1537 e il 1554 su richiesta dei procuratori di San Marco. Lo scopo di questo edificio era quello di raccogliere al suo interno tutti i codici greci e latini arrivati qui su donazione del cardinale Bessarione e divenire la biblioteca pubblica dello stato veneto. La sua funzione originaria è stata in parte mantenuta, ospitando oggi al suo interno una parte della biblioteca nazionale marciana. Prima della libreria Sansoviniana questa parte di piazza San Marco era occupata da locande e banchi del mercato che vennero rasi al suolo, donando all’intera piazza un’omogeneità di stili ed eleganza. Al pian terreno si sviluppa un lungo porticato con arcate doriche, mentre al di sopra si trova un loggiato con archi di ordine ionico sormontato da fregi e statue di putti e festoni di fiori e frutti. Sulla sommità si trova infine una lunga balaustra con tre obelischi agli angoli e una lunga serie di statue di divinità classiche. Originariamente questo spazio era però una grande volta che chiudeva l’edificio. Nel 1545, durante i lavori, questa crollò, costando a Sansovini la prigione e il pagamento di propria tasca delle spese di ricostruzione. In via tutelativa decise quindi di creare un’ampia terrazza anziché ripristinare la copertura originale. Per chi lo desiderasse è possibile visitare le sue sale monumentali, attraverso il biglietto combinato de “i musei di piazza San Marco”, che prevedono l’ingresso dal museo Correr. Edificio della Zecca ^ Arrivati sul molo marciano e prendendo a destra si incontra, dopo la libreria Sansoviniana, il palazzo della Zecca. Anch’esso progettato da Jacopo Sansovino venne costruito in pietra d’Istria tra il 1536 e il 1545, all’interno di un grande progetto di ristrutturazione urbanistica di tutta piazza San Marco e dei suoi primi dintorni. Come suggerito dal nome, all’interno dell’edificio della Zecca, veniva coniata la moneta della Repubblica della Serenissima, attività continuata fino al 1870, con l’annessione al Regno d’Italia. Precedentemente al 1277 la funzione della zecca si trovava a Rialto, ma venne spostata in questa piazza per poter essere controllata più facilmente dagli organi governativi. Il palazzo lavorava a ritmi sostenuti, coniando ogni anno ducati d’oro e d’argento, arrivando a produrre fino a due milioni di monete. Proprio la tipologia di lavoro e le produzioni ingenti sviluppavano forti fonti di calore, tanto che Sansovino decise di non utilizzare il legno nella costruzione, ma solo la pietra d’Istria. Le attività di conio avvenivano principalmente sotto i portici e le quaranta arcate del cortile interno. Inizialmente l’edificio della Zecca di Venezia era stato pensato a due piani, con un lungo porticato al piano terreno e un colonnato con finestre corrispondenti agli archi del piano terra dotate di un doppio architrave. Il secondo piano venne aggiunto solo successivamente, su progetto dello stesso Sansovino. Oggi l’edifico è diventato un’appendice della biblioteca Sansoviniana, e ospita al suo interno le sale di lettura. Giardini Reali di Venezia ^ Proseguendo sulla Riva degli Schiavoni e oltrepassando il ponte della Zecca che scavalca una parte del Canal Grande, giungiamo ai Giardini Reali di Venezia, aperti liberamente al pubblico durante il giorno. Questi sono i giardini più grandi di tutto il sestiere San Marco, e vennero realizzati nel 1807 contestualmente alla decisione napoleonica di collocare il palazzo della Corona nel vicino edificio della Procurazie Nuova. Questo spazio era occupato dai Granai di Terra Nova dal 1340, un palazzo gotico che veniva utilizzato come riserve e mercato del grano e spazio per piccole botteghe, che venne raso al suolo. Con il ritorno degli austriaci a Venezia i giardini vennero rivisti e fu costruita una serra nei pressi del ponte della Zecca, mentre dalla parte opposta fu creare la Kaffeehaus, in stile neoclassico. Quando nel 1920 la monarchia cedette i propri beni al demanio dello Stato, anche questi giardini passarono al pubblico ed entrarono a far parte dei beni del comune di Venezia. Recentemente restaurati i giardini reali sono tornati a disposizione della cittadinanza e dei turisti dal 2019. Qui, al contrario che su tutto il resto di piazza San Marco, è possibile sedersi e consumare cibi e bibite. In un angolo  dei giardini reali si trova anche un bellissimo bar, dove potersi sedere per uno spuntino. Questi giardini sono anche il luogo ideale dove fermarsi qualche minuto all’ombra a riposare, soprattutto se visitate Venezia in una giornata assolata. Kaffeehaus ^ La Kaffeehaus è direttamente collegata ai giardini reali, ed è una piccola palazzina neoclassica, progettata da Lorenzo Santi. In epoca napoleonica rappresentava l’elemento architettonico di spicco di tutto il progetto dei giardini. Il suo nome è legato però al periodo austriaco, quando l’intera area venne rivista secondo i canoni dell’epoca. Oggi al suo interno si trova un bar e l’ufficio dell’azienda per la promozione turistica, in una posizione strategica proprio in corrispondenza di una fermata del vaporetto che solca il Canal Grande e il Canale della Giudecca. Procuratie Vecchie ^ Torniamo poi nel cuore di piazza San Marco, cuore pulsante del sestiere San Marco di Venezia, dopo averci girato intorno. Davanti a noi abbiamo ancora una volta la bellissima basilica e alla nostra sinistra si trova il palazzo delle Procuratie Vecchie, a destra quello delle Procuratie Nuove e alle nostre spalle l’Ala Napoleonica. Il palazzo delle Procuratie Vecchie è un lunghissimo edificio che arriva fino alla Torre dell’Orologio e risale al XII secolo. In realtà quello visibile oggi è frutto di una ricostruzione avvenuta tra il 1500 e il 1532, a causa di un incendio che all’inizio del XVI secolo distrusse parte del palazzo. Lo scopo di questo spazio era quello di ospitare l’abitazione dei Procuratori di San Marco, e, considerando anche le sue dimensioni, venne costruito con un’altezza ridotta per non pesare troppo sul terreno sabbioso di Venezia. Anche in questo caso, tra i numerosi architetti che intervennero nel progetto, ci fu anche Sansovino. Il palazzo è lungo ben 152 metri e dotato di 50 arcate e cento finestre ai piani superiori. Queste sono corredate di arco a tutto sesto che ricordano nello stile, veneto-bizantino, l’edificio originario del XII secolo. All’interno della Procuratie Vecchie si trovano oggi principalmente uffici, mentre il porticato al pian terreno è ricco di negozietti, bar e ristorantini pronti ad accogliere i turisti in una delle piazze più belle del mondo. Procuratie Nuove ^ Dalla parte opposta della piazza si trova invece il palazzo delle Procuratie Nuove. Così come l’edificio gemello serviva per ospitare i Procuratori di San Marco e delle magistrature cittadine. Questo palazzo, racchiuso tra l’ala napoleonica e la libreria Sansoviniana, è più recente delle Procuratie Vecchie. Venne infatti costruito tra la metà del XVI secolo e la metà del secolo successivo. Il palazzo delle Procuratie Nuove prese il posto dell’Ospizio Orsello e di altri edifici ben più alti che raggiungevano anche l’altezza del vicino campanile. Nella sua costruzione si decise invece di adeguare l’altezza a quella della confinante libreria, di cui conserva anche i moduli architettonici. Dopo la caduta della Repubblica della Serenissima venne impiegato come reggia napoleonica, poi asburgica e infine sabauda. Al suo interno, dal 1922, si trova infine il museo Correr e il museo Archeologico Nazionale, entrambi visitabili con il biglietto integrato de “I Musei di Piazza San Marco”, così come la maggior parte degli edifici che qui si affacciano. Al suo pian terreno si trova anche lo storico Caffè Florian, fondato nel settecento e ancora oggi in funzione e dotato di tavolini all’aperto che si allungano verso il centro della piazza. Ala Napoleonica ^ L’ultimo lato di piazza San Marco è infine chiuso dall’Ala Napoleonica, esattamente all’opposto della basilica di San Marco. Questo palazzo fu costruito tra il 1807 e il 1830, durante la dominazione francese e doveva ospitare la sede di rappresentanza dei sovrani. Al suo posto si trovava la chiesa di San Geminiano, ristrutturata dal Sansovino e originariamente costruita nel VI secolo. Jacopo Sansovino era così orgoglioso del lavoro che portò a termine da scegliere di essere sepolto in questa chiesa insieme ai figli. L’Ala Napoleonica ha uno stile estremamente vicino a quello del palazzo delle Procuratie Nuove, tanto che è anche noto come Procuratie Nuovissime, ma si differenzia per il piano dell’attico dotato di 14 statue di imperatori romani. All’interno dell’Ala Napoleonica si trova la sede principale del Museo Correr, del Museo Archeologico Nazionale e le sale monumentali della Biblioteca Nazionale Marciana. A tutti questi spazi si accede per via dello scalone d’onore. Piazzetta dei Leoncini ^ Sempre dal centro di piazza San Marco guardando in direzione della basilica si nota la piazzetta dei Leoncini, posta alla sua sinistra. Il nome di questo spazio è legato alle statue di due leoni in marmo rosso di Cottanello che ne decorano l’ingresso e che, purtroppo, vengono ogni giorno scalate da bambini e genitori poco rispettosi della cultura e dei beni pubblici. I due leoncini risalgono al 1722 e questa piazza ha un aspetto raccolto, ma rigoroso. Sul fondo si trova il Palazzo Patriarcale, in stile neoclassico, costruito tra il 1836 e il 1850. A destra c’è l’ingresso alla basilica di San Marco per le funzioni religiose attraverso la Porta dei Fiori, mentre a sinistra è presente la facciata della chiesa di San Basso, risalente al 1676. La parte centrale della piazzetta dei Leoncini è rialzata e raggiungibile per via di pochi scalini. Al centro è presente l’unico pozzo pubblico dell’intera area, decorato da una balaustra in marmo. Piazzetta dei Leoncini di Venezia è stata dedicata a papa Giovanni XXIII nel 1966, su voto unanime del consiglio comunale. Ponte dei Sospiri ^ Sempre all’interno del sestiere di San Marco si trova un altro dei monumenti più conosciuti di tutta Venezia e tra le icone italiane all’estero: il ponte dei Sospiri. La sua costruzione, avvenuta nel XVII secolo per collegare il palazzo Ducale alle Prigioni Nuove di Venezia, fu frutto di “figli d’arte”. Il progetto venne infatti curato dall’architetto Antonio Contin, nipote di Antonio Da Ponte, costruttore del vicino Ponte di Rialto. Il Ponte dei Sospiri sormonta il rio di Palazzo ed è dotato di un doppio passaggio interno nei quali i detenuti si muovevano tra le Prigioni e gli uffici dei magistrati per essere giudicati o alle Sale dell’Avogaria e al Parlatorio. Il suo nome, attribuitogli già durante il settecento, è legato alla tradizione secondo la quale i prigionieri, percorrendolo, erano soliti sospirare guardando per l’ultima volta all’esterno, attraverso le sue fessure. Il ponte venne costruito in stile barocco utilizzando la pietra d’Istria ed è osservabile esclusivamente da due altri ponti, entrambi sul rio Palazzo: il ponte della Paglia (sulla riva degli Schiavoni) e il ponte della Canonica. Non è difficile intuire quali siano questi ponti, sono infatti quasi sempre pieni di turisti che si accalcano per scattare una foto ricordo del ponte. La sua struttura è completamente chiusa, con l’obiettivo di impedire ogni tentativo di fuga. Sul ponte si trova anche il bassorilievo che raffigura la giustizia. In pochi riuscirono a scappare dalle prigioni nuove, raggiungibili attraverso il ponte. Tra questi ci fu il celebre Giacomo Casanova, noto dongiovanni veneziano, incarcerato per massoneria e propaganda antireligiosa ed evaso dopo quindici mesi. Una legenda poco conosciuta in Italia ma famosa all’estero, recita che due persone che si amano avranno la felicità eterna se si baceranno durante il tramonto su di una gondola che passa sotto al ponte. Scala Contarini del Bovolo ^ Un’altra attrazione da non perdere nel sestiere di San Marco a Venezia è la Scala Contarini del Bovolo. Scegliete voi se entrarvi o se limitarvi ad ammirarla dall’esterno, ma percorrete i vicoli intricati che vi porteranno fino al suo cospetto. Inoltre approfittate del panorama che si gode dall’alto del campanile di San Marco per vederla chiaramente nella sua interezza. La Scala Contarini del Bovolo fa parte dell’omonimo palazzo e si trova a poca distanza dal campo Manin e dal rio di San Luca. Lo stile di quest’edificio è tardo gotico e venne costruito tra il XIV e il XV secolo per la famiglia Contarini. Solo alla fine del XV secolo venne aggiunta al palazzo la celebre scala a chiocciola, che valse il soprannome “dal Bovolo” alla famiglia. Questa è caratterizzata da una serie di logge e di archi, in parte ribassati e in parte a tutto sesto, in stile rinascimentale. Quando al palazzo Contarini venne aggiunta la scala del bovolo, si trattava di una struttura abbastanza usuale per i canoni dell’epoca, ma che non era mai stata costruita in tali dimensioni. La scala è stata ricavata all’interno di una struttura a torre e, ad ognuno dei cinque piani di cui si compone, permette di accedere a una loggia che ne richiama lo stile. All’ultimo piano si trova infine un belvedere a cupola che regala un bel panorama sulla città (ma che potete evitare se siete già saliti sul campanile di San Marco). Davanti alla scala dei Contarini del Bovolo si trova un piccolo campo in cui è ospitata una collezione di vere da pozzo, ovvero balaustre che solitamente proteggono l’accesso ai pozzi pubblici. Con il biglietto d’ingresso alla scala dei Contarini del Bovolo sarà possibile percorrere la scala a chiocciola e accedere alla galleria, ospitata al secondo piano, che contiene alcune sculture e dipinti della collezione IRE, tra cui il bozzetto del Paradiso di Jacopo Tintoretto. Teatro La Fenice ^ Il teatro più importante della città è il teatro La Fenice, anch’esso nel sestiere San Marco. Prestigioso teatro lirico, conosciuto in tutto il mondo, subì due gravi distruzioni che ne richiesero la ricostruzione.  Il teatro La Fenice venne eretto una prima volta alla fine del settecento, quando in città erano già presenti altri sette antichi teatri. La costruzione fu voluta dalla società dei palchettisti che per via di alcune vicende giudiziarie si trovò ad essere senza alcun teatro. Il nuovo teatro si sarebbe dovuto chiamare “Gran Teatro La Fenice”, in rappresentanza della rinascita della società dei palchettisti. I lavori di costruzione cominciarono nel 1790 con la demolizione di alcuni edifici preesistenti e si conclusero nel 1792. Durante la successiva dominazione francese, il teatro La Fenice ricoprì il ruolo di teatro di Stato e per meglio accogliere Napoleone una sua sala venne decorata in stile Impero. Questo fu solo l’inizio di una grande revisione dei decori che terminò entro il 1808. A distanza di pochi anni, però, si rese necessario un ulteriore intervento a causa anche del degrado dovuto ai fumi delle lumiere ad olio. I lavori procedettero spediti e il teatro fu riaperto nel 1828. Nonostante specifiche clausole nel bando per la costruzione iniziale del teatro che chiedevano un occhio di riguardo nell’utilizzo di legno per la struttura, nel 1836 scoppiò un grande incendio a causa del malfunzionamento di una stufa. Questo fece crollare il teatro La Fenice, risparmiando solo pochi spazi. L’edificio venne prontamente ricostruito e solamente un anno dopo fu pronto a riaprire. Nei decenni successivi vennero fatti numerosi interventi di restauro e revisione dei palchi. Tutto andò liscio fino al 1996, quando un incendio doloso distrusse nuovamente il teatro La Fenice, che ancora una volta rinacque dalle sue ceneri secondo il motto “com’era, dov’era”, ovvero ricostruendolo nelle sue forme originarie e nello stesso luogo. La ricostruzione conservativa del teatro La Fenice terminò nel 2003, quando a dicembre venne nuovamente riaperto il pubblico. Questa volta si riuscirono a identificare i colpevoli, ovvero due elettricisti che stavano lavorando alla manutenzione del teatro e che per scampare alle penali dovute ai ritardi nei lavori pensarono bene di dare fuoco al teatro. All’interno del teatro La Fenice si sono esibite importantissime personalità, come Rossini, Bellini, Verdi, Donizetti, Stravinskij, Prokofiev, Maderna, Guarnieri e tanti altri. Bacino Orseolo ^ Tornando nei pressi di piazza San Marco si può scoprire infine un luogo magico alle sue spalle, ovvero il bacino Orseolo. Posto più precisamente dietro alle Procuratie Vecchie e stretto tra alberghi, negozi e ristoranti, si tratta di uno specchio d’acqua aperto nel 1863 per creare un luogo di approdo delle gondole a pochi passi dal cuore del centro storico. Per creare il bacino Orseolo, titolato a un doge veneziano, si rese necessario abbattere diversi edifici, tra cui l’albergo Cavalletto, ricreato poi su di una sponda di questo bacino. Oggi passeggiando fino a qui si possono trovare decine e decine di gondole ferme che durante il giorno imbarcano turisti per fare un giro di Venezia. Lo spettacolo è ancora più suggestivo la sera, quando vengono ricoverate qui le tante gondole che durante il giorno si trovano in giro per i canali del sestiere San Marco. Campo San Bartolomeo ^ Per terminare la visita del sestiere San Marco ci si può recare al campo San Bartolomeo o campo San Bartolomio, una zona di passaggio che vi capiterà di percorrere più volte durante la visita di Venezia, soprattutto dopo aver attraversato il ponte di Rialto. Questa è una delle piazze più grandi del sestiere San Marco se si esclude piazza San Marco ed è spesso molto trafficata di persone. A pochi passi dalla via principale di Venezia, ovvero la Strada Nova, campo San Bartolomeo è considerato il cuore sociale e commerciale della città, anche per la presenza di diverse banche e sedi di importanti attività cittadine. Deve il suo nome alla facciata della chiesa di San Bartolomeo, risalente al XII secolo e quasi mimetizzata tra gli altri palazzi. Al centro del campo si erge imponente una statua in bronzo su di un alto piedistallo in marmo. Si tratta della statua di Carlo Goldoni, noto commediografo settecentesco veneziano.
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San Marco
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Guida al Sestiere San Marco di Venezia     Per chi visita Venezia è impensabile di non trascorrere qualche ora nel sestiere San Marco. Qui si trovano infatti le attrazioni in assoluto più conosciute della città, come l’omonima piazza, il Ponte dei Sospiri e la scala Contarini del Bovolo. Da piazza San Marco si gode anche di un’ottima vista sulla vicina isola della Giudecca e sulla grande basilica di San Giorgio Maggiore. Alla scoperta del sestiere San Marco Dove si trova il Sestiere San Marco Come arrivare al Sestiere San Marco Cosa vedere nel sestiere San Marco di Venezia Piazza San Marco Basilica di San Marco Campanile della Basilica di San Marco Torre dell’Orologio Porta della Carta Palazzo Ducale Libreria Sansoviniana Edificio della Zecca Giardini Reali di Venezia Kaffeehaus Procuratie Vecchie Procuratie Nuove Ala Napoleonica Piazzetta dei Leoncini Ponte dei Sospiri Scala Contarini del Bovolo Teatro La Fenice Bacino Orseolo Campo San Bartolomeo Mappa di cosa vedere nel sestiere San Marco di Venezia Dove si trova il Sestiere San Marco ^ Il sestiere San Marco è nel cuore della città di Venezia. L’ultima parte del canal Grande ne definisce un lato e poi lascia spazio al mare davanti al bacino di San Marco, che chiude la famosa piazza. Ad est di questo quartiere si trova il sestiere Castello, mentre a nord c’è il sestiere Cannaregio.  Come arrivare al Sestiere San Marco ^ Arrivare al sestiere San Marco è piuttosto semplice. Essendo qui le attrazioni più famose della città troverete delle insegne, già dalla stazione, che ne indicano la direzione. Essendo collegato alla terra ferma, come tutti i sestieri cittadini ad esclusione dell’isola della Giudecca, è possibile arrivarvi in due modi: via terra, camminando dalla stazione attraverso i sestieri Santa Croce e San Polo e attraversando il ponte di Rialto, oppure passeggiando attraverso il sestiere Cannaregio. Se vi doveste trovare dalle parti di Dorsoduro è invece sufficiente percorrere il ponte dell’Accademia che attraversa il canal Grande. In ogni caso, a piedi, non ci vorrà più di una mezz’oretta dalla stazione; via mare, attraverso le gondole o le barche private oppure con i vaporetti pubblici. Prendendo le linee 1 o 2 e camminando una decina di minuti ci vorrà all’incirca una ventina di minuti per giungere a questo sestiere. Cosa vedere nel sestiere San Marco di Venezia ^ Soprattutto se avete poco tempo da dedicare a Venezia sarà inevitabile visitare per primo il sestiere di San Marco, che prende il nome dal patrono cittadino. Questo è uno dei quartieri più piccoli di tutta la città di Venezia, ma raccoglie la maggior parte delle attrazioni più famose. Per questo motivo, se ne avete la possibilità, è meglio visitarlo nelle prime ore del mattino o a tardo pomeriggio, verso la sera. In questi orari infatti la città si svuota dei turisti giornalieri e diventa più vivibile. Nel sestiere San Marco si trova la grande piazza San Marco, che oltre alla basilica e al palazzo ducale, accoglie una lunga serie di monumenti ed edifici storici. Ovviamente non si può dimenticare anche il ponte dei sospiri, vera icona della città e collegato in qualche modo alla piazza. Ecco dunque cosa vedere nel sestiere San Marco a Venezia. Piazza San Marco ^ Piazza San Marco è l’unica piazza di tutta Venezia, infatti gli altri spazi che hanno questa funzione vengono chiamati campi. Si tratta di uno spazio piuttosto generoso, lungo ben 170 metri e largo 72 nel suo corpo principale, al quale si aggiungono diverse altre aree. Piazza San Marco è anche patrimonio dell’umanità come sito UNESCO. La struttura di piazza San Marco è composta in realtà da tre spazi: piazza San Marco vera e propria, che è la parte più grande e quella che guarda dritta verso la celebre basilica; piazzetta San Marco, è la parte che collega la basilica al mare attraverso palazzo ducale; piazzetta dei Leoncini, a sinistra della basilica. Piazza San Marco è esistente fin dal IX secolo, ma le sue dimensioni erano originariamente molto più contenute e veniva in parte utilizzata come orto e magazzino. Qui infatti scorrevano il rio Batario, il rio della Zecca e il rio del Cavaletto. Solo nel 1156 con l’interramento del rio Batario e del bacino che creava davanti al palazzo ducale la forma della piazza andava definendosi. Negli anni successivi la piazza venne ulteriormente ampliata e nel 1172 furono aggiunte le due grandi colonne in granito, ancora visibili, che fronteggiano il molo e che provengono da Costantinopoli. Su di una colonna si trova il leone alato di San Marco, mentre sull’altra la statua del primo patrono di Venezia, ovvero san Teodoro. Gli ultimi orti e magazzini vennero eliminati a cavallo tra il XV e il XVI secolo, in un’opera di espansione e trasformazione di piazza San Marco. Basilica di San Marco ^ Il monumento più famoso di tutta la piazza è senza ombra di dubbio la basilica di San Marco. Questa è una chiesa estremamente e riccamente decorata, sia esternamente che internamente, tanto che già nell’XI secolo veniva anche chiamata “Chiesa d’Oro”, anche per i suoi suggestivi mosaici interni. Tanta opulenza era espressione della potenza della Repubblica della Serenissima che, nei secoli, acquisì sempre più potere. In questo luogo si sono susseguite più chiese, la prima delle quali venne costruita nell’828 proprio con lo scopo di ospitare le reliquie di San Marco trafugata ad Alessandria d’Egitto. Già prima era però presente una cappella dedicata a Teodoro in corrispondenza dell’attuale piazza dei Leoncini. Appena quattro anni più tardi la chiesa venne ricostruita da zero e poi ancora una volta nel 978 dopo che durante una rivolta venne incendiata. L’attuale basilica di San Marco è infine frutto di una lunga ricostruzione cominciata nel 1063 e terminata nel 1094, ricalcando l’impianto preesistente. Nell’anno dell’inaugurazione si narra che venne ritrovato il corpo di San Marco all’interno di uno dei pilastri della chiesa, qui nascosto diversi anni prima e poi dimenticato. Un nuovo incendio divampò nel 1231 anche in questa costruzione ma, fortunatamente, facendogli riportare danni lievi, prontamente restaurati. Internamente non è possibile scattare fotografie, ma si rimarrà colpiti dalla ricchezza dei mosaici del XII secolo. Nei decenni successivi la struttura ha continuato ad arricchirsi di colonne, marmi, fregi e tante altre decorazioni realizzate anche con gli ori portati in città dalle navi dei mercanti che provenivano da oriente, come quelli recuperati durante la quarta crociata del 1204 a Costantinopoli. L’aspetto attuale della basilica di San Marco si costituisce definitivamente circa nel XV secolo, quando vengono decorate le parti più alte delle facciate della chiesa. Dall’esterno si può notare una suddivisione verticale in tre parti: il piano inferiore, la terrazza e le cupole. La sua forma è allungata, per via del fatto che il terreno sabbioso su cui è costruita non permette di creare edifici troppo alti. La facciata in marmo risale al XIII secolo, è lunga oltre 76 metri e alta circa 43, ed è dotata di diversi mosaici, bassorilievi e materiali di spoglio che gli danno una cromia molto variegata. Al pian terreno si trovano cinque grandi portali che portano all’interno della chiesa, mentre al piano della terrazza si trovano cinque arcate, di cui quattro cieche e quella centrale dotata di una loggia in cui è ospitata la quadriga. Quella visibile esternamente è una copia dell’originale, unico esemplare al mondo in bronzo conservato all’interno del museo di San Marco e proveniente anch’esso dalle razzie fatte a Costantinopoli. Internamente la basilica di San Marco è a croce greca con cinque cupole, ben visibili dal campanile, che si raccordano per mezzo di grandi arconi. Ogni braccio è dotato di tre navate suddivise da alti colonnati. Qui si sprecano i ricchi decori della chiesa, composti di grandi lastre di marmo e numerosissimi mosaici, accompagnati da tante statue. Campanile della Basilica di San Marco ^ Il primo campanile in piazza San Marco accompagnava la prima basilica e svolgeva anche la funzione di faro e di torre di avvistamento. Negli anni richiese tantissima manutenzione e diverse ricostruzioni, perché veniva spesso colpito da fulmini o indebolito dai terremoti. Aveva una grande fama già nei secoli scorsi, da qui, nel 1606 Galileo Galilei dimostrò le potenzialità del suo cannocchiale. Nel frattempo le strutture in ferro che servivano a dargli stabilità contribuirono ad attirare fulmini che danneggiavano la struttura, finché non venne aggiunto un parafulmine. Purtroppo, il 14 luglio del 1902, a causa di alcuni lavori volti alla creazione di un ascensore interno, la struttura si indebolì a tal punto che crollò. Fortunatamente i danni ai monumenti vicini furono limitati e le macerie non toccarono la basilica. Ricostruito nel 1912, raggiunge un’altezza di 98,6 metri, uno dei campanili più alti di tutta Italia. Con un biglietto è possibile accedervi e, attraverso l’ascensore, arrivare sulla sua sommità e godere di una bellissima vista. A pianta quadrata è costruito in mattoni e nel lato rivolto verso la basilica è impreziosito dalla loggetta del Sansovino, attraverso la quale si accede alla struttura. Ancora oggi la domenica precedente al giovedì grasso si può assistere al “volo della colombina”, che richiama l’usanza nella quale una colomba di legno veniva fatta volare dal campanile alla loggia del palazzo ducale in segno di omaggio al doge che proclama l’inizio del Carnevale. Il momento migliore per entrare nel campanile della basilica di San Marco è il tramonto, quando la luce esterna si abbassa e diventa calda. La visuale dall’alto su tutto il centro storico è molto suggestiva e dei pratici tabelloni riepilogano i monumenti che si stagliano lungo il panorama, così da potersi facilmente orientare. Torre dell’Orologio ^ A sinistra della basilica di San Marco notiamo un accesso alla piazza per via di un altro monumento storico: la torre dell’orologio, nota anche come torre dei Mori. Questo edificio alto e stretto tra altri palazzi, rappresenta uno dei più significativi palazzi rinascimentali di Venezia. La sua facciata è decorata da un orologio meccanico che riporta le fasi lunari, solari e quelle delle zodiaco, mentre in una nicchia si trovano la statua di una Madonna, quella del leone marciano e, sopra, la campana dei Mori risalente al 1497. Il nome dei “Mori” è da attribuire al fatto che sulla sua sommità si trovano due statue in bronzo scuro che raffigurano due pastori che battono le ore con una mazza sulla campana. Questi devono a loro volta il nome al loro colore. Tra i due soggetti c’è una piccola differenza: uno è dotato di barba mentre l’altro ne è sprovvisto e, così, sono noti anche come “il vecchio” e “il giovane”. Questi nomi si legano anche a una particolarità: il vecchio batte le ore due minuti prima che arrivino, segnando il passato, mentre il giovane le batte due minuti dopo l’ora esatta, segnando il futuro che verrà. La torre dell’orologio venne costruita tra il 1496 e il 1506 quando vennero aggiunte anche le ali laterali del suo palazzo, poi ampliate nel 1755. Ancora oggi la torre scandisce il passare delle ore e suona le sue campane. La sua posizione separa i palazzi che rappresentavano il potere politico, da quelli del potere religioso. Porta della Carta ^ Riprendendo la visita di piazza San Marco non si può non notare il maestoso palazzo Ducale. Questo è direttamente attaccato alla basilica di San Marco per via della Porta della Carta.  La porta della Carta rappresenta uno dei due ingressi al palazzo ducale e venne costruita tra il 1439 e il 1442. Questo ingresso è celebre per la ricca opera di intagli nel marmo che al centro vedono raffigurato il leone di San Marco con davanti a lui il doge Foscari in ginocchio. Sono diversi i marmi utilizzati in questa particolare porta: il marmo d’Istria e quello di Carrara, utilizzato sia in diverse versioni bianche (stutaurio, venato e bardiglio), sia nella versione rossa per i cordoli e le colonnine, che verde per le patere. Il nome di porta della Carta va ricercato nella presenza, a poca distanza da qui, di un banco e di uno scrivano che era a disposizione degli analfabeti che avevano necessità di scrivere un documento, fosse questo una lettera, un messaggio o un contratto poco importa. Un altro motivo legato a questo nome pare essere il fatto che qui venivano affisse le leggi e i decreti appena promulgati. Al di sopra dell’ingresso si trovano raffigurate, tramite statue, diversi personaggi: la Giustizia, la Fortezza, la Prudenza, la Speranza e la Carità, che rappresentano le doti che un buon governatore dovrebbe possedere. Anche buona parte della rimanente iconografia della porta della Carta è ispirata al tema della giustizia, perché attraverso questo ingresso entravano le persone che dovevano essere giudicate per i reati commessi. Palazzo Ducale ^ Si può dire che il palazzo Ducale di piazza San Marco sia famoso quasi quando la grande basilica. Unito a questa, si allunga verso il mare e segna un lato della piazzetta San Marco. Palazzo Ducale di Venezia venne costruito la prima volta nel IX secolo, ma col tempo venne ricostruito e rivisto più volte, ad esempio nel XII secolo, nel XIV e nel XV, a causa di frequenti incendi. Il suo aspetto attuale lo si deve principalmente alla revisione del 1340, quando ospitava le funzioni governative della città. A metà dell’edificio si può scorgere il bel balcone centrale, risalente agli inizi del XV secolo e progettato da Pier Paolo delle Masegne. Per circa ottocento anni ha rappresentato la sede del doge (tanto da essere conosciuto come palazzo Dogale) e del governo della Repubblica della Serenissima, definendo le sorti della civiltà cittadina, ma anche della sua cultura, storia e arte. Oggi è un museo visitato giornalmente da centinaia di persone, interessate al palazzo e alla ricca pinacoteca ospitata al suo interno. Lo stile gotico del palazzo ducale ha influenze bizantine e orientali che ben testimoniano gli stretti rapporti commerciali tra la repubblica e questi territori. Si compone di tre ali che si sviluppano intorno ad un ampio cortile porticato, mentre il quarto lato è rappresentato dalla basilica. L’intero edificio, apparentemente sorretto da esili colonne del porticato al pian terreno, ha le sue fondamenta su un grande zatterone di tronchi di larice su cui è posizionato un basamento in pietra d’Istria. Le facciate principali sono quelle posizionate verso la piazzetta San Marco e il molo di San Marco e sono dotate di ricchi marmi intarsiati che sovrastano il lungo colonnato. Qui si aprono anche delle grandi finestre ad ogiva e due balconi monumentali al centro. La parte più antica è quella rivolta verso il molo e qui si possono vedere alcuni capitelli trecenteschi riccamente decorati con sculture. L’ingresso principale era anticamente quello posizionato tra il palazzo e la basilica, noto come Porta della Carta. Qui le decorazioni si fanno davvero ricche tra intagli e bassorilievi. Il terzo lato del palazzo Ducale di Venezia si affaccia invece sul rio di Palazzo ed è caratterizzato dalla presenza del Ponte dei Sospiri, che univa l’edificio a quello delle prigioni nuove. Dal cortile interno si possono vedere due scale monumentali: la scala dei Giganti, costruita a fine del XV secolo deve il suo nome e alle grandi statue in marmo che raffiguravano Marte e Nettuno. Questa scala collega il cortile alla loggia interna del primo piano, dove veniva incoronato il duca. Da qui si accede al piano delle Logge, che gira intorno al palazzo e si nota anche esternamente. L’altro scalone monumentale è la Scala d’Oro, che prosegue la scala dei Giganti. Questo deve il suo nome alle decorazioni della volta in marmo bianco e foglia d’oro zecchino. La scala d’Oro separava gli spazi pubblici dall’abitazione privata del Doge. Libreria Sansoviniana ^ Un altro degli edifici storici di piazza San Marco e quindi del sestiere San Marco di Venezia è la libreria Sansoviniana. Questo edificio è di fronte al palazzo ducale e comincia nei pressi del campanile della basilica. Il nome di Libreria Sansoviniana è legato all’architetto Jacopo Sansovino che progettò e costruì il palazzo tra il 1537 e il 1554 su richiesta dei procuratori di San Marco. Lo scopo di questo edificio era quello di raccogliere al suo interno tutti i codici greci e latini arrivati qui su donazione del cardinale Bessarione e divenire la biblioteca pubblica dello stato veneto. La sua funzione originaria è stata in parte mantenuta, ospitando oggi al suo interno una parte della biblioteca nazionale marciana. Prima della libreria Sansoviniana questa parte di piazza San Marco era occupata da locande e banchi del mercato che vennero rasi al suolo, donando all’intera piazza un’omogeneità di stili ed eleganza. Al pian terreno si sviluppa un lungo porticato con arcate doriche, mentre al di sopra si trova un loggiato con archi di ordine ionico sormontato da fregi e statue di putti e festoni di fiori e frutti. Sulla sommità si trova infine una lunga balaustra con tre obelischi agli angoli e una lunga serie di statue di divinità classiche. Originariamente questo spazio era però una grande volta che chiudeva l’edificio. Nel 1545, durante i lavori, questa crollò, costando a Sansovini la prigione e il pagamento di propria tasca delle spese di ricostruzione. In via tutelativa decise quindi di creare un’ampia terrazza anziché ripristinare la copertura originale. Per chi lo desiderasse è possibile visitare le sue sale monumentali, attraverso il biglietto combinato de “i musei di piazza San Marco”, che prevedono l’ingresso dal museo Correr. Edificio della Zecca ^ Arrivati sul molo marciano e prendendo a destra si incontra, dopo la libreria Sansoviniana, il palazzo della Zecca. Anch’esso progettato da Jacopo Sansovino venne costruito in pietra d’Istria tra il 1536 e il 1545, all’interno di un grande progetto di ristrutturazione urbanistica di tutta piazza San Marco e dei suoi primi dintorni. Come suggerito dal nome, all’interno dell’edificio della Zecca, veniva coniata la moneta della Repubblica della Serenissima, attività continuata fino al 1870, con l’annessione al Regno d’Italia. Precedentemente al 1277 la funzione della zecca si trovava a Rialto, ma venne spostata in questa piazza per poter essere controllata più facilmente dagli organi governativi. Il palazzo lavorava a ritmi sostenuti, coniando ogni anno ducati d’oro e d’argento, arrivando a produrre fino a due milioni di monete. Proprio la tipologia di lavoro e le produzioni ingenti sviluppavano forti fonti di calore, tanto che Sansovino decise di non utilizzare il legno nella costruzione, ma solo la pietra d’Istria. Le attività di conio avvenivano principalmente sotto i portici e le quaranta arcate del cortile interno. Inizialmente l’edificio della Zecca di Venezia era stato pensato a due piani, con un lungo porticato al piano terreno e un colonnato con finestre corrispondenti agli archi del piano terra dotate di un doppio architrave. Il secondo piano venne aggiunto solo successivamente, su progetto dello stesso Sansovino. Oggi l’edifico è diventato un’appendice della biblioteca Sansoviniana, e ospita al suo interno le sale di lettura. Giardini Reali di Venezia ^ Proseguendo sulla Riva degli Schiavoni e oltrepassando il ponte della Zecca che scavalca una parte del Canal Grande, giungiamo ai Giardini Reali di Venezia, aperti liberamente al pubblico durante il giorno. Questi sono i giardini più grandi di tutto il sestiere San Marco, e vennero realizzati nel 1807 contestualmente alla decisione napoleonica di collocare il palazzo della Corona nel vicino edificio della Procurazie Nuova. Questo spazio era occupato dai Granai di Terra Nova dal 1340, un palazzo gotico che veniva utilizzato come riserve e mercato del grano e spazio per piccole botteghe, che venne raso al suolo. Con il ritorno degli austriaci a Venezia i giardini vennero rivisti e fu costruita una serra nei pressi del ponte della Zecca, mentre dalla parte opposta fu creare la Kaffeehaus, in stile neoclassico. Quando nel 1920 la monarchia cedette i propri beni al demanio dello Stato, anche questi giardini passarono al pubblico ed entrarono a far parte dei beni del comune di Venezia. Recentemente restaurati i giardini reali sono tornati a disposizione della cittadinanza e dei turisti dal 2019. Qui, al contrario che su tutto il resto di piazza San Marco, è possibile sedersi e consumare cibi e bibite. In un angolo  dei giardini reali si trova anche un bellissimo bar, dove potersi sedere per uno spuntino. Questi giardini sono anche il luogo ideale dove fermarsi qualche minuto all’ombra a riposare, soprattutto se visitate Venezia in una giornata assolata. Kaffeehaus ^ La Kaffeehaus è direttamente collegata ai giardini reali, ed è una piccola palazzina neoclassica, progettata da Lorenzo Santi. In epoca napoleonica rappresentava l’elemento architettonico di spicco di tutto il progetto dei giardini. Il suo nome è legato però al periodo austriaco, quando l’intera area venne rivista secondo i canoni dell’epoca. Oggi al suo interno si trova un bar e l’ufficio dell’azienda per la promozione turistica, in una posizione strategica proprio in corrispondenza di una fermata del vaporetto che solca il Canal Grande e il Canale della Giudecca. Procuratie Vecchie ^ Torniamo poi nel cuore di piazza San Marco, cuore pulsante del sestiere San Marco di Venezia, dopo averci girato intorno. Davanti a noi abbiamo ancora una volta la bellissima basilica e alla nostra sinistra si trova il palazzo delle Procuratie Vecchie, a destra quello delle Procuratie Nuove e alle nostre spalle l’Ala Napoleonica. Il palazzo delle Procuratie Vecchie è un lunghissimo edificio che arriva fino alla Torre dell’Orologio e risale al XII secolo. In realtà quello visibile oggi è frutto di una ricostruzione avvenuta tra il 1500 e il 1532, a causa di un incendio che all’inizio del XVI secolo distrusse parte del palazzo. Lo scopo di questo spazio era quello di ospitare l’abitazione dei Procuratori di San Marco, e, considerando anche le sue dimensioni, venne costruito con un’altezza ridotta per non pesare troppo sul terreno sabbioso di Venezia. Anche in questo caso, tra i numerosi architetti che intervennero nel progetto, ci fu anche Sansovino. Il palazzo è lungo ben 152 metri e dotato di 50 arcate e cento finestre ai piani superiori. Queste sono corredate di arco a tutto sesto che ricordano nello stile, veneto-bizantino, l’edificio originario del XII secolo. All’interno della Procuratie Vecchie si trovano oggi principalmente uffici, mentre il porticato al pian terreno è ricco di negozietti, bar e ristorantini pronti ad accogliere i turisti in una delle piazze più belle del mondo. Procuratie Nuove ^ Dalla parte opposta della piazza si trova invece il palazzo delle Procuratie Nuove. Così come l’edificio gemello serviva per ospitare i Procuratori di San Marco e delle magistrature cittadine. Questo palazzo, racchiuso tra l’ala napoleonica e la libreria Sansoviniana, è più recente delle Procuratie Vecchie. Venne infatti costruito tra la metà del XVI secolo e la metà del secolo successivo. Il palazzo delle Procuratie Nuove prese il posto dell’Ospizio Orsello e di altri edifici ben più alti che raggiungevano anche l’altezza del vicino campanile. Nella sua costruzione si decise invece di adeguare l’altezza a quella della confinante libreria, di cui conserva anche i moduli architettonici. Dopo la caduta della Repubblica della Serenissima venne impiegato come reggia napoleonica, poi asburgica e infine sabauda. Al suo interno, dal 1922, si trova infine il museo Correr e il museo Archeologico Nazionale, entrambi visitabili con il biglietto integrato de “I Musei di Piazza San Marco”, così come la maggior parte degli edifici che qui si affacciano. Al suo pian terreno si trova anche lo storico Caffè Florian, fondato nel settecento e ancora oggi in funzione e dotato di tavolini all’aperto che si allungano verso il centro della piazza. Ala Napoleonica ^ L’ultimo lato di piazza San Marco è infine chiuso dall’Ala Napoleonica, esattamente all’opposto della basilica di San Marco. Questo palazzo fu costruito tra il 1807 e il 1830, durante la dominazione francese e doveva ospitare la sede di rappresentanza dei sovrani. Al suo posto si trovava la chiesa di San Geminiano, ristrutturata dal Sansovino e originariamente costruita nel VI secolo. Jacopo Sansovino era così orgoglioso del lavoro che portò a termine da scegliere di essere sepolto in questa chiesa insieme ai figli. L’Ala Napoleonica ha uno stile estremamente vicino a quello del palazzo delle Procuratie Nuove, tanto che è anche noto come Procuratie Nuovissime, ma si differenzia per il piano dell’attico dotato di 14 statue di imperatori romani. All’interno dell’Ala Napoleonica si trova la sede principale del Museo Correr, del Museo Archeologico Nazionale e le sale monumentali della Biblioteca Nazionale Marciana. A tutti questi spazi si accede per via dello scalone d’onore. Piazzetta dei Leoncini ^ Sempre dal centro di piazza San Marco guardando in direzione della basilica si nota la piazzetta dei Leoncini, posta alla sua sinistra. Il nome di questo spazio è legato alle statue di due leoni in marmo rosso di Cottanello che ne decorano l’ingresso e che, purtroppo, vengono ogni giorno scalate da bambini e genitori poco rispettosi della cultura e dei beni pubblici. I due leoncini risalgono al 1722 e questa piazza ha un aspetto raccolto, ma rigoroso. Sul fondo si trova il Palazzo Patriarcale, in stile neoclassico, costruito tra il 1836 e il 1850. A destra c’è l’ingresso alla basilica di San Marco per le funzioni religiose attraverso la Porta dei Fiori, mentre a sinistra è presente la facciata della chiesa di San Basso, risalente al 1676. La parte centrale della piazzetta dei Leoncini è rialzata e raggiungibile per via di pochi scalini. Al centro è presente l’unico pozzo pubblico dell’intera area, decorato da una balaustra in marmo. Piazzetta dei Leoncini di Venezia è stata dedicata a papa Giovanni XXIII nel 1966, su voto unanime del consiglio comunale. Ponte dei Sospiri ^ Sempre all’interno del sestiere di San Marco si trova un altro dei monumenti più conosciuti di tutta Venezia e tra le icone italiane all’estero: il ponte dei Sospiri. La sua costruzione, avvenuta nel XVII secolo per collegare il palazzo Ducale alle Prigioni Nuove di Venezia, fu frutto di “figli d’arte”. Il progetto venne infatti curato dall’architetto Antonio Contin, nipote di Antonio Da Ponte, costruttore del vicino Ponte di Rialto. Il Ponte dei Sospiri sormonta il rio di Palazzo ed è dotato di un doppio passaggio interno nei quali i detenuti si muovevano tra le Prigioni e gli uffici dei magistrati per essere giudicati o alle Sale dell’Avogaria e al Parlatorio. Il suo nome, attribuitogli già durante il settecento, è legato alla tradizione secondo la quale i prigionieri, percorrendolo, erano soliti sospirare guardando per l’ultima volta all’esterno, attraverso le sue fessure. Il ponte venne costruito in stile barocco utilizzando la pietra d’Istria ed è osservabile esclusivamente da due altri ponti, entrambi sul rio Palazzo: il ponte della Paglia (sulla riva degli Schiavoni) e il ponte della Canonica. Non è difficile intuire quali siano questi ponti, sono infatti quasi sempre pieni di turisti che si accalcano per scattare una foto ricordo del ponte. La sua struttura è completamente chiusa, con l’obiettivo di impedire ogni tentativo di fuga. Sul ponte si trova anche il bassorilievo che raffigura la giustizia. In pochi riuscirono a scappare dalle prigioni nuove, raggiungibili attraverso il ponte. Tra questi ci fu il celebre Giacomo Casanova, noto dongiovanni veneziano, incarcerato per massoneria e propaganda antireligiosa ed evaso dopo quindici mesi. Una legenda poco conosciuta in Italia ma famosa all’estero, recita che due persone che si amano avranno la felicità eterna se si baceranno durante il tramonto su di una gondola che passa sotto al ponte. Scala Contarini del Bovolo ^ Un’altra attrazione da non perdere nel sestiere di San Marco a Venezia è la Scala Contarini del Bovolo. Scegliete voi se entrarvi o se limitarvi ad ammirarla dall’esterno, ma percorrete i vicoli intricati che vi porteranno fino al suo cospetto. Inoltre approfittate del panorama che si gode dall’alto del campanile di San Marco per vederla chiaramente nella sua interezza. La Scala Contarini del Bovolo fa parte dell’omonimo palazzo e si trova a poca distanza dal campo Manin e dal rio di San Luca. Lo stile di quest’edificio è tardo gotico e venne costruito tra il XIV e il XV secolo per la famiglia Contarini. Solo alla fine del XV secolo venne aggiunta al palazzo la celebre scala a chiocciola, che valse il soprannome “dal Bovolo” alla famiglia. Questa è caratterizzata da una serie di logge e di archi, in parte ribassati e in parte a tutto sesto, in stile rinascimentale. Quando al palazzo Contarini venne aggiunta la scala del bovolo, si trattava di una struttura abbastanza usuale per i canoni dell’epoca, ma che non era mai stata costruita in tali dimensioni. La scala è stata ricavata all’interno di una struttura a torre e, ad ognuno dei cinque piani di cui si compone, permette di accedere a una loggia che ne richiama lo stile. All’ultimo piano si trova infine un belvedere a cupola che regala un bel panorama sulla città (ma che potete evitare se siete già saliti sul campanile di San Marco). Davanti alla scala dei Contarini del Bovolo si trova un piccolo campo in cui è ospitata una collezione di vere da pozzo, ovvero balaustre che solitamente proteggono l’accesso ai pozzi pubblici. Con il biglietto d’ingresso alla scala dei Contarini del Bovolo sarà possibile percorrere la scala a chiocciola e accedere alla galleria, ospitata al secondo piano, che contiene alcune sculture e dipinti della collezione IRE, tra cui il bozzetto del Paradiso di Jacopo Tintoretto. Teatro La Fenice ^ Il teatro più importante della città è il teatro La Fenice, anch’esso nel sestiere San Marco. Prestigioso teatro lirico, conosciuto in tutto il mondo, subì due gravi distruzioni che ne richiesero la ricostruzione.  Il teatro La Fenice venne eretto una prima volta alla fine del settecento, quando in città erano già presenti altri sette antichi teatri. La costruzione fu voluta dalla società dei palchettisti che per via di alcune vicende giudiziarie si trovò ad essere senza alcun teatro. Il nuovo teatro si sarebbe dovuto chiamare “Gran Teatro La Fenice”, in rappresentanza della rinascita della società dei palchettisti. I lavori di costruzione cominciarono nel 1790 con la demolizione di alcuni edifici preesistenti e si conclusero nel 1792. Durante la successiva dominazione francese, il teatro La Fenice ricoprì il ruolo di teatro di Stato e per meglio accogliere Napoleone una sua sala venne decorata in stile Impero. Questo fu solo l’inizio di una grande revisione dei decori che terminò entro il 1808. A distanza di pochi anni, però, si rese necessario un ulteriore intervento a causa anche del degrado dovuto ai fumi delle lumiere ad olio. I lavori procedettero spediti e il teatro fu riaperto nel 1828. Nonostante specifiche clausole nel bando per la costruzione iniziale del teatro che chiedevano un occhio di riguardo nell’utilizzo di legno per la struttura, nel 1836 scoppiò un grande incendio a causa del malfunzionamento di una stufa. Questo fece crollare il teatro La Fenice, risparmiando solo pochi spazi. L’edificio venne prontamente ricostruito e solamente un anno dopo fu pronto a riaprire. Nei decenni successivi vennero fatti numerosi interventi di restauro e revisione dei palchi. Tutto andò liscio fino al 1996, quando un incendio doloso distrusse nuovamente il teatro La Fenice, che ancora una volta rinacque dalle sue ceneri secondo il motto “com’era, dov’era”, ovvero ricostruendolo nelle sue forme originarie e nello stesso luogo. La ricostruzione conservativa del teatro La Fenice terminò nel 2003, quando a dicembre venne nuovamente riaperto il pubblico. Questa volta si riuscirono a identificare i colpevoli, ovvero due elettricisti che stavano lavorando alla manutenzione del teatro e che per scampare alle penali dovute ai ritardi nei lavori pensarono bene di dare fuoco al teatro. All’interno del teatro La Fenice si sono esibite importantissime personalità, come Rossini, Bellini, Verdi, Donizetti, Stravinskij, Prokofiev, Maderna, Guarnieri e tanti altri. Bacino Orseolo ^ Tornando nei pressi di piazza San Marco si può scoprire infine un luogo magico alle sue spalle, ovvero il bacino Orseolo. Posto più precisamente dietro alle Procuratie Vecchie e stretto tra alberghi, negozi e ristoranti, si tratta di uno specchio d’acqua aperto nel 1863 per creare un luogo di approdo delle gondole a pochi passi dal cuore del centro storico. Per creare il bacino Orseolo, titolato a un doge veneziano, si rese necessario abbattere diversi edifici, tra cui l’albergo Cavalletto, ricreato poi su di una sponda di questo bacino. Oggi passeggiando fino a qui si possono trovare decine e decine di gondole ferme che durante il giorno imbarcano turisti per fare un giro di Venezia. Lo spettacolo è ancora più suggestivo la sera, quando vengono ricoverate qui le tante gondole che durante il giorno si trovano in giro per i canali del sestiere San Marco. Campo San Bartolomeo ^ Per terminare la visita del sestiere San Marco ci si può recare al campo San Bartolomeo o campo San Bartolomio, una zona di passaggio che vi capiterà di percorrere più volte durante la visita di Venezia, soprattutto dopo aver attraversato il ponte di Rialto. Questa è una delle piazze più grandi del sestiere San Marco se si esclude piazza San Marco ed è spesso molto trafficata di persone. A pochi passi dalla via principale di Venezia, ovvero la Strada Nova, campo San Bartolomeo è considerato il cuore sociale e commerciale della città, anche per la presenza di diverse banche e sedi di importanti attività cittadine. Deve il suo nome alla facciata della chiesa di San Bartolomeo, risalente al XII secolo e quasi mimetizzata tra gli altri palazzi. Al centro del campo si erge imponente una statua in bronzo su di un alto piedistallo in marmo. Si tratta della statua di Carlo Goldoni, noto commediografo settecentesco veneziano.
Guida ai Sestieri Santa Croce e San Polo di Venezia Chi visita Venezia non può assolutamente perdersi una passeggiata nel cuore del centro cittadino. Davanti al sestiere di Cannaregio, al di là del canal Grande, si sviluppano i sestieri di Santa Croce (più ad ovest) e di San Polo (più ad est e fin davanti a San Marco). Tra palazzi antichi e vicoli suggestivi si incontreranno alcune delle più famose destinazioni della città di Venezia, a partire dal ponte di Rialto che collega Cannaregio a San Polo. Alla Scoperta dei Sestieri Santa Croce e San Polo di Venezia Dove si trovano i sestieri Santa Croce e San Polo Come arrivare al sestiere Santa Croce Come arrivare al sestiere San Polo Cosa vedere nei sestieri Santa Croce e San Polo di Venezia Ponte di Rialto e Canal Grande Mercato di Rialto Campo San Polo Basilica dei Frari Scuola Grande di San Rocco Chiesa di San Nicola da Tolentino Ponte della Costituzione – il Ponte di Calatrava Ponte degli Scalzi Chiesa di San Simeon Piccolo Mappa dell’itinerario nei sestieri Santa Croce e San Polo di Venezia Dove si trovano i sestieri Santa Croce e San Polo ^ I sestieri di Santa Croce e di San Polo sono quelli più centrali di tutta la città di Venezia. Sono quasi completamente avvolti dal canal Grande, che li separa da Cannaregio a nord e da San Marco ad est. A sud invece sono entrambi confinanti con il sestiere Dorsoduro.  Questa loro posizione centrale ha fatto sì che si sviluppassero già dall’antichità, anche perché San Polo è leggermente rialzato rispetto al resto del territorio, subendo meno frequentemente il fenomeno dell’acqua alta e di conseguenza era una zona più sicura. Come arrivare al sestiere Santa Croce ^ Arrivare a Santa Croce è decisamente facile, soprattutto per chi arriva a Venezia in treno. Dalla stazione di Santa Lucia è sufficiente attraversare il ponte degli Scalzi o il ponte della Costituzione per ritrovarsi in due zone distinte del sestiere Santa Croce.  Se si arriva in autobus, invece, è molto probabile che si giungerà a piazzale Roma, quindi già nel sestiere Santa Croce. Da questo sestiere e per questo sestiere ci si può muovere anche in vaporetto grazie alle linee 1 e 2, che percorrono il canal Grande. Anche se arrivare in automobile nel centro di Venezia giungerete a Santa Croce. Questo è infatti l’unico sestiere dove è ammessa la circolazione delle auto. A ovest è stata creata anche un’isola artificiale, nota come tronchetto, costruita con lo scopo di adibirla a grande parcheggio.  Come arrivare al sestiere San Polo ^ Una volta giunti a Santa Croce è facile muoversi in direzione San Polo, questo sestiere è infatti affiancato ad est dell’altro. Per arrivarci a piedi dagli altri sestieri, fatta eccezioni per Dorsoduro che è collegato via terra, è necessario percorrere il celebre ponte di Rialto, che lo collega al sestiere Cannaregio.  Via mare, invece, trovandosi anche il sestiere San Polo avvolto per buona parte dal canal Grande, è possibile arrivarci grazie alle linee di vaporetto 1 e 2. Cosa vedere nei sestieri Santa Croce e San Polo di Venezia ^ Senza ombra di dubbio Santa Croce è il quartiere meno turistico di Venezia: in parte occupato da una grande zona industriale, in parte da parcheggi e in parte da palazzi più umili rispetto al resto del centro storico. Si tratta in tutto per tutto del sestiere più “di servizio”, dove tuttavia è possibile ammirare qualche bella destinazione, per lo più affacciata sul canal Grande. Più interessante è invece il sestiere San Polo. Questo si è sviluppato su di un lato del celebre ponte di Rialto e venne inizialmente scelto dai suoi abitanti per la scarsa probabilità di essere soggetto a inondazioni. Questo è il quartiere più piccolo della città, nonché uno dei più antichi. Già dall’XI secolo qui viene fatto il mercato cittadino ed è ricchissimo di chiese sorprendenti e palazzi storici. Ecco l’itinerario completo tra il sestiere Santa Croce e il sestiere San Polo. Ponte di Rialto e Canal Grande ^ Vera icona della città di Venezia è il ponte di Rialto, che nel sestiere San Polo attraversa il canal Grande. Questo è il canale principale della città lagunare ad attraversare il centro storico, con una lunghezza di 3,8 chilometri e una larghezza che varia tra i 30 e i 70 metri. Con la sua profondità di appena cinque metri divide letteralmente in due il centro di Venezia, con una forma ad S al contrario. Da sempre protagonista di Venezia, su di questo canale si affacciano alcuni dei palazzi più belli e antichi di tutta la città, per la maggior parte risalenti al periodo tra il XII e il XVIII secolo. Grazie alla sua storicità e alle sue dimensioni il Canal Grande è anche teatro di molti eventi cittadini, come l’annuale Regata Storica nella prima domenica di settembre o la festa della Madonna della Salute celebrata il 21 novembre. Il Canal Grande congiunge il ponte della Libertà al bacino davanti a San Marco. Sono solamente quattro i ponti che attraversano il Canal Grande e, più precisamente, il ponte dell’Accademia, il ponte degli Scalzi, il ponte della Costituzione e il ponte di Rialto, quest’ultimo oltre ad essere il più celebre è anche il più antico di tutti. Questa zona di Venezia è infatti strategica da diversi secoli: qui si trovava il mercato di Rialto e un attraversamento pedonale era quanto mai utile. Inizialmente il passaggio era permesso grazie a un attraversamento formato dal collegamento di diverse barche. Già tra la metà del XII secolo e il XIII secolo era necessaria una struttura più stabile e così venne costruito un primo ponte poggiante su pali in legno, conosciuto come ponte della Moneta per via della vicinanza all’antico palazzo della Zecca che qui sorgeva. La struttura di questo ponte era formata da due rampe inclinate verso il centro, in cui era presente una parte mobile che consentiva il passaggio delle navi più alte. Sempre più frequentato dalle persone che vi transitavano per accedere al mercato di Rialto, la struttura venne presto conosciuta con il nome di ponte di Rialto. Nel XV secolo la struttura in legno crollò sotto il peso causato dalla calca di persone che si erano riunite sul ponte per osservare il passaggio del corteo nuziale del Marchese di Ferrara. Il commercio però, si sa, ha sempre portato ricchezza nelle città, e anche il ponte fu al centro di questi interessi, tanto che venne presto ricostruito integrandolo al mercato di Rialto e prendendone il nome. In questa nuova costruzione erano presenti due file di negozi ai lati del ponte. Attraverso gli affitti riscossi dai negozianti era possibile pagare la manutenzione della struttura. E così, agli inizi del XVI secolo, furono vagliati diversi progetti che prevedevano la ricostruzione in pietra del ponte di Rialto. Una prima riedificazione avvenne nel 1514, seguita da un successivo crollo dieci anni più tardi. Seguirono diversi bandi a cui parteciparono gli architetti più famosi dell’epoca, tra cui Sansovino e Palladio, ma solo nel 1588 venne scelto il progetto di Antonio da Ponte in quanto presentava un’unica arcata. Il ponte di Rialto venne quindi ricostruito e reso disponibile ai cittadini, nella forma attuale, nel 1591. Il ponte di Rialto è formato da un’unica arcata che agevola il traffico sul canale sottostante, è lungo più di 28 metri e largo circa 22 metri. La struttura è sorretta da ben dodicimila pali in legno di olmo che permettono di sostenere anche le 24 botteghe che tutt’ora si trovano sopra la sua arcata. Sulle arcate sono presenti quattro statue: da un lato si trovano l’Arcangelo Gabriele e la Madonna che riceve il messaggio celeste per mezzo di una colomba, la quale ricorda la data di fondazione di Venezia, avvenuta il 25 marzo del 421. Sul lato opposto invece si trovano le statue di San Marco e di San Teodoro, ovvero l’attuale e il precedente patrono della città. Mercato di Rialto ^ Dal lato del sestiere di San Polo del ponte di Rialto si giunge al mercato di Rialto, tra i mercati più antichi di tutta Venezia e dalle dimensioni decisamente generose, tanto da occupare il campo de la Pescaria e quello di San Giacometto. All’interno del mercato di Rialto è possibile trovare sia i banchi del pesce (dal martedì al sabato) che quelli della frutta e verdura che ogni mattina, dal lunedì al sabato, si animano di cittadini e turisti attirati da questo scorcio di vita reale in una città che solitamente vede per le sue strade principalmente visitatori. La presenza dei turisti non è passata inosservata e così nei dintorni delle bancarelle hanno aperto diversi bacari, pronti ad accogliere turisti offrendo cicchetti e buoni vini locali. Il mercato di Rialto si trova in questo luogo a partire dal 1097. Nei secoli il suo crescente successo determinò, oltre alla costruzione del ponte di Rialto, anche l’edificazione di alcuni importanti palazzi pubblici nei dintorni della bancarelle che permettevano di meglio amministrare le vendite. Nel 1525 venne costruito il palazzo dei Camerlenghi, ovvero le magistrature mercantili. Tutta la zona circostante era suddivisa per categorie merceologiche, come l’Erbaria, la Casaria, la Pescaria, la Ruga degli Spezieri, la Riva del Carbon, la Riva del Ferro, la Riva del Vin, ma anche la Calle dei Fabbri e così via per gli altri mestieri artigiani. Campo San Polo ^ Tra le cose da vedere nel sestiere San Polo c’è anche l’omonimo campo, campo San Polo. Si tratta di un grande spazio rettangolare, che rappresenta il campo più grande di tutta la città di Venezia, surclassato solo da piazza San Marco.  Anticamente questo spazio era riservato alle coltivazioni e ai pascoli, fino a quando nel 1493 non si decise di pavimentarlo completamente e dotarlo di un pozzo nel suo centro. Questa nuova sistemazione permise a Campo San Polo di ospitare mercati e fiere. Questo suo ruolo crebbe di importanza durante i decenni, tanto che dal seicento vennero spostati qui i mercatini dei poveri, prima tenuti in piazza San Marco. Così la gente era sempre più usuale ritrovarsi qui, fino a quando questo non divenne un vero e proprio punto di incontro in cui si organizzavano feste pubbliche e giochi, tra cui il gioco della palla. Ciò creava però molta confusione e nel 1611 si decise di vietare qualsiasi gioco e i mercati, come testimoniato dalla targa affissa alla chiesa di San Polo, in un angolo del campo. Campo San Polo è entrato nella storia anche perché nel 1548 fu qui che venne assassinato Lorenzino de’ Medici, su volontà di Cosimo de’ Medici. Basilica dei Frari ^ Tra tutte le chiese di Venezia la più grande è la basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari, conosciuta anche come basilica dei Frari. Nel cuore del sestiere di San Polo occupa il campo dei Frari e la sua facciata è anticipata da un piccolo canale. Le dimensioni della basilica dei Frari sono decisamente generose: 102 metri di lunghezza per 48 di larghezza e una altezza che raggiunge i 28 metri. Le sue origini si fondano nel 1231 quando un gruppo di frati francescani si mise all’opera per bonificare il terreno paludoso su cui poi avrebbero costruito la prima chiesa, dedicata alla Madonna, e il vicino monastero. La struttura si rivela in pochissimo tempo essere inadatta per ospitare tutti i fedeli che accorrevano e così già nel 1250 cominciò la costruzione della nuova chiesa, dedicata a Santa Maria Gloriosa. Nonostante la struttura molto più generosa negli spazi, anche questa diventa presto troppo piccola. E così nel 1330 cominciano i grossi lavori per la costruzione della terza chiesa, che richiede anche l’interramento di un vicino rio. I lavori prevedono che la basilica dei Frari si presentasse con tre navate, che giungono al transetto e ben sette absidi a cui, successivamente, se ne aggiunge un ottavo. I lavori si allungano e la facciata viene terminata solo nel 1440. La basilica dei Frari si presenta in stile gotico veneziano, con una struttura in cotto ed elementi in pietra d’Istria. A renderla celebre sono però i suoi interni, con ben 17 altari monumentali e un’infinità di opere d’arte che possono essere visitate acquistando il biglietto all’interno della chiesa. Tra statue e dipinti di artisti famosi, quali Tiziano, si trovano anche le tombe e i monumenti funebri di tantissime personalità, tra cui Canova, Tiziano e diversi dogi veneziani. Vale decisamente la pena prendersi il tempo per fare una visita ai suoi interni e vedere le numerosissime opere qui custodite. Tra le più famose c’è il monumento funebre di Canova, progettato dai suoi allievi dell’Accademia delle Belle Arti di Venezia, che dal 1827 conserva al suo interno l’urna con il cuore dell’artista. Da non perdere anche: il monumento del doge Giovanni Pesaro, con le sue statue disposte su più livelli che mostrano, tra gli altri anche dei grandi personaggi di colore che sorreggono le sculture superiori; la cappella di San Pietro che contiene il monumento in ricordo di Pietro Miani, vescovo di Vicenza, il quale volle questa cappella nel 1432 e vi fu seppellito nel 1464; l’altare delle Reliquie, all’interno della Sagrestia, e che forma un’intera parete di reliquiari decisamente suggestivi, accompagnati da altorilievi in marmo; il monumento del doge Francesco Dandolo, ovvero un cassone con rilievo che rappresenta la Dormizione della Vergine, anticamente interamente ricoperto in oro, sormontato da un dipinto in cui Francesco Dandolo e la moglie vengono presentati alla Madonna accompagnata da Gesù Bambino e i santi Francesco ed Elisabetta; il trittico dei Frari di Giovanni Bellini, la pala d’altare risalente al 1488 e posizionato sull’altare in cui si trova la Madonna in trono con il Bambino e ai lati i santi Nicolò, Pietro, Benedetto, Marco e due angeli musicanti. La cornice dorata è opera di Jacopo da Faenza; il grandissimo dipinto dell’Assunta di Tiziano, risalente agli anni 1516-1518 che è posizionato sopra all’altare centrale della basilica; il suggestivo coro dei frati, in legno e con intagli dai dettagli impressionanti. Risalente al 1468 ed è ancora oggi ottimamente conservato; il monumento funebre a Tiziano, dove il celebre pittore si trova seppellito. Si tratta di un grande arco trionfale, decorato con statue allegoriche e diversi bassorilievi che richiamano alcune delle opere più famose dell’artista. Insomma la visita della basilica dei Frari di Venezia non potrà che lasciare i visitatori a bocca aperta. Scuola Grande di San Rocco ^ Ad una manciata di passi dalla basilica dei Frari si trova un altro degli edifici più conosciuti del sestiere San Polo e più in generale di Venezia: la scuola grande di San Rocco, sull’omonimo campo. Il palazzo venne costruito nel XVI secolo per ospitare una confraternita laica che si occupava di opere benefiche. Inizialmente nata come piccola confraternita, nel giro di pochi anni il numero di adepti crebbe a tal misura che la sede acquisì il titolo di Scuola Grande. Il nome di San Rocco lo si deve al fatto che nel 1485 venne traslato nel primo edificio della confraternita il corpo di San Rocco, a cui si ricorre per chiedere la grazia in caso di epidemie. Nel 1517 prese il via il progetto che portò alla costruzione dell’attuale Scuola Grande di San Rocco. Il palazzo venne costruito nel XVI secolo per ospitare una confraternita laica che si occupava di opere benefiche. Inizialmente nata come piccola confraternita, nel giro di pochi anni il numero di adepti crebbe a tal misura che la sede acquisì il titolo di Scuola Grande. Il nome di San Rocco lo si deve al fatto che nel 1485 venne traslato nel primo edificio della confraternita il corpo di San Rocco, a cui si ricorre per chiedere la grazia in caso di epidemie. Nel 1517 prese il via il progetto che portò alla costruzione dell’attuale Scuola Grande di San Rocco. La Scuola Grande di San Rocco presenta due grandissime sale su due piani sovrapposti. Mentre al pian terreno gli spazi sono divisi su tre navate, il piano superiore è suddiviso tra la sala Capitolare dove si riunivano i confratelli e la sala dell’Albergo, dove si riunivano la Banca e la Zonta, ovvero un piccolo sottoinsieme della giunta dei confratelli. La Scuola Grande di San Rocco è celebre per le sue decorazioni interne, le quali vennero completamente affidate al Tintoretto nel 1564, il quale creò un ciclo di teleri che gli richiese di lavorare quasi 25 anni. Non a caso la Scuola Grande di San Rocco viene spesso paragonata alla cappella Sistina di Roma. Alle opere del Tintoretto si aggiungono bassorilievi che rappresentano la vita di San Rocco e armadi settecenteschi che contengono oggetti storici che venivano impiegati nelle cerimonie religiose. Questi ultimi si trovano all’interno delle Sale del Tesoro, sempre al secondo piano della Scuola Grande di San Rocco. Chiesa di San Nicola da Tolentino ^ Passando da San Polo al sestiere di Santa Croce ci imbattiamo quasi per sbaglio nella maestosa facciata della chiesa di San Nicola da Tolentino su campo dei Tolentini, collegata al corrispondente convento oggi utilizzato come facoltà di architettura da parte dell’università di Venezia. La chiesa di San Nicola da Tolentino venne costruita a cavallo tra il XVI e il XVII secolo, nell’arco di undici anni. Di epoca più recente è invece la facciata che, lasciata incompiuta, venne completata in stile neoclassico agli inizi del settecento con l’erezione di un grande pronao dotato di timpano triangolare sorretto da sei alte colonne in stile corinzio. Internamente la chiesa è decorata con affreschi del XVII secolo, oltre che da altre opere dello stesso stesso periodo. L’importanza di questa chiesa è testimoniata anche dal fatto che diversi dogi hanno deciso di essere sepolti qui dentro, tra cui Giovanni I e Giovanni II Corner, Francesco Corner e Paolo Renier. Molto particolare è anche l’altare dotato di un grande tabernacolo custodito in un tempietto che rappresenta il Santo Sepolcro. Da nota anche l’organo settecentesco arrivato fino ai giorni nostri. La chiesa di San Nicola da Tolentino venne costruita a cavallo tra il XVI e il XVII secolo, nell’arco di undici anni. Di epoca più recente è invece la facciata che, lasciata incompiuta, venne completata in stile neoclassico agli inizi del settecento con l’erezione di un grande pronao dotato di timpano triangolare sorretto da sei alte colonne in stile corinzio. Internamente la chiesa è decorata con affreschi del XVII secolo, oltre che da altre opere dello stesso stesso periodo. L’importanza di questa chiesa è testimoniata anche dal  fatto che diversi dogi hanno deciso di essere sepolti qui dentro, tra cui Giovanni I e Giovanni II Corner, Francesco Corner e Paolo Renier. Molto particolare è anche l’altare dotato di un grande tabernacolo custodito in un tempietto che rappresenta il Santo Sepolcro. Da nota anche l’organo settecentesco arrivato fino ai giorni nostri. Purtroppo la chiesa di San Nicola da Tolentino venne colpita dai bombardamenti austriaci del 1849, che sfondarono la cupola interna della chiesa e arrivarono di fronte all’altare maggiore. Ancora oggi viene ricordato quell’episodio attraverso la palla di cannone incastonata nella facciata. Ponte della Costituzione – il Ponte di Calatrava ^ Decisamente più moderno e molto contestato è invece il ponte della Costituzione, conosciuto anche come ponte di Calatrava per via del suo ideatore. Questo ponte attraversa il Canal Grande e collega piazzale Roma alla stazione ferroviaria cittadina. Inaugurato nel settembre 2008 è realizzato in acciaio e vetro, uno stile che poco si integra in una città come Venezia. Ma le contestazioni che hanno seguito il ponte della Costituzione sono legati a svariati altri motivi: dai costi lievitati rispetto a quelli previsti nella gara di appalto, a possibili problemi di staticità fino alle pedate irregolari dei gradini e alla scivolosità in caso di neve e ghiaccio durante gli inverni. Il ponte della Costituzione è comunque percorso da migliaia di persone ogni giorno che attraversano il canal Grande grazie alla sua forma arcuata che si distribuisce su 94 metri di lunghezza e una larghezza che varia tra i 6 e i 9 metri. Ponte degli Scalzi ^ A collegare il sestiere di Santa Croce a quello di Cannaregio si trova un altro dei ponti sul Canal Grande, ovvero il Ponte degli Scalzi che, insieme al ponte dell’Accademia e al ponte di Rialto rappresentano gli unici attraversamenti pedonali del famoso canale. Il Ponte degli Scalzi si trova anche in prossimità di due chiese, sulle rive opposte del canale: la chiesa di Santa Maria di Nazareth, conosciuta anche come chiesa degli Scalzi per via dei frati che la costruirono, e la chiesa di San Simeon Piccolo. Per via della sua vicinanza alla stazione ferroviaria è conosciuto anche come ponte della stazione. Prima dell’attuale Ponte degli Scalzi venne eretto in questa posizione un altro ponte, nel 1858, sotto il controllo dell’impero austriaco. La struttura rettilinea era costruita in ghisa e si rifaceva a quello costruito prima del ponte dell’Accademia. I veneziani non amavano particolarmente questo ponte e lo avevano rinominato “orrido bislungo”. Questa struttura risultò però presto inadatta, perché non era possibile per le imbarcazioni passarvi al di sotto. Nel 1934 venne inaugurato il ponte degli Scalzi che prese il posto del ponte in ghisa austriaco. La struttura a singola arcata venne completamente realizzata in pietra d’Istria senza utilizzare cemento armato o ferro. Per costruirlo vennero utilizzate delle strutture provvisorie sulle quali venne eretto il ponte, per garantirgli stabilità in fase costruttiva, e venne utilizzata una particolare tecnica, nota come “lesioni sistematiche”. Chiesa di San Simeon Piccolo ^ Agli inizi del quartiere Santa Croce, proprio al di là del ponte degli Scalzi, si trova la chiesa di San Simeon Piccolo, posta praticamente davanti a quella degli Scalzi ma dalla parte opposta del canal Grande. Nota anche come chiesa dei Santi Simeone e Giuda, in realtà deve il suo aggettivo “Piccolo” per essere distinta dalla chiesa di San Simeon Grande, posta a poca distanza e di dimensioni maggiori. In realtà ciò è stato valido fino al XVIII secolo, ovvero prima che venisse conferito a questa chiesa l’attuale aspetto maestoso. La chiesa di San Simeon Piccolo venne fondata addirittura nel IX secolo, ma consacrata circa quattro secoli più tardi. La struttura, divisa in tre navate, cominciò però a cedere sotto il peso degli anni e le sue condizioni diventarono talmente critiche che si rese necessario ricostruirla da zero. Agli inizi del settecento cominciarono i lavori che si conclusero nel 1738 conferendo alla chiesa l’aspetto attuale. Risulta difficile non notare la chiesa di San Simeon Piccolo per chi arriva in città in treno, perché si trova praticamente davanti alla stazione. Inoltre il suo aspetto è decisamente ingombrante, c’è chi la paragona addirittura ad una versione sull’acqua del Pantheon di Roma per via del suo aspetto neoclassico, anche se la grande cupola in rame che la sormonta si rifà più a uno stile veneto-bizantino. La facciata è scandita dalle alte colonne che sorreggono il timpano sul quale si trova un bassorilievo in marmo del settecento che racconta il martirio dei Santi titolari. Dietro si erge la cupola sulla quale si trova una lanterna a forma di tempio e a sua volta sormontata da un’ulteriore cupola. Internamente invece la chiesa di San Simeon Piccolo risulta essere un po’ spoglia, con tonalità chiare e una pianta circolare che spinge lo sguardo verso l’altare maggiore. Trovano però posto qui alcune opere settecentesche. Al di sotto della chiesa si trova la più interessante cripta, interamente affrescata con scene tratte dall’Antico Testamento e altre rappresentanti la via Crucis. Nella cripta si contano ben 21 cappelle, 8 delle quali sono però murate e ad oggi inesplorate.
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San Polo
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Guida ai Sestieri Santa Croce e San Polo di Venezia Chi visita Venezia non può assolutamente perdersi una passeggiata nel cuore del centro cittadino. Davanti al sestiere di Cannaregio, al di là del canal Grande, si sviluppano i sestieri di Santa Croce (più ad ovest) e di San Polo (più ad est e fin davanti a San Marco). Tra palazzi antichi e vicoli suggestivi si incontreranno alcune delle più famose destinazioni della città di Venezia, a partire dal ponte di Rialto che collega Cannaregio a San Polo. Alla Scoperta dei Sestieri Santa Croce e San Polo di Venezia Dove si trovano i sestieri Santa Croce e San Polo Come arrivare al sestiere Santa Croce Come arrivare al sestiere San Polo Cosa vedere nei sestieri Santa Croce e San Polo di Venezia Ponte di Rialto e Canal Grande Mercato di Rialto Campo San Polo Basilica dei Frari Scuola Grande di San Rocco Chiesa di San Nicola da Tolentino Ponte della Costituzione – il Ponte di Calatrava Ponte degli Scalzi Chiesa di San Simeon Piccolo Mappa dell’itinerario nei sestieri Santa Croce e San Polo di Venezia Dove si trovano i sestieri Santa Croce e San Polo ^ I sestieri di Santa Croce e di San Polo sono quelli più centrali di tutta la città di Venezia. Sono quasi completamente avvolti dal canal Grande, che li separa da Cannaregio a nord e da San Marco ad est. A sud invece sono entrambi confinanti con il sestiere Dorsoduro.  Questa loro posizione centrale ha fatto sì che si sviluppassero già dall’antichità, anche perché San Polo è leggermente rialzato rispetto al resto del territorio, subendo meno frequentemente il fenomeno dell’acqua alta e di conseguenza era una zona più sicura. Come arrivare al sestiere Santa Croce ^ Arrivare a Santa Croce è decisamente facile, soprattutto per chi arriva a Venezia in treno. Dalla stazione di Santa Lucia è sufficiente attraversare il ponte degli Scalzi o il ponte della Costituzione per ritrovarsi in due zone distinte del sestiere Santa Croce.  Se si arriva in autobus, invece, è molto probabile che si giungerà a piazzale Roma, quindi già nel sestiere Santa Croce. Da questo sestiere e per questo sestiere ci si può muovere anche in vaporetto grazie alle linee 1 e 2, che percorrono il canal Grande. Anche se arrivare in automobile nel centro di Venezia giungerete a Santa Croce. Questo è infatti l’unico sestiere dove è ammessa la circolazione delle auto. A ovest è stata creata anche un’isola artificiale, nota come tronchetto, costruita con lo scopo di adibirla a grande parcheggio.  Come arrivare al sestiere San Polo ^ Una volta giunti a Santa Croce è facile muoversi in direzione San Polo, questo sestiere è infatti affiancato ad est dell’altro. Per arrivarci a piedi dagli altri sestieri, fatta eccezioni per Dorsoduro che è collegato via terra, è necessario percorrere il celebre ponte di Rialto, che lo collega al sestiere Cannaregio.  Via mare, invece, trovandosi anche il sestiere San Polo avvolto per buona parte dal canal Grande, è possibile arrivarci grazie alle linee di vaporetto 1 e 2. Cosa vedere nei sestieri Santa Croce e San Polo di Venezia ^ Senza ombra di dubbio Santa Croce è il quartiere meno turistico di Venezia: in parte occupato da una grande zona industriale, in parte da parcheggi e in parte da palazzi più umili rispetto al resto del centro storico. Si tratta in tutto per tutto del sestiere più “di servizio”, dove tuttavia è possibile ammirare qualche bella destinazione, per lo più affacciata sul canal Grande. Più interessante è invece il sestiere San Polo. Questo si è sviluppato su di un lato del celebre ponte di Rialto e venne inizialmente scelto dai suoi abitanti per la scarsa probabilità di essere soggetto a inondazioni. Questo è il quartiere più piccolo della città, nonché uno dei più antichi. Già dall’XI secolo qui viene fatto il mercato cittadino ed è ricchissimo di chiese sorprendenti e palazzi storici. Ecco l’itinerario completo tra il sestiere Santa Croce e il sestiere San Polo. Ponte di Rialto e Canal Grande ^ Vera icona della città di Venezia è il ponte di Rialto, che nel sestiere San Polo attraversa il canal Grande. Questo è il canale principale della città lagunare ad attraversare il centro storico, con una lunghezza di 3,8 chilometri e una larghezza che varia tra i 30 e i 70 metri. Con la sua profondità di appena cinque metri divide letteralmente in due il centro di Venezia, con una forma ad S al contrario. Da sempre protagonista di Venezia, su di questo canale si affacciano alcuni dei palazzi più belli e antichi di tutta la città, per la maggior parte risalenti al periodo tra il XII e il XVIII secolo. Grazie alla sua storicità e alle sue dimensioni il Canal Grande è anche teatro di molti eventi cittadini, come l’annuale Regata Storica nella prima domenica di settembre o la festa della Madonna della Salute celebrata il 21 novembre. Il Canal Grande congiunge il ponte della Libertà al bacino davanti a San Marco. Sono solamente quattro i ponti che attraversano il Canal Grande e, più precisamente, il ponte dell’Accademia, il ponte degli Scalzi, il ponte della Costituzione e il ponte di Rialto, quest’ultimo oltre ad essere il più celebre è anche il più antico di tutti. Questa zona di Venezia è infatti strategica da diversi secoli: qui si trovava il mercato di Rialto e un attraversamento pedonale era quanto mai utile. Inizialmente il passaggio era permesso grazie a un attraversamento formato dal collegamento di diverse barche. Già tra la metà del XII secolo e il XIII secolo era necessaria una struttura più stabile e così venne costruito un primo ponte poggiante su pali in legno, conosciuto come ponte della Moneta per via della vicinanza all’antico palazzo della Zecca che qui sorgeva. La struttura di questo ponte era formata da due rampe inclinate verso il centro, in cui era presente una parte mobile che consentiva il passaggio delle navi più alte. Sempre più frequentato dalle persone che vi transitavano per accedere al mercato di Rialto, la struttura venne presto conosciuta con il nome di ponte di Rialto. Nel XV secolo la struttura in legno crollò sotto il peso causato dalla calca di persone che si erano riunite sul ponte per osservare il passaggio del corteo nuziale del Marchese di Ferrara. Il commercio però, si sa, ha sempre portato ricchezza nelle città, e anche il ponte fu al centro di questi interessi, tanto che venne presto ricostruito integrandolo al mercato di Rialto e prendendone il nome. In questa nuova costruzione erano presenti due file di negozi ai lati del ponte. Attraverso gli affitti riscossi dai negozianti era possibile pagare la manutenzione della struttura. E così, agli inizi del XVI secolo, furono vagliati diversi progetti che prevedevano la ricostruzione in pietra del ponte di Rialto. Una prima riedificazione avvenne nel 1514, seguita da un successivo crollo dieci anni più tardi. Seguirono diversi bandi a cui parteciparono gli architetti più famosi dell’epoca, tra cui Sansovino e Palladio, ma solo nel 1588 venne scelto il progetto di Antonio da Ponte in quanto presentava un’unica arcata. Il ponte di Rialto venne quindi ricostruito e reso disponibile ai cittadini, nella forma attuale, nel 1591. Il ponte di Rialto è formato da un’unica arcata che agevola il traffico sul canale sottostante, è lungo più di 28 metri e largo circa 22 metri. La struttura è sorretta da ben dodicimila pali in legno di olmo che permettono di sostenere anche le 24 botteghe che tutt’ora si trovano sopra la sua arcata. Sulle arcate sono presenti quattro statue: da un lato si trovano l’Arcangelo Gabriele e la Madonna che riceve il messaggio celeste per mezzo di una colomba, la quale ricorda la data di fondazione di Venezia, avvenuta il 25 marzo del 421. Sul lato opposto invece si trovano le statue di San Marco e di San Teodoro, ovvero l’attuale e il precedente patrono della città. Mercato di Rialto ^ Dal lato del sestiere di San Polo del ponte di Rialto si giunge al mercato di Rialto, tra i mercati più antichi di tutta Venezia e dalle dimensioni decisamente generose, tanto da occupare il campo de la Pescaria e quello di San Giacometto. All’interno del mercato di Rialto è possibile trovare sia i banchi del pesce (dal martedì al sabato) che quelli della frutta e verdura che ogni mattina, dal lunedì al sabato, si animano di cittadini e turisti attirati da questo scorcio di vita reale in una città che solitamente vede per le sue strade principalmente visitatori. La presenza dei turisti non è passata inosservata e così nei dintorni delle bancarelle hanno aperto diversi bacari, pronti ad accogliere turisti offrendo cicchetti e buoni vini locali. Il mercato di Rialto si trova in questo luogo a partire dal 1097. Nei secoli il suo crescente successo determinò, oltre alla costruzione del ponte di Rialto, anche l’edificazione di alcuni importanti palazzi pubblici nei dintorni della bancarelle che permettevano di meglio amministrare le vendite. Nel 1525 venne costruito il palazzo dei Camerlenghi, ovvero le magistrature mercantili. Tutta la zona circostante era suddivisa per categorie merceologiche, come l’Erbaria, la Casaria, la Pescaria, la Ruga degli Spezieri, la Riva del Carbon, la Riva del Ferro, la Riva del Vin, ma anche la Calle dei Fabbri e così via per gli altri mestieri artigiani. Campo San Polo ^ Tra le cose da vedere nel sestiere San Polo c’è anche l’omonimo campo, campo San Polo. Si tratta di un grande spazio rettangolare, che rappresenta il campo più grande di tutta la città di Venezia, surclassato solo da piazza San Marco.  Anticamente questo spazio era riservato alle coltivazioni e ai pascoli, fino a quando nel 1493 non si decise di pavimentarlo completamente e dotarlo di un pozzo nel suo centro. Questa nuova sistemazione permise a Campo San Polo di ospitare mercati e fiere. Questo suo ruolo crebbe di importanza durante i decenni, tanto che dal seicento vennero spostati qui i mercatini dei poveri, prima tenuti in piazza San Marco. Così la gente era sempre più usuale ritrovarsi qui, fino a quando questo non divenne un vero e proprio punto di incontro in cui si organizzavano feste pubbliche e giochi, tra cui il gioco della palla. Ciò creava però molta confusione e nel 1611 si decise di vietare qualsiasi gioco e i mercati, come testimoniato dalla targa affissa alla chiesa di San Polo, in un angolo del campo. Campo San Polo è entrato nella storia anche perché nel 1548 fu qui che venne assassinato Lorenzino de’ Medici, su volontà di Cosimo de’ Medici. Basilica dei Frari ^ Tra tutte le chiese di Venezia la più grande è la basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari, conosciuta anche come basilica dei Frari. Nel cuore del sestiere di San Polo occupa il campo dei Frari e la sua facciata è anticipata da un piccolo canale. Le dimensioni della basilica dei Frari sono decisamente generose: 102 metri di lunghezza per 48 di larghezza e una altezza che raggiunge i 28 metri. Le sue origini si fondano nel 1231 quando un gruppo di frati francescani si mise all’opera per bonificare il terreno paludoso su cui poi avrebbero costruito la prima chiesa, dedicata alla Madonna, e il vicino monastero. La struttura si rivela in pochissimo tempo essere inadatta per ospitare tutti i fedeli che accorrevano e così già nel 1250 cominciò la costruzione della nuova chiesa, dedicata a Santa Maria Gloriosa. Nonostante la struttura molto più generosa negli spazi, anche questa diventa presto troppo piccola. E così nel 1330 cominciano i grossi lavori per la costruzione della terza chiesa, che richiede anche l’interramento di un vicino rio. I lavori prevedono che la basilica dei Frari si presentasse con tre navate, che giungono al transetto e ben sette absidi a cui, successivamente, se ne aggiunge un ottavo. I lavori si allungano e la facciata viene terminata solo nel 1440. La basilica dei Frari si presenta in stile gotico veneziano, con una struttura in cotto ed elementi in pietra d’Istria. A renderla celebre sono però i suoi interni, con ben 17 altari monumentali e un’infinità di opere d’arte che possono essere visitate acquistando il biglietto all’interno della chiesa. Tra statue e dipinti di artisti famosi, quali Tiziano, si trovano anche le tombe e i monumenti funebri di tantissime personalità, tra cui Canova, Tiziano e diversi dogi veneziani. Vale decisamente la pena prendersi il tempo per fare una visita ai suoi interni e vedere le numerosissime opere qui custodite. Tra le più famose c’è il monumento funebre di Canova, progettato dai suoi allievi dell’Accademia delle Belle Arti di Venezia, che dal 1827 conserva al suo interno l’urna con il cuore dell’artista. Da non perdere anche: il monumento del doge Giovanni Pesaro, con le sue statue disposte su più livelli che mostrano, tra gli altri anche dei grandi personaggi di colore che sorreggono le sculture superiori; la cappella di San Pietro che contiene il monumento in ricordo di Pietro Miani, vescovo di Vicenza, il quale volle questa cappella nel 1432 e vi fu seppellito nel 1464; l’altare delle Reliquie, all’interno della Sagrestia, e che forma un’intera parete di reliquiari decisamente suggestivi, accompagnati da altorilievi in marmo; il monumento del doge Francesco Dandolo, ovvero un cassone con rilievo che rappresenta la Dormizione della Vergine, anticamente interamente ricoperto in oro, sormontato da un dipinto in cui Francesco Dandolo e la moglie vengono presentati alla Madonna accompagnata da Gesù Bambino e i santi Francesco ed Elisabetta; il trittico dei Frari di Giovanni Bellini, la pala d’altare risalente al 1488 e posizionato sull’altare in cui si trova la Madonna in trono con il Bambino e ai lati i santi Nicolò, Pietro, Benedetto, Marco e due angeli musicanti. La cornice dorata è opera di Jacopo da Faenza; il grandissimo dipinto dell’Assunta di Tiziano, risalente agli anni 1516-1518 che è posizionato sopra all’altare centrale della basilica; il suggestivo coro dei frati, in legno e con intagli dai dettagli impressionanti. Risalente al 1468 ed è ancora oggi ottimamente conservato; il monumento funebre a Tiziano, dove il celebre pittore si trova seppellito. Si tratta di un grande arco trionfale, decorato con statue allegoriche e diversi bassorilievi che richiamano alcune delle opere più famose dell’artista. Insomma la visita della basilica dei Frari di Venezia non potrà che lasciare i visitatori a bocca aperta. Scuola Grande di San Rocco ^ Ad una manciata di passi dalla basilica dei Frari si trova un altro degli edifici più conosciuti del sestiere San Polo e più in generale di Venezia: la scuola grande di San Rocco, sull’omonimo campo. Il palazzo venne costruito nel XVI secolo per ospitare una confraternita laica che si occupava di opere benefiche. Inizialmente nata come piccola confraternita, nel giro di pochi anni il numero di adepti crebbe a tal misura che la sede acquisì il titolo di Scuola Grande. Il nome di San Rocco lo si deve al fatto che nel 1485 venne traslato nel primo edificio della confraternita il corpo di San Rocco, a cui si ricorre per chiedere la grazia in caso di epidemie. Nel 1517 prese il via il progetto che portò alla costruzione dell’attuale Scuola Grande di San Rocco. Il palazzo venne costruito nel XVI secolo per ospitare una confraternita laica che si occupava di opere benefiche. Inizialmente nata come piccola confraternita, nel giro di pochi anni il numero di adepti crebbe a tal misura che la sede acquisì il titolo di Scuola Grande. Il nome di San Rocco lo si deve al fatto che nel 1485 venne traslato nel primo edificio della confraternita il corpo di San Rocco, a cui si ricorre per chiedere la grazia in caso di epidemie. Nel 1517 prese il via il progetto che portò alla costruzione dell’attuale Scuola Grande di San Rocco. La Scuola Grande di San Rocco presenta due grandissime sale su due piani sovrapposti. Mentre al pian terreno gli spazi sono divisi su tre navate, il piano superiore è suddiviso tra la sala Capitolare dove si riunivano i confratelli e la sala dell’Albergo, dove si riunivano la Banca e la Zonta, ovvero un piccolo sottoinsieme della giunta dei confratelli. La Scuola Grande di San Rocco è celebre per le sue decorazioni interne, le quali vennero completamente affidate al Tintoretto nel 1564, il quale creò un ciclo di teleri che gli richiese di lavorare quasi 25 anni. Non a caso la Scuola Grande di San Rocco viene spesso paragonata alla cappella Sistina di Roma. Alle opere del Tintoretto si aggiungono bassorilievi che rappresentano la vita di San Rocco e armadi settecenteschi che contengono oggetti storici che venivano impiegati nelle cerimonie religiose. Questi ultimi si trovano all’interno delle Sale del Tesoro, sempre al secondo piano della Scuola Grande di San Rocco. Chiesa di San Nicola da Tolentino ^ Passando da San Polo al sestiere di Santa Croce ci imbattiamo quasi per sbaglio nella maestosa facciata della chiesa di San Nicola da Tolentino su campo dei Tolentini, collegata al corrispondente convento oggi utilizzato come facoltà di architettura da parte dell’università di Venezia. La chiesa di San Nicola da Tolentino venne costruita a cavallo tra il XVI e il XVII secolo, nell’arco di undici anni. Di epoca più recente è invece la facciata che, lasciata incompiuta, venne completata in stile neoclassico agli inizi del settecento con l’erezione di un grande pronao dotato di timpano triangolare sorretto da sei alte colonne in stile corinzio. Internamente la chiesa è decorata con affreschi del XVII secolo, oltre che da altre opere dello stesso stesso periodo. L’importanza di questa chiesa è testimoniata anche dal fatto che diversi dogi hanno deciso di essere sepolti qui dentro, tra cui Giovanni I e Giovanni II Corner, Francesco Corner e Paolo Renier. Molto particolare è anche l’altare dotato di un grande tabernacolo custodito in un tempietto che rappresenta il Santo Sepolcro. Da nota anche l’organo settecentesco arrivato fino ai giorni nostri. La chiesa di San Nicola da Tolentino venne costruita a cavallo tra il XVI e il XVII secolo, nell’arco di undici anni. Di epoca più recente è invece la facciata che, lasciata incompiuta, venne completata in stile neoclassico agli inizi del settecento con l’erezione di un grande pronao dotato di timpano triangolare sorretto da sei alte colonne in stile corinzio. Internamente la chiesa è decorata con affreschi del XVII secolo, oltre che da altre opere dello stesso stesso periodo. L’importanza di questa chiesa è testimoniata anche dal  fatto che diversi dogi hanno deciso di essere sepolti qui dentro, tra cui Giovanni I e Giovanni II Corner, Francesco Corner e Paolo Renier. Molto particolare è anche l’altare dotato di un grande tabernacolo custodito in un tempietto che rappresenta il Santo Sepolcro. Da nota anche l’organo settecentesco arrivato fino ai giorni nostri. Purtroppo la chiesa di San Nicola da Tolentino venne colpita dai bombardamenti austriaci del 1849, che sfondarono la cupola interna della chiesa e arrivarono di fronte all’altare maggiore. Ancora oggi viene ricordato quell’episodio attraverso la palla di cannone incastonata nella facciata. Ponte della Costituzione – il Ponte di Calatrava ^ Decisamente più moderno e molto contestato è invece il ponte della Costituzione, conosciuto anche come ponte di Calatrava per via del suo ideatore. Questo ponte attraversa il Canal Grande e collega piazzale Roma alla stazione ferroviaria cittadina. Inaugurato nel settembre 2008 è realizzato in acciaio e vetro, uno stile che poco si integra in una città come Venezia. Ma le contestazioni che hanno seguito il ponte della Costituzione sono legati a svariati altri motivi: dai costi lievitati rispetto a quelli previsti nella gara di appalto, a possibili problemi di staticità fino alle pedate irregolari dei gradini e alla scivolosità in caso di neve e ghiaccio durante gli inverni. Il ponte della Costituzione è comunque percorso da migliaia di persone ogni giorno che attraversano il canal Grande grazie alla sua forma arcuata che si distribuisce su 94 metri di lunghezza e una larghezza che varia tra i 6 e i 9 metri. Ponte degli Scalzi ^ A collegare il sestiere di Santa Croce a quello di Cannaregio si trova un altro dei ponti sul Canal Grande, ovvero il Ponte degli Scalzi che, insieme al ponte dell’Accademia e al ponte di Rialto rappresentano gli unici attraversamenti pedonali del famoso canale. Il Ponte degli Scalzi si trova anche in prossimità di due chiese, sulle rive opposte del canale: la chiesa di Santa Maria di Nazareth, conosciuta anche come chiesa degli Scalzi per via dei frati che la costruirono, e la chiesa di San Simeon Piccolo. Per via della sua vicinanza alla stazione ferroviaria è conosciuto anche come ponte della stazione. Prima dell’attuale Ponte degli Scalzi venne eretto in questa posizione un altro ponte, nel 1858, sotto il controllo dell’impero austriaco. La struttura rettilinea era costruita in ghisa e si rifaceva a quello costruito prima del ponte dell’Accademia. I veneziani non amavano particolarmente questo ponte e lo avevano rinominato “orrido bislungo”. Questa struttura risultò però presto inadatta, perché non era possibile per le imbarcazioni passarvi al di sotto. Nel 1934 venne inaugurato il ponte degli Scalzi che prese il posto del ponte in ghisa austriaco. La struttura a singola arcata venne completamente realizzata in pietra d’Istria senza utilizzare cemento armato o ferro. Per costruirlo vennero utilizzate delle strutture provvisorie sulle quali venne eretto il ponte, per garantirgli stabilità in fase costruttiva, e venne utilizzata una particolare tecnica, nota come “lesioni sistematiche”. Chiesa di San Simeon Piccolo ^ Agli inizi del quartiere Santa Croce, proprio al di là del ponte degli Scalzi, si trova la chiesa di San Simeon Piccolo, posta praticamente davanti a quella degli Scalzi ma dalla parte opposta del canal Grande. Nota anche come chiesa dei Santi Simeone e Giuda, in realtà deve il suo aggettivo “Piccolo” per essere distinta dalla chiesa di San Simeon Grande, posta a poca distanza e di dimensioni maggiori. In realtà ciò è stato valido fino al XVIII secolo, ovvero prima che venisse conferito a questa chiesa l’attuale aspetto maestoso. La chiesa di San Simeon Piccolo venne fondata addirittura nel IX secolo, ma consacrata circa quattro secoli più tardi. La struttura, divisa in tre navate, cominciò però a cedere sotto il peso degli anni e le sue condizioni diventarono talmente critiche che si rese necessario ricostruirla da zero. Agli inizi del settecento cominciarono i lavori che si conclusero nel 1738 conferendo alla chiesa l’aspetto attuale. Risulta difficile non notare la chiesa di San Simeon Piccolo per chi arriva in città in treno, perché si trova praticamente davanti alla stazione. Inoltre il suo aspetto è decisamente ingombrante, c’è chi la paragona addirittura ad una versione sull’acqua del Pantheon di Roma per via del suo aspetto neoclassico, anche se la grande cupola in rame che la sormonta si rifà più a uno stile veneto-bizantino. La facciata è scandita dalle alte colonne che sorreggono il timpano sul quale si trova un bassorilievo in marmo del settecento che racconta il martirio dei Santi titolari. Dietro si erge la cupola sulla quale si trova una lanterna a forma di tempio e a sua volta sormontata da un’ulteriore cupola. Internamente invece la chiesa di San Simeon Piccolo risulta essere un po’ spoglia, con tonalità chiare e una pianta circolare che spinge lo sguardo verso l’altare maggiore. Trovano però posto qui alcune opere settecentesche. Al di sotto della chiesa si trova la più interessante cripta, interamente affrescata con scene tratte dall’Antico Testamento e altre rappresentanti la via Crucis. Nella cripta si contano ben 21 cappelle, 8 delle quali sono però murate e ad oggi inesplorate.
Guida al Sestiere Dorsoduro di Venezia Il sestiere Dorsoduro di Venezia è ricchissimo di calli e campi davvero suggestivi, che vale la pena visitare durante una bella passeggiata. Tra le cose positive di questo angolo di Venezia c’è il fatto che ci siano molti meno turisti rispetto al vicino sestiere San Marco e quindi ci si può muovere più comodamente senza folla. Dorsoduro è il quartiere meridionale della città e i suoi confini sono definiti dalle acque del canal Grande e del canale della Giudecca. Il nome di Dorsoduro lo si deve al fatto che anticamente questa parte di Venezia era quella con il terreno più saldo e meno paludoso rispetto al resto del territorio.  Alla scoperta del Sestiere Dorsoduro Dove si trova il sestiere Dorsoduro Come arrivare al sestiere Dorsoduro Cosa vedere nel sestiere Dorsoduro di Venezia Museo Peggy Guggenheim Ex chiesa di San Gregorio Chiesa di Santa Maria della Salute Punta della Dogana Magazzini del Sale di Venezia Squero di San Trovaso – l’officina delle gondole Gallerie dell’Accademia di Venezia Ponte dell’Accademia Mappa di cosa vedere a Dorsoduro Dove si trova il sestiere Dorsoduro ^ Il sestiere Dorsoduro si sviluppo a sud della città, ed è collegato ad essa attraverso i quartieri San Polo e Santa Croce. Si distacca invece da San Marco per via del Canal Grande che attraverso il centro storico.  Buona parte del territorio del quartiere è definito dalle acque della laguna: a nord est si trova il canal Grande che lo distacca dal sestiere San Marco, mentre a sud si trova il canale della Giudecca che lo separa dall’omonima isola. Attraverso il ponte dell’Accademia si collega ai sestieri più settentrionali della città. Il nome di questo ponte lascia già intuire l’anima di questo sestiere, che ha una vocazione universitaria. Qui infatti si trovano la maggior parte delle università cittadine, oltre che la celebre Collezione Peggy Guggenheim. Come arrivare al sestiere Dorsoduro ^ Si può arrivare nel sestiere Dorsoduro sia via mare che via terra, grazie al fitto insieme di ponti che caratterizzano la città di Venezia: via terra è raggiungibile praticamente da tutti i sestieri della città. Molto probabilmente arriverete qui dalla stazione dei treni, e in questo caso è sufficiente attraversare il ponte della Costituzione e, passando per il sestiere Santa Croce arriverete velocemente a Dorsoduro. Se vi trovate invece nel sestiere San Marco (o Castello o Cannaregio) e vorrete arrivare qui a piedi dovrete raggiungere il celebre ponte dell’Accademia e sarete arrivati; via mare è possibile prendere le linee di vaporetto 1 o 2 che in circa venti minuti vi porteranno dalla stazione a Dorsoduro oppure la linea 1 che in soli dieci minuti collega la piazza San Marco a quest’angolo di Venezia. Cosa vedere nel sestiere Dorsoduro di Venezia ^ Il sestiere Dorsoduro è piuttosto suggestivo, anche grazie alla sua conformazione geografica. Sorge su di un’area più rialzata rispetto al resto del centro storico e meno soggetta ad allagamenti e si allunga fin verso San Marco attraverso una lingua di terra conosciuta come Punta della Dogana. Qui si trova anche la maestosa basilica seicentesca di Santa Maria della Salute che attraverso la sua cupola definisce in parte lo skyline della città di Venezia. A Dorsoduro però ci sono anche importanti musei e zone universitarie, oltre che uno degli ultimi squeri rimasti in città… Ecco dunque cosa vedere nel sestiere Dorsoduro. Museo Peggy Guggenheim ^ Se siete amanti dell’arte la visita nel sestiere Dorsoduro deve per forza di cose comininciare dalla collezione Peggy Guggenheim. La storia del museo è affascinante tanto quanto le opere esposte al suo interno. La collezionista Peggy Guggenheim si innamora infatti della città dopo essere stati invitata ad esporre le sue opere alla biennale di Venezia nel 1948 e acquista villa Venier dei Leoni per farne la sua residenza definitiva. Qui lascia grande spazio anche alle opere della sua collezione, che apre gratuitamente per qualche pomeriggio alla settimana a tutti coloro che sono interessati. Grande amica degli artisti e amante dei cani, Peggy viene seppellita nel giardino della villa dopo la sua morte, proprio al fianco dei suoi numerosi amici a quattro zampe. Le opere che si possono vedere visitando la collezione Peggy Guggenheim sono pezzi dei più famosi artisti del secolo scorso, per lo più europei e americani. Al suo interno non mancano opere di Chagall, Picasso, Duchamp, Kandinsky, Magritte, Pollock, Mirò, Calder, Marini ed anche di altri artisti italiani. Durante la giornata vengono spesso organizzate sessioni informative gratuite sulla vita della Guggenheim e sulle opere esposte. Ex chiesa di San Gregorio ^ Terminata la visita al museo Peggy Guggenheim è imprescindibile continuare a passeggiare per il sestiere Dorsoduro alla scoperta delle meraviglie di questo quartiere di Venezia. Tra queste c’è anche la ex chiesa di San Gregorio in campo San Gregorio. Non è la chiesa più famosa di questo angolo di Venezia, ma è molto suggestiva: la facciata a capanna in mattoni è molto semplice. Divisa verticalmente in tre per mezzo di lesene è dotata di un portale centrale con una cornice a rosette e, al di sopra, un grande rosone illumina gli interni. Sulle sezioni laterali della facciata si trovano invece due grandi bifore sovrapposte per ogni lato. Girandovi intorno si possono scorgere chiaramente, dall’esterno, i tre absidi. Internamente lo spazio è organizzato su di un’unica navata con il resto di qualche affresco ed è caratterizzata da un soffito a capriate nella zona absidale. La ex chiesa di San Gregorio si trova in questa posizione già dal IX secolo. Negli anni ospitò i frati benedettini che occuparono il vicino monastero. La chiesa nei secoli successivi perse d’importanza e le sue condizioni si facevano sempre più critiche, tanto che nella seconda metà del settecento venne soppresso il monastero, per poi essere chiusa anche come chiesa nel 1808. Il monastero venne riconvertito e utilizzato come abitazioni civili, mentre la chiesa venne utilizzata come sede distaccata della Zecca veneziana per raffinare l’oro. Solo alla fine degli anni cinquanta dello scorso secolo venne recuperata e restaurata, diventando un laboratorio di restauro della Soprintendenza per i beni storici e artistici di Venezia. Ad oggi però, l’ex chiesa di San Gregorio, risulta essere chiusa e, purtroppo, non visitabile. Chiesa di Santa Maria della Salute ^ Praticamente dietro all’ex chiesa di San Gregorio si trova la chiesa di Santa Maria della Salute. A tutti gli effetti rientra tra le chiese più famose di tutta Venezia, perché la sua posizione è ben in vista. Si trova infatti nell’estremità orientale del sestiere Dorsoduro e le sue alte cupole sono ben visibili sia da piazza San Marco che dall’isola della Giudecca, inserendosi a tutti gli effetti nello skyline urbano. La chiesa di Santa Maria della Salute è un’ottima rappresentazione dell’architettura barocca veneziana, sviluppata rifacendosi ai modelli del Palladio. La basilica venne costruita nel seicento come ex voto cittadino nei confronti della Madonna, per ringraziarla del salvataggio dalla peste bubbonica che tra il 1630 e il 1631 colpì duramente la città dimezzandone la popolazione e uccidendo, tra gli altri, il doge e il patriarca. In quell’occasione si riuscì a risalire all’untore, ovvero un ambasciatore del duca di Mantova Carlo I Gonzaga Nevers che, nonostante fosse internato nel Lazaretto Vecchio, riuscì comunque a infettare la città dopo essere entrato a contatto con un falegname veneziano. Venne dunque promessa la costruzione della chiesa titolata alla Madonna se questa avesse liberato la città dall’epidemia. Alla fine, dopo aver portato alla morte ben 80 mila veneziani e 600 mila abitanti nei dintorni, la peste terminò nel 1631. Subito vennero iniziati i lavori per la costruzione della chiesa, radendo al suolo la chiesa della Santissima Trinità insieme al convento e alla scuola a cui era abbinata. Visto il grande progetto della chiesa fu necessario inoltre bonificare una parte del territorio e piantare ulteriori pali per sorreggere una tale costruzione. I lavori cominciarono molto velocemente, tanto che alla fine dell’anno ci furono i primi pellegrinaggi. Fu solo nel 1687 che venne terminata nella sua forma che ricorda quella di una corona, come da progetto di Baldassare Longhena. Questa chiesa è la più importante del sestiere Dorsoduro ed è formata da una base ottagonale su cui si trova una grande cupola circondata da altre sei cupole minori. Sulla cupola centrale si innalza poi una lanterna sormontata dalla statua della Madonna. La struttura si prolunga attraverso il presbiterio anch’esso dotato di una cupola e affiancato da due alti campanili. Dall’altro lato si trova la facciata principale dotata di un grande arco di ingresso decorato dalle statue dei quattro evangelisti. Internamente gli spazi sono riccamente illuminati dalle finestre presenti nelle sei cupole minori e da quelle della cupola principale. C’è un imponente gruppo scultoreo sull’altare principale che rappresenta la Madonna con Gesù, ovvero la salvatrice di Venezia dalla peste, davanti a una figura inginocchiata che rappresenta la città in crisi e affiancata dalla Peste, resa come apparizione eretica. Qui si trova anche la Madonna della Salute, una statua bizantina proveniente dall’isola di Creta e arrivata in città nel 1670. L’importanza della basilica è tanta per tutti i veneziani, che ogni anno il 21 novembre issano in laguna un ponte su dei pali che collegano la chiesa a piazza San Marco. Punta della Dogana ^ Un’altra delle cose da non perdere passeggiando per il sestiere Dorsoduro è la camminata fino a punta della Dogana, nota anche come punta della Salute. Il nome richiama perfettamente la forma di questo ‘spigolo’ di Venezia. Si tratta infatti di una punta triangolare che prolunga il quartiere e divide il Canal Grande e il Canale della Giudecca, a poca distanza da piazza San Marco. La parte terminale di questo lembo di terra è coperto dalla Dogana da Mar, a cui si può camminare al fianco per raggiungere la punta terminale del sestiere. Questo grande e basso edificio è del XVII secolo e la sua forma triangolare copre quella del terreno sottostante. I piani di cui è composto sono solo due e la parte finale, nella punta, è sovrastata dalla scultura della Palla d’Oro, una grande sfera in bronzo che simboleggia il mondo, sostenuta da due atlanti e su cui sopra si trova una felice statua conosciuta con il nome di “Occasio”, che rappresenta la Fortuna. Questa ruota a seconda del vento, rappresentando la mutevolezza della fortuna. La posizione strategica della Dogana da Mar fece sì che lo spazio venisse utilizzato come sede doganale per le merci e i beni che transitavano a Venezia via acqua. Negli ultimi decenni venne completamente abbandonato e vennero fatti molti ragionamenti su come valorizzarlo nuovamente. Dopo una grossa ristrutturazione, dal 2009 ha aperto al suo interno un museo di arte contemporanea collegato a quello di palazzo Grassi. Chi visita il museo potrà apprezzare non solo le opere d’arte contemporanea, ma anche la struttura nuda, dove si è cercato di mantere quanti più elementi originari possibili. L’architetto giapponese Tadao Andō, che ha curato l’intervento di ristrutturazione, ha rifatto completamente il tetto aggiungendo timpani in legno e aprendo lucernai, i pavimenti sono stati fatti in cemento levigato e linoleum simboleggiando un collegamento tra presente e passato. Magazzini del Sale di Venezia ^ Proseguendo dalla parte opposta rispetto a quella da cui siamo arrivati, ovvero il lato che dà verso la Giudecca, lasciamo il vertice di punta della Dogana. Uno dei primi edifici che ci troviamo sulla nostra destra è quello dei Magazzini del Sale. I Magazzini del Sale, noti anche come Saloni o Emporio dei Sali o Sale Docks sono un vecchio e importante edificio della città, ora completamente ristrutturato. Per via della sua posizione con accesso diretto dall’acqua, venne costruito già agli inizi del XIV secolo. Qui si attraccavano le barche dei commercianti che giungevano in città per gli scambi commerciali e perciò si ritenne di dover costruire un intero palazzo che ospitasse le riserve di sale, prodotto fondamentale per l’economia di tutta la laguna.  I Magazzini del Sale mantennero la loro funzione a lungo, tanto che nel 1830 vennero restaurati e continuarono ad adempiere a questo compito. Solo nel novecento vennero dismessi e il palazzo fu abbandonato diventando decadente. Composto di nove magazzini, sono stati tutti recuperati e suddivisi tra diverse associazioni che ospitano per lo più mostre d’arte. L’edificio, a un unico piano, è scandito da nove grandi portoni che permettevano l’ingresso e che sono sormontati da finestre a mezzaluna. Al centro è possibile ancora oggi leggere la dicitura “Emporio dei Sali”.  Dai magazzini e dalla Fondamenta delle Zattere ai Saloni si gode anche di una vista privilegiata sulla vicina isola della Giudecca. Squero di San Trovaso – l’officina delle gondole ^ Passeggiando lungo le calli del sestiere Dorsoduro potreste imbattervi nello Squero di San Trovaso. Questo particolare edificio è formato da basse costruzioni e un piccolo spazio all’aperto direttamente affacciato sui canali. Lo Squero altro non è che un’officina per la sistemazione delle gondole. Il termine “squero” significa “cantiere” e deriva dalla parola “squara”, ovvero l’attrezzo utilizzato nella costruzione di queste imbarcazioni. Lo Squero di San Trovaso è tra tutti quelli rimasti a Venezia uno dei più famosi e dei più caratteristici, nonché uno dei più antichi, risalente al seicento. Al suo interno si sistemano, oltre alle gondole, tutte le imbarcazioni di dimensioni contenute che circolano per i canali cittadini. Questo particolare Squero è composto da diversi edifici in legno che ricordano quasi una baita di montagna. Il motivo lo si ritrova nell’estro degli operai che, abituati a lavorare il legno, sono stati in grado di costruire questo insieme di edifici e nel fatto che molto del materiale utilizzato è legname proveniente dal Cadore. Inoltre la presenza di tettoie e ripari, tipici delle baite, consente agli operai di lavorare riparati dalle giornate più assolate o da quelle di pioggia. Qui le gondole vengono lavorate interamente a mano e anche la loro movimentazione viene fatta esclusivamente grazie alla forza delle braccia. Gallerie dell’Accademia di Venezia ^ Ormai terminata la passeggiata per Dorsoduro torniamo verso il grande ponte dell’Accademia. A pochissimi passi dal ponte si trovano le Gallerie dell’Accademia, un suggestivo spazio pubblico in cui si trovano in mostra dipinti veneti e veneziani dal XIV al XVIII secolo. Non mancano i quadri dei più famosi esponenti veneti, come Tiziano, Canaletto, Tintoretto, Bellini e tanti altri. A questi si aggiungono altri pezzi come sculture e disegni, tra cui l’uomo vitruviano di Leonardo da Vinci che viene esposto solo in selezionate occasioni, e gli schizzi di Francesco Hayez. Al fianco delle Gallerie dell’Accademia è possibile vedere la facciata di una chiesa. Qui, dal XII secolo e fino agli inizi dell’ottocento aveva sede la chiesa di Santa Maria della Carità e adiacente c’erano il convento dei Canonici Lateranensi e la Scuola Grande di Santa Maria della Carità. Proprio quest’ultima è stata trasformata nella galleria d’arte, aperta nel 1817.  Le Gallerie dell’Accademia vennero aperte dopo che Napoleone sciolse gran parte degli ordini religiosi e accolse, per fini didattici e di restauro, buona parte dei dipinti che non vennero portati in Francia. La chiesa venne trasformata in accademia d’arte al piano inferiore e in museo nella parte superiore. La struttura del convento venne ampliata nel 1834 e appena quattro anni prima venne modificato l’ingresso della scuola, dividendo poi la scuola dal museo nel 1870. Nel frattempo la collezione delle gallerie si era arricchita grazie alla sconfitta della Francia e al passaggio delle Gallerie allo Stato dopo l’unificazione d’Italia. Ponte dell’Accademia ^ Infine tra le cose da vedere nel sestiere Dorsoduro c’è il ponte dell’Accademia. Questo è il quarto ed ultimo ponte ad attraversare il canal Grande, ed è anche quello posto più a sud, vicino allo sbocco del bacino di San Marco. Attraverso questo passaggio si collegano i sestieri San Marco e Dorsoduro. Il ponte dell’Accademia venne aggiunto sul canal Grande affiancando il più antico ponte di Rialto durante la dominazione austriaca dell’ottocento, all’interno di un piano di innovazione urbanistica di tutta la città. Un primo ponte, noto come ponte della Carità per via della vicinanza all’omonimo complesso divenuto poi la sede dell’Accademia delle Belle Arti, venne aperto nel 1854 e chiunque vi passasse doveva pagare un piccolo pedaggio. Il ponte della carità aveva un marcato stile industriale e la sua altezza di appena quattro metri causava problemi alla circolazione su acqua. Oltre a non essere apprezzato dai veneziani, cominciò presto a dare segni di instabilità che si fece molto marcata in epoca fascista. Venne quindi indetto un concorso per la costruzione di un ponte in pietra, che meglio si armonizzasse con il contesto cittadino. Nel frattempo però il ponte della Carità fu sostituito da un grande ponte in legno provvisorio, realizzato in appena 37 giorni tra il 1932 e il 1933. Si trattava del più grande ponte ad arco in legno di tutta Europa e i veneziani lo apprezzarono a tal punto che da provvisorio divenne definitivo e ancora oggi è al suo posto e conosciuto come ponte dell’Accademia. A Venezia c’è anche un modo di dire, che recita “provvisorio come il Ponte dell’Accademia”, per indicare qualcosa che è invece piuttosto stabile. Il materiale in legno del ponte rende necessaria una continua e costosa manutenzione, tanto che nel 1986 vennero sostituiti interamente tutti gli elementi in legno e, alcuni di questi, vennero soppiantati da archi metallici che garantiscono una maggiore stabilità alla struttura. Ancora oggi si discute però sull’opportunità della sua sostituzione per via degli alti costi di mantenimento e sono stati fatti anche dei bandi per sostituirne le parti in legno con altri materiali.
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Dorsoduro
Sestiere di Dorsoduro
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Guida al Sestiere Dorsoduro di Venezia Il sestiere Dorsoduro di Venezia è ricchissimo di calli e campi davvero suggestivi, che vale la pena visitare durante una bella passeggiata. Tra le cose positive di questo angolo di Venezia c’è il fatto che ci siano molti meno turisti rispetto al vicino sestiere San Marco e quindi ci si può muovere più comodamente senza folla. Dorsoduro è il quartiere meridionale della città e i suoi confini sono definiti dalle acque del canal Grande e del canale della Giudecca. Il nome di Dorsoduro lo si deve al fatto che anticamente questa parte di Venezia era quella con il terreno più saldo e meno paludoso rispetto al resto del territorio.  Alla scoperta del Sestiere Dorsoduro Dove si trova il sestiere Dorsoduro Come arrivare al sestiere Dorsoduro Cosa vedere nel sestiere Dorsoduro di Venezia Museo Peggy Guggenheim Ex chiesa di San Gregorio Chiesa di Santa Maria della Salute Punta della Dogana Magazzini del Sale di Venezia Squero di San Trovaso – l’officina delle gondole Gallerie dell’Accademia di Venezia Ponte dell’Accademia Mappa di cosa vedere a Dorsoduro Dove si trova il sestiere Dorsoduro ^ Il sestiere Dorsoduro si sviluppo a sud della città, ed è collegato ad essa attraverso i quartieri San Polo e Santa Croce. Si distacca invece da San Marco per via del Canal Grande che attraverso il centro storico.  Buona parte del territorio del quartiere è definito dalle acque della laguna: a nord est si trova il canal Grande che lo distacca dal sestiere San Marco, mentre a sud si trova il canale della Giudecca che lo separa dall’omonima isola. Attraverso il ponte dell’Accademia si collega ai sestieri più settentrionali della città. Il nome di questo ponte lascia già intuire l’anima di questo sestiere, che ha una vocazione universitaria. Qui infatti si trovano la maggior parte delle università cittadine, oltre che la celebre Collezione Peggy Guggenheim. Come arrivare al sestiere Dorsoduro ^ Si può arrivare nel sestiere Dorsoduro sia via mare che via terra, grazie al fitto insieme di ponti che caratterizzano la città di Venezia: via terra è raggiungibile praticamente da tutti i sestieri della città. Molto probabilmente arriverete qui dalla stazione dei treni, e in questo caso è sufficiente attraversare il ponte della Costituzione e, passando per il sestiere Santa Croce arriverete velocemente a Dorsoduro. Se vi trovate invece nel sestiere San Marco (o Castello o Cannaregio) e vorrete arrivare qui a piedi dovrete raggiungere il celebre ponte dell’Accademia e sarete arrivati; via mare è possibile prendere le linee di vaporetto 1 o 2 che in circa venti minuti vi porteranno dalla stazione a Dorsoduro oppure la linea 1 che in soli dieci minuti collega la piazza San Marco a quest’angolo di Venezia. Cosa vedere nel sestiere Dorsoduro di Venezia ^ Il sestiere Dorsoduro è piuttosto suggestivo, anche grazie alla sua conformazione geografica. Sorge su di un’area più rialzata rispetto al resto del centro storico e meno soggetta ad allagamenti e si allunga fin verso San Marco attraverso una lingua di terra conosciuta come Punta della Dogana. Qui si trova anche la maestosa basilica seicentesca di Santa Maria della Salute che attraverso la sua cupola definisce in parte lo skyline della città di Venezia. A Dorsoduro però ci sono anche importanti musei e zone universitarie, oltre che uno degli ultimi squeri rimasti in città… Ecco dunque cosa vedere nel sestiere Dorsoduro. Museo Peggy Guggenheim ^ Se siete amanti dell’arte la visita nel sestiere Dorsoduro deve per forza di cose comininciare dalla collezione Peggy Guggenheim. La storia del museo è affascinante tanto quanto le opere esposte al suo interno. La collezionista Peggy Guggenheim si innamora infatti della città dopo essere stati invitata ad esporre le sue opere alla biennale di Venezia nel 1948 e acquista villa Venier dei Leoni per farne la sua residenza definitiva. Qui lascia grande spazio anche alle opere della sua collezione, che apre gratuitamente per qualche pomeriggio alla settimana a tutti coloro che sono interessati. Grande amica degli artisti e amante dei cani, Peggy viene seppellita nel giardino della villa dopo la sua morte, proprio al fianco dei suoi numerosi amici a quattro zampe. Le opere che si possono vedere visitando la collezione Peggy Guggenheim sono pezzi dei più famosi artisti del secolo scorso, per lo più europei e americani. Al suo interno non mancano opere di Chagall, Picasso, Duchamp, Kandinsky, Magritte, Pollock, Mirò, Calder, Marini ed anche di altri artisti italiani. Durante la giornata vengono spesso organizzate sessioni informative gratuite sulla vita della Guggenheim e sulle opere esposte. Ex chiesa di San Gregorio ^ Terminata la visita al museo Peggy Guggenheim è imprescindibile continuare a passeggiare per il sestiere Dorsoduro alla scoperta delle meraviglie di questo quartiere di Venezia. Tra queste c’è anche la ex chiesa di San Gregorio in campo San Gregorio. Non è la chiesa più famosa di questo angolo di Venezia, ma è molto suggestiva: la facciata a capanna in mattoni è molto semplice. Divisa verticalmente in tre per mezzo di lesene è dotata di un portale centrale con una cornice a rosette e, al di sopra, un grande rosone illumina gli interni. Sulle sezioni laterali della facciata si trovano invece due grandi bifore sovrapposte per ogni lato. Girandovi intorno si possono scorgere chiaramente, dall’esterno, i tre absidi. Internamente lo spazio è organizzato su di un’unica navata con il resto di qualche affresco ed è caratterizzata da un soffito a capriate nella zona absidale. La ex chiesa di San Gregorio si trova in questa posizione già dal IX secolo. Negli anni ospitò i frati benedettini che occuparono il vicino monastero. La chiesa nei secoli successivi perse d’importanza e le sue condizioni si facevano sempre più critiche, tanto che nella seconda metà del settecento venne soppresso il monastero, per poi essere chiusa anche come chiesa nel 1808. Il monastero venne riconvertito e utilizzato come abitazioni civili, mentre la chiesa venne utilizzata come sede distaccata della Zecca veneziana per raffinare l’oro. Solo alla fine degli anni cinquanta dello scorso secolo venne recuperata e restaurata, diventando un laboratorio di restauro della Soprintendenza per i beni storici e artistici di Venezia. Ad oggi però, l’ex chiesa di San Gregorio, risulta essere chiusa e, purtroppo, non visitabile. Chiesa di Santa Maria della Salute ^ Praticamente dietro all’ex chiesa di San Gregorio si trova la chiesa di Santa Maria della Salute. A tutti gli effetti rientra tra le chiese più famose di tutta Venezia, perché la sua posizione è ben in vista. Si trova infatti nell’estremità orientale del sestiere Dorsoduro e le sue alte cupole sono ben visibili sia da piazza San Marco che dall’isola della Giudecca, inserendosi a tutti gli effetti nello skyline urbano. La chiesa di Santa Maria della Salute è un’ottima rappresentazione dell’architettura barocca veneziana, sviluppata rifacendosi ai modelli del Palladio. La basilica venne costruita nel seicento come ex voto cittadino nei confronti della Madonna, per ringraziarla del salvataggio dalla peste bubbonica che tra il 1630 e il 1631 colpì duramente la città dimezzandone la popolazione e uccidendo, tra gli altri, il doge e il patriarca. In quell’occasione si riuscì a risalire all’untore, ovvero un ambasciatore del duca di Mantova Carlo I Gonzaga Nevers che, nonostante fosse internato nel Lazaretto Vecchio, riuscì comunque a infettare la città dopo essere entrato a contatto con un falegname veneziano. Venne dunque promessa la costruzione della chiesa titolata alla Madonna se questa avesse liberato la città dall’epidemia. Alla fine, dopo aver portato alla morte ben 80 mila veneziani e 600 mila abitanti nei dintorni, la peste terminò nel 1631. Subito vennero iniziati i lavori per la costruzione della chiesa, radendo al suolo la chiesa della Santissima Trinità insieme al convento e alla scuola a cui era abbinata. Visto il grande progetto della chiesa fu necessario inoltre bonificare una parte del territorio e piantare ulteriori pali per sorreggere una tale costruzione. I lavori cominciarono molto velocemente, tanto che alla fine dell’anno ci furono i primi pellegrinaggi. Fu solo nel 1687 che venne terminata nella sua forma che ricorda quella di una corona, come da progetto di Baldassare Longhena. Questa chiesa è la più importante del sestiere Dorsoduro ed è formata da una base ottagonale su cui si trova una grande cupola circondata da altre sei cupole minori. Sulla cupola centrale si innalza poi una lanterna sormontata dalla statua della Madonna. La struttura si prolunga attraverso il presbiterio anch’esso dotato di una cupola e affiancato da due alti campanili. Dall’altro lato si trova la facciata principale dotata di un grande arco di ingresso decorato dalle statue dei quattro evangelisti. Internamente gli spazi sono riccamente illuminati dalle finestre presenti nelle sei cupole minori e da quelle della cupola principale. C’è un imponente gruppo scultoreo sull’altare principale che rappresenta la Madonna con Gesù, ovvero la salvatrice di Venezia dalla peste, davanti a una figura inginocchiata che rappresenta la città in crisi e affiancata dalla Peste, resa come apparizione eretica. Qui si trova anche la Madonna della Salute, una statua bizantina proveniente dall’isola di Creta e arrivata in città nel 1670. L’importanza della basilica è tanta per tutti i veneziani, che ogni anno il 21 novembre issano in laguna un ponte su dei pali che collegano la chiesa a piazza San Marco. Punta della Dogana ^ Un’altra delle cose da non perdere passeggiando per il sestiere Dorsoduro è la camminata fino a punta della Dogana, nota anche come punta della Salute. Il nome richiama perfettamente la forma di questo ‘spigolo’ di Venezia. Si tratta infatti di una punta triangolare che prolunga il quartiere e divide il Canal Grande e il Canale della Giudecca, a poca distanza da piazza San Marco. La parte terminale di questo lembo di terra è coperto dalla Dogana da Mar, a cui si può camminare al fianco per raggiungere la punta terminale del sestiere. Questo grande e basso edificio è del XVII secolo e la sua forma triangolare copre quella del terreno sottostante. I piani di cui è composto sono solo due e la parte finale, nella punta, è sovrastata dalla scultura della Palla d’Oro, una grande sfera in bronzo che simboleggia il mondo, sostenuta da due atlanti e su cui sopra si trova una felice statua conosciuta con il nome di “Occasio”, che rappresenta la Fortuna. Questa ruota a seconda del vento, rappresentando la mutevolezza della fortuna. La posizione strategica della Dogana da Mar fece sì che lo spazio venisse utilizzato come sede doganale per le merci e i beni che transitavano a Venezia via acqua. Negli ultimi decenni venne completamente abbandonato e vennero fatti molti ragionamenti su come valorizzarlo nuovamente. Dopo una grossa ristrutturazione, dal 2009 ha aperto al suo interno un museo di arte contemporanea collegato a quello di palazzo Grassi. Chi visita il museo potrà apprezzare non solo le opere d’arte contemporanea, ma anche la struttura nuda, dove si è cercato di mantere quanti più elementi originari possibili. L’architetto giapponese Tadao Andō, che ha curato l’intervento di ristrutturazione, ha rifatto completamente il tetto aggiungendo timpani in legno e aprendo lucernai, i pavimenti sono stati fatti in cemento levigato e linoleum simboleggiando un collegamento tra presente e passato. Magazzini del Sale di Venezia ^ Proseguendo dalla parte opposta rispetto a quella da cui siamo arrivati, ovvero il lato che dà verso la Giudecca, lasciamo il vertice di punta della Dogana. Uno dei primi edifici che ci troviamo sulla nostra destra è quello dei Magazzini del Sale. I Magazzini del Sale, noti anche come Saloni o Emporio dei Sali o Sale Docks sono un vecchio e importante edificio della città, ora completamente ristrutturato. Per via della sua posizione con accesso diretto dall’acqua, venne costruito già agli inizi del XIV secolo. Qui si attraccavano le barche dei commercianti che giungevano in città per gli scambi commerciali e perciò si ritenne di dover costruire un intero palazzo che ospitasse le riserve di sale, prodotto fondamentale per l’economia di tutta la laguna.  I Magazzini del Sale mantennero la loro funzione a lungo, tanto che nel 1830 vennero restaurati e continuarono ad adempiere a questo compito. Solo nel novecento vennero dismessi e il palazzo fu abbandonato diventando decadente. Composto di nove magazzini, sono stati tutti recuperati e suddivisi tra diverse associazioni che ospitano per lo più mostre d’arte. L’edificio, a un unico piano, è scandito da nove grandi portoni che permettevano l’ingresso e che sono sormontati da finestre a mezzaluna. Al centro è possibile ancora oggi leggere la dicitura “Emporio dei Sali”.  Dai magazzini e dalla Fondamenta delle Zattere ai Saloni si gode anche di una vista privilegiata sulla vicina isola della Giudecca. Squero di San Trovaso – l’officina delle gondole ^ Passeggiando lungo le calli del sestiere Dorsoduro potreste imbattervi nello Squero di San Trovaso. Questo particolare edificio è formato da basse costruzioni e un piccolo spazio all’aperto direttamente affacciato sui canali. Lo Squero altro non è che un’officina per la sistemazione delle gondole. Il termine “squero” significa “cantiere” e deriva dalla parola “squara”, ovvero l’attrezzo utilizzato nella costruzione di queste imbarcazioni. Lo Squero di San Trovaso è tra tutti quelli rimasti a Venezia uno dei più famosi e dei più caratteristici, nonché uno dei più antichi, risalente al seicento. Al suo interno si sistemano, oltre alle gondole, tutte le imbarcazioni di dimensioni contenute che circolano per i canali cittadini. Questo particolare Squero è composto da diversi edifici in legno che ricordano quasi una baita di montagna. Il motivo lo si ritrova nell’estro degli operai che, abituati a lavorare il legno, sono stati in grado di costruire questo insieme di edifici e nel fatto che molto del materiale utilizzato è legname proveniente dal Cadore. Inoltre la presenza di tettoie e ripari, tipici delle baite, consente agli operai di lavorare riparati dalle giornate più assolate o da quelle di pioggia. Qui le gondole vengono lavorate interamente a mano e anche la loro movimentazione viene fatta esclusivamente grazie alla forza delle braccia. Gallerie dell’Accademia di Venezia ^ Ormai terminata la passeggiata per Dorsoduro torniamo verso il grande ponte dell’Accademia. A pochissimi passi dal ponte si trovano le Gallerie dell’Accademia, un suggestivo spazio pubblico in cui si trovano in mostra dipinti veneti e veneziani dal XIV al XVIII secolo. Non mancano i quadri dei più famosi esponenti veneti, come Tiziano, Canaletto, Tintoretto, Bellini e tanti altri. A questi si aggiungono altri pezzi come sculture e disegni, tra cui l’uomo vitruviano di Leonardo da Vinci che viene esposto solo in selezionate occasioni, e gli schizzi di Francesco Hayez. Al fianco delle Gallerie dell’Accademia è possibile vedere la facciata di una chiesa. Qui, dal XII secolo e fino agli inizi dell’ottocento aveva sede la chiesa di Santa Maria della Carità e adiacente c’erano il convento dei Canonici Lateranensi e la Scuola Grande di Santa Maria della Carità. Proprio quest’ultima è stata trasformata nella galleria d’arte, aperta nel 1817.  Le Gallerie dell’Accademia vennero aperte dopo che Napoleone sciolse gran parte degli ordini religiosi e accolse, per fini didattici e di restauro, buona parte dei dipinti che non vennero portati in Francia. La chiesa venne trasformata in accademia d’arte al piano inferiore e in museo nella parte superiore. La struttura del convento venne ampliata nel 1834 e appena quattro anni prima venne modificato l’ingresso della scuola, dividendo poi la scuola dal museo nel 1870. Nel frattempo la collezione delle gallerie si era arricchita grazie alla sconfitta della Francia e al passaggio delle Gallerie allo Stato dopo l’unificazione d’Italia. Ponte dell’Accademia ^ Infine tra le cose da vedere nel sestiere Dorsoduro c’è il ponte dell’Accademia. Questo è il quarto ed ultimo ponte ad attraversare il canal Grande, ed è anche quello posto più a sud, vicino allo sbocco del bacino di San Marco. Attraverso questo passaggio si collegano i sestieri San Marco e Dorsoduro. Il ponte dell’Accademia venne aggiunto sul canal Grande affiancando il più antico ponte di Rialto durante la dominazione austriaca dell’ottocento, all’interno di un piano di innovazione urbanistica di tutta la città. Un primo ponte, noto come ponte della Carità per via della vicinanza all’omonimo complesso divenuto poi la sede dell’Accademia delle Belle Arti, venne aperto nel 1854 e chiunque vi passasse doveva pagare un piccolo pedaggio. Il ponte della carità aveva un marcato stile industriale e la sua altezza di appena quattro metri causava problemi alla circolazione su acqua. Oltre a non essere apprezzato dai veneziani, cominciò presto a dare segni di instabilità che si fece molto marcata in epoca fascista. Venne quindi indetto un concorso per la costruzione di un ponte in pietra, che meglio si armonizzasse con il contesto cittadino. Nel frattempo però il ponte della Carità fu sostituito da un grande ponte in legno provvisorio, realizzato in appena 37 giorni tra il 1932 e il 1933. Si trattava del più grande ponte ad arco in legno di tutta Europa e i veneziani lo apprezzarono a tal punto che da provvisorio divenne definitivo e ancora oggi è al suo posto e conosciuto come ponte dell’Accademia. A Venezia c’è anche un modo di dire, che recita “provvisorio come il Ponte dell’Accademia”, per indicare qualcosa che è invece piuttosto stabile. Il materiale in legno del ponte rende necessaria una continua e costosa manutenzione, tanto che nel 1986 vennero sostituiti interamente tutti gli elementi in legno e, alcuni di questi, vennero soppiantati da archi metallici che garantiscono una maggiore stabilità alla struttura. Ancora oggi si discute però sull’opportunità della sua sostituzione per via degli alti costi di mantenimento e sono stati fatti anche dei bandi per sostituirne le parti in legno con altri materiali.    

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