Guidebook for Catania

InHabit Turismo
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Sightseeing

Aperta al pubblico il nuovo percorso delle terrazze e della cupola della Chiesa della Badia di Sant’Agata. Un accurato lavoro di restauro, finanziato grazie al sostegno della Fondazione Sicilia, ha permesso ai catanesi ed ai turisti di riappropriarsi di questo spazio affacciato a 360° sulla città, dal mare alla montagna. DSC_0402 [1600x1200] Foto Oreste Lo Basso / Etna ‘ngeniousa Una terrazza da cui, protette nella loro clausura dalle gelosie e dall’alta balaustra che chiude la facciata, le monache continuavano a seguire la vita della città e soprattutto ad assistere alle processioni – prima fra tutte quella dedicata alla Patrona Sant’Agata. Uno spazio che nell’estate 2015 è stato aperto anche alla cultura, prestandosi benissimo a piccoli spettacoli teatrali o musicali, con la sua atmosfera raccolta, chiusa fra le due grandi cupole della Cattedrale e
67 當地人推薦
Chiesa della Badia di Sant'Agata
182 Via Vittorio Emanuele II
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Aperta al pubblico il nuovo percorso delle terrazze e della cupola della Chiesa della Badia di Sant’Agata. Un accurato lavoro di restauro, finanziato grazie al sostegno della Fondazione Sicilia, ha permesso ai catanesi ed ai turisti di riappropriarsi di questo spazio affacciato a 360° sulla città, dal mare alla montagna. DSC_0402 [1600x1200] Foto Oreste Lo Basso / Etna ‘ngeniousa Una terrazza da cui, protette nella loro clausura dalle gelosie e dall’alta balaustra che chiude la facciata, le monache continuavano a seguire la vita della città e soprattutto ad assistere alle processioni – prima fra tutte quella dedicata alla Patrona Sant’Agata. Uno spazio che nell’estate 2015 è stato aperto anche alla cultura, prestandosi benissimo a piccoli spettacoli teatrali o musicali, con la sua atmosfera raccolta, chiusa fra le due grandi cupole della Cattedrale e

Visite turistiche

A non più di 10 minuti a piedi dal Duomo di Catania si trova il Monastero di San Nicolò l’Arena, gioiello del tardo barocco siciliano e complesso benedettino tra i più grandi d’Europa. L’edificio monastico, che nasce nel ‘500 e si sviluppa fino ai giorni nostri, è un esempio di integrazione architettonica tra le epoche: contraddistinto da molteplici trasformazioni oggi è patrimonio mondiale dell’Unesco. Sede del DiSUM (dipartimento di Scienze Umanistiche) dell’Università degli Studi di Catania, custodisce al suo interno una domus romana, i chiostri e uno splendido giardino pensile.
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本篤修道院
32 Piazza Dante Alighieri
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A non più di 10 minuti a piedi dal Duomo di Catania si trova il Monastero di San Nicolò l’Arena, gioiello del tardo barocco siciliano e complesso benedettino tra i più grandi d’Europa. L’edificio monastico, che nasce nel ‘500 e si sviluppa fino ai giorni nostri, è un esempio di integrazione architettonica tra le epoche: contraddistinto da molteplici trasformazioni oggi è patrimonio mondiale dell’Unesco. Sede del DiSUM (dipartimento di Scienze Umanistiche) dell’Università degli Studi di Catania, custodisce al suo interno una domus romana, i chiostri e uno splendido giardino pensile.
Uno squarcio dei resti dell’Anfiteatro romano è visibile al centro di Piazza Stesicoro. La data di costruzione è incerta: si presuppone che sia stato completato durante il II secolo d. C. È certo, invece, come attestano gli storici, che già al tempo di Teodorico (494 – 526 d.C.) l’anfiteatro era in stato d’abbandono, e che i catanesi chiesero all’imperatore il permesso di utilizzarne le pietre come materiale di costruzione. Il grandioso monumento romano, secondo per grandezza solo al Colosseo, dovrebbe avere una circonferenza esterna di circa 300 metri, ed è quasi totalmente coperto dalle moderne costruzioni. La grandiosità del monumento è percepibile dai resti delle mura visibili in due traverse della via Manzoni, infatti, le fondamenta si sviluppano fino alla via Penninello. I lavori per riportarne alla luce i resti, visibili da Piazza Stesicoro, furono iniziati solo nel 1903 per volere del sindaco Giuseppe De Felice. Il monumento “sotterraneo” è ben conservato e visibile, affacciandosi da Piazza Stesicoro, sotto il manto stradale. Fonte di materiale edilizio anche per il re Ruggero, nel 1091, la pietra lavica dell’anfiteatro fu usata per la costruzione della Cattedrale di Sant’Agata e la realizzazione dell’antica cinta muraria.
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卡塔尼亞的羅馬競技場
Piazza Stesicoro
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Uno squarcio dei resti dell’Anfiteatro romano è visibile al centro di Piazza Stesicoro. La data di costruzione è incerta: si presuppone che sia stato completato durante il II secolo d. C. È certo, invece, come attestano gli storici, che già al tempo di Teodorico (494 – 526 d.C.) l’anfiteatro era in stato d’abbandono, e che i catanesi chiesero all’imperatore il permesso di utilizzarne le pietre come materiale di costruzione. Il grandioso monumento romano, secondo per grandezza solo al Colosseo, dovrebbe avere una circonferenza esterna di circa 300 metri, ed è quasi totalmente coperto dalle moderne costruzioni. La grandiosità del monumento è percepibile dai resti delle mura visibili in due traverse della via Manzoni, infatti, le fondamenta si sviluppano fino alla via Penninello. I lavori per riportarne alla luce i resti, visibili da Piazza Stesicoro, furono iniziati solo nel 1903 per volere del sindaco Giuseppe De Felice. Il monumento “sotterraneo” è ben conservato e visibile, affacciandosi da Piazza Stesicoro, sotto il manto stradale. Fonte di materiale edilizio anche per il re Ruggero, nel 1091, la pietra lavica dell’anfiteatro fu usata per la costruzione della Cattedrale di Sant’Agata e la realizzazione dell’antica cinta muraria.
La Piazza del Duomo di Catania è senza dubbio la Piazza in cui cittadini e turisti rimangono estasiati e meravigliati dalla bellezza architettonica propria dei monumenti siti in questa piazza. Il Duomo, precipuo monumento di Catania, accompagnato dalla straordinaria bellezza della monumentale Cattedrale di Sant’Agata, dedicata alla Santa patrona della città alla quale i catanesi sono fortemente devoti e dediti, rappresenta un esempio prodigioso delle mani artistiche dell’architetto palermitano Vaccarini.
Piazza dell'Elefante
Piazza dell'Elefante
La Piazza del Duomo di Catania è senza dubbio la Piazza in cui cittadini e turisti rimangono estasiati e meravigliati dalla bellezza architettonica propria dei monumenti siti in questa piazza. Il Duomo, precipuo monumento di Catania, accompagnato dalla straordinaria bellezza della monumentale Cattedrale di Sant’Agata, dedicata alla Santa patrona della città alla quale i catanesi sono fortemente devoti e dediti, rappresenta un esempio prodigioso delle mani artistiche dell’architetto palermitano Vaccarini.
Lungo via Dusmet, poco distante dalla Pescheria, si affaccia il Palazzo Biscari, che prende il nome dai Principi Biscari di cui era residenza. Dopo il terremoto del 1693, il precedente edificio fu ricostruito e ampliato. Incastonato sulla cortina delle mura di Carlo V, e più volte rimaneggiato durante tutto il Settecento, presenta diversi stili architettonici. Infatti, la parte sud-occidentale che si affaccia sulla Marina è ricca di ornamenti dal gusto tipicamente barocco, quali putti e cariatidi grottesche, mentre la parte sud-orientale, realizzata in un secondo momento, è di gusto neo-classico. Il prospetto di 160 metri lo rende il palazzo barocco più grande della città. Completato nel 1763, per opera di Francesco Battaglia, l’edificio presenta oltre 700 stanze e diverse sale in stile rococò, ricche di affreschi e decorazioni, la maggior parte delle quali adibite a private abitazioni e non visitabili. Tra tutte è imperdibile la visita al salone delle feste, completato nel 1766, e riccamente affrescato dal pittore Sebastiano Lo Monaco. All’interno del Palazzo, nel 1758, per volere del celebre studioso e archeologo Principe Ignazio Paternò Castello, è stato istituito il Museo Biscari, che conservava la sua numerosa collezione archeologica (al presente in parte spostata al Museo civico del Castello Ursino), museo che rese l’edificio meta delle più importanti personalità culturali tra il Settecento e l’Ottocento. Il museo ha conservato per anni le vaste collezioni archeologiche e naturali di Ignazio Paternò Castello V Principe di Biscari trasferite poi al Museo Civico del Castello Ursino nel 1930. Il museo ospita oggi l’MF “Museum&Fashion” che unisce cultura e moda in un binomio originale e imperdibile. Tra i visitatori celebri, si ricorda il Goethe, che lo visitò nel 1787 e ne celebrò la bellezza nel suo “Viaggio in Italia”. Anche gli inglesi ne apprezzarono lo stile e l’architettura. Durante la seconda Guerra Mondiale, infatti, gli occupanti volevano farne una postazione di difesa ma, non appena compresero il valore storico e architettonico dell’edificio, decisero di soggiornarvi. Il palazzo è ancora oggi in gran parte abitato dai discendenti della famiglia Biscari, e i suoi saloni principali sono spesso usati per manifestazioni di carattere mondano e culturale.
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比斯卡里宮
10 Via Museo Biscari
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Lungo via Dusmet, poco distante dalla Pescheria, si affaccia il Palazzo Biscari, che prende il nome dai Principi Biscari di cui era residenza. Dopo il terremoto del 1693, il precedente edificio fu ricostruito e ampliato. Incastonato sulla cortina delle mura di Carlo V, e più volte rimaneggiato durante tutto il Settecento, presenta diversi stili architettonici. Infatti, la parte sud-occidentale che si affaccia sulla Marina è ricca di ornamenti dal gusto tipicamente barocco, quali putti e cariatidi grottesche, mentre la parte sud-orientale, realizzata in un secondo momento, è di gusto neo-classico. Il prospetto di 160 metri lo rende il palazzo barocco più grande della città. Completato nel 1763, per opera di Francesco Battaglia, l’edificio presenta oltre 700 stanze e diverse sale in stile rococò, ricche di affreschi e decorazioni, la maggior parte delle quali adibite a private abitazioni e non visitabili. Tra tutte è imperdibile la visita al salone delle feste, completato nel 1766, e riccamente affrescato dal pittore Sebastiano Lo Monaco. All’interno del Palazzo, nel 1758, per volere del celebre studioso e archeologo Principe Ignazio Paternò Castello, è stato istituito il Museo Biscari, che conservava la sua numerosa collezione archeologica (al presente in parte spostata al Museo civico del Castello Ursino), museo che rese l’edificio meta delle più importanti personalità culturali tra il Settecento e l’Ottocento. Il museo ha conservato per anni le vaste collezioni archeologiche e naturali di Ignazio Paternò Castello V Principe di Biscari trasferite poi al Museo Civico del Castello Ursino nel 1930. Il museo ospita oggi l’MF “Museum&Fashion” che unisce cultura e moda in un binomio originale e imperdibile. Tra i visitatori celebri, si ricorda il Goethe, che lo visitò nel 1787 e ne celebrò la bellezza nel suo “Viaggio in Italia”. Anche gli inglesi ne apprezzarono lo stile e l’architettura. Durante la seconda Guerra Mondiale, infatti, gli occupanti volevano farne una postazione di difesa ma, non appena compresero il valore storico e architettonico dell’edificio, decisero di soggiornarvi. Il palazzo è ancora oggi in gran parte abitato dai discendenti della famiglia Biscari, e i suoi saloni principali sono spesso usati per manifestazioni di carattere mondano e culturale.
Costruito per volere di Federico II tra il 1239 e il 1250, il Castello Ursino nacque all’interno del progetto difensivo delle coste orientali siciliane e sorgeva su un promontorio circondato dal mare. Il progetto dell’edificio fu ideato e realizzato per mano dell’architetto Riccardo da Lentini che decise di renderlo simbolo dell’autorità e del potere imperiale. A causa dell’eruzione del 1669 la lava che scorreva a sud del castello, dove oggi c’è il quartiere “Angeli Custodi“, in direzione del mare, lo avvolse da ovest e da est con due bracci di magma, che colmarono i fossati e ne ridussero l’altezza “apparente” dal nuovo piano di calpestio, infatti le basi delle torri “a zampa di elefante” scomparvero alla vista e soltanto 20 anni fa sono state riportate alla luce. La lava, che aveva un fronte di circa 800-900 metri, riversandosi nel mare a ridosso dell’edificio creò una striscia di terra ferma e da quel momento il Castello Ursino non fu più affacciato sul mare. Nel XVI secolo divenne dimora temporanea dei Viceré, e parte della sua struttura fu adibita a prigione. I graffiti e le iscrizioni realizzate dai prigionieri sono tuttora visibili al piano terra dell’edificio, nonostante le numerose ristrutturazioni. Nel 1934 fu restaurato con l’intento di riportarlo all’originale stile svevo (dove non fu possibile a quello rinascimentale), e divenne la sede del Museo Civico di Catania. Il Museo riunisce le collezioni del Monastero dei Benedettini, parte di quella del principe Biscari, e parte di quelle donate ad esso dal barone Zappalà-Asmundo.
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烏爾西諾城堡
21 Piazza Federico di Svevia
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Costruito per volere di Federico II tra il 1239 e il 1250, il Castello Ursino nacque all’interno del progetto difensivo delle coste orientali siciliane e sorgeva su un promontorio circondato dal mare. Il progetto dell’edificio fu ideato e realizzato per mano dell’architetto Riccardo da Lentini che decise di renderlo simbolo dell’autorità e del potere imperiale. A causa dell’eruzione del 1669 la lava che scorreva a sud del castello, dove oggi c’è il quartiere “Angeli Custodi“, in direzione del mare, lo avvolse da ovest e da est con due bracci di magma, che colmarono i fossati e ne ridussero l’altezza “apparente” dal nuovo piano di calpestio, infatti le basi delle torri “a zampa di elefante” scomparvero alla vista e soltanto 20 anni fa sono state riportate alla luce. La lava, che aveva un fronte di circa 800-900 metri, riversandosi nel mare a ridosso dell’edificio creò una striscia di terra ferma e da quel momento il Castello Ursino non fu più affacciato sul mare. Nel XVI secolo divenne dimora temporanea dei Viceré, e parte della sua struttura fu adibita a prigione. I graffiti e le iscrizioni realizzate dai prigionieri sono tuttora visibili al piano terra dell’edificio, nonostante le numerose ristrutturazioni. Nel 1934 fu restaurato con l’intento di riportarlo all’originale stile svevo (dove non fu possibile a quello rinascimentale), e divenne la sede del Museo Civico di Catania. Il Museo riunisce le collezioni del Monastero dei Benedettini, parte di quella del principe Biscari, e parte di quelle donate ad esso dal barone Zappalà-Asmundo.
Una delle più grandi di tutta la Sicilia, la chiesa di San Nicolò ha una storia lunga e travagliata. L’impianto originale risalirebbe alla fine del Cinquecento, ma la colata lavica del 1669 prima, e il terremoto del 1693 poi, la distrussero completamente. Su progetto di Giovanni Battista Contini, nel 1687 furono iniziati i lavori, sospesi per un ventennio a causa del terremoto, e poi ripresi nel Settecento, prima ad opera dell’architetto Amato, in seguito di Francesco Battaglia, e alla fine di Stefano Ittar, che nel 1780 completò la grande cupola (alta 62 metri), mentre la facciata rimase incompleta. La chiesa, confiscata nel 1866 dal governo unitario (insieme al Monastero annesso) e in seguito riconsegnata ai Benedettini e riconsacrata, durante la seconda guerra mondiale fu gravemente danneggiata dai bombardamenti. Ancora oggi sono in corso i lavori di ristrutturazione della cupola, dalla quale si gode di una magnifica vista sulla città. Al centro dell’area presbiteriale spicca l’altare maggiore realizzato con materiali preziosi e intorno gli stalli del coro ligneo scolpiti dal palermitano Nicolò Bagnasco. Pregevolissimi l’immenso organo in legno e oro di 2916 canne, realizzato da Donato Del Piano, e la grande meridiana, posta nel transetto, costruita nel 1839, celebre per le enormi dimensioni (si estende per circa 40 metri) e per la precisione dei calcoli. Costruita dagli astronomi Wolfrang Sartorius barone di Waltershausen di Gottinga e dal prof. Cristiano Peters di Flensburgo.
25 當地人推薦
Chiesa di San Nicolò l'arena
12 Piazza Dante Alighieri
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Una delle più grandi di tutta la Sicilia, la chiesa di San Nicolò ha una storia lunga e travagliata. L’impianto originale risalirebbe alla fine del Cinquecento, ma la colata lavica del 1669 prima, e il terremoto del 1693 poi, la distrussero completamente. Su progetto di Giovanni Battista Contini, nel 1687 furono iniziati i lavori, sospesi per un ventennio a causa del terremoto, e poi ripresi nel Settecento, prima ad opera dell’architetto Amato, in seguito di Francesco Battaglia, e alla fine di Stefano Ittar, che nel 1780 completò la grande cupola (alta 62 metri), mentre la facciata rimase incompleta. La chiesa, confiscata nel 1866 dal governo unitario (insieme al Monastero annesso) e in seguito riconsegnata ai Benedettini e riconsacrata, durante la seconda guerra mondiale fu gravemente danneggiata dai bombardamenti. Ancora oggi sono in corso i lavori di ristrutturazione della cupola, dalla quale si gode di una magnifica vista sulla città. Al centro dell’area presbiteriale spicca l’altare maggiore realizzato con materiali preziosi e intorno gli stalli del coro ligneo scolpiti dal palermitano Nicolò Bagnasco. Pregevolissimi l’immenso organo in legno e oro di 2916 canne, realizzato da Donato Del Piano, e la grande meridiana, posta nel transetto, costruita nel 1839, celebre per le enormi dimensioni (si estende per circa 40 metri) e per la precisione dei calcoli. Costruita dagli astronomi Wolfrang Sartorius barone di Waltershausen di Gottinga e dal prof. Cristiano Peters di Flensburgo.
Il Giardino Bellini, meglio noto come Villa Bellini, nel Settecento apparteneva all’importante famiglia dei principi di Biscari, che lo donarono alla cittadinanza nel 1854. Nel cuore di Catania vi si accede da più lati, ma l’ingresso principale è posto lungo la via Etnea. Soprannominato “labirinto” per i lunghi viali che s’intrecciano, il Giardino Bellini è una risorsa botanica per la città, al suo interno sono conservate moltissime tipologie di piante di cui molte secolari o esotiche. Da percorrere il celebre viale degli uomini illustri, per godere del panorama dell’Etna dalla sommità più alta del Giardino. Negli anni Sessanta al suo interno fu realizzato un piccolo Zoo all’interno del quale oltre cigni, scimmie, rettili, serpenti si poteva fare visita al piccolo elefante indiano donato alla città dal Circo Orfei. In seguito, per questioni economiche, il Comune decise di eliminare la parte zoologica e mantenere soltanto il parco botanico.
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貝利尼花園
292 Via Etnea
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Il Giardino Bellini, meglio noto come Villa Bellini, nel Settecento apparteneva all’importante famiglia dei principi di Biscari, che lo donarono alla cittadinanza nel 1854. Nel cuore di Catania vi si accede da più lati, ma l’ingresso principale è posto lungo la via Etnea. Soprannominato “labirinto” per i lunghi viali che s’intrecciano, il Giardino Bellini è una risorsa botanica per la città, al suo interno sono conservate moltissime tipologie di piante di cui molte secolari o esotiche. Da percorrere il celebre viale degli uomini illustri, per godere del panorama dell’Etna dalla sommità più alta del Giardino. Negli anni Sessanta al suo interno fu realizzato un piccolo Zoo all’interno del quale oltre cigni, scimmie, rettili, serpenti si poteva fare visita al piccolo elefante indiano donato alla città dal Circo Orfei. In seguito, per questioni economiche, il Comune decise di eliminare la parte zoologica e mantenere soltanto il parco botanico.
Nel mondo esistono circa 1400 orti botanici e arboreti con oltre 100 milioni di visitatori l’anno. Una buona parte si trova in Europa e oltre una trentina, tra orti botanici universitari e non, in Italia. L’Italia vanta un primato storico in fatto di orti botanici: le prime strutture di questo tipo, oggi non più esistenti, furono fondate in Italia già nel XIII secolo a Roma, in Vaticano, e nel XIV secolo a Salerno. Questi orti avevano la funzione di ostensori delle piante di uso medico, così come gli orti botanici universitari, tuttora esistenti, realizzati nel XVI secolo a Padova, Pisa e Firenze. La maggior parte degli orti botanici italiani venne fondata nella seconda metà del XVIII e nel XIX secolo. Grazie all’enorme sviluppo della sistematica vegetale, in seguito all’introduzione della nomenclatura linneana, gli orti botanici divennero luoghi di osservazione, nonché sedi di sperimentazione e acclimatazione di nuove specie. Alcuni orti stanno effettuando ricostruzioni di ambienti per fare comprendere meglio al pubblico i diversi adattamenti delle piante e il funzionamento degli ecosistemi, almeno per la componente vegetale. L’Orto Botanico di Catania, diretto dal Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università degli Studi del capoluogo etneo, cerca come gli altri di svolgere il suo ruolo nella società contemporanea al fine di sensibilizzare il pubblico; sia esso di appassionati di botanica o meno; sui temi legati alla tutela dell’ambiente. Situato proprio al centro della città, in via Etnea 397, l’Orto botanico, giardino storico della città etnea, è oggi meta di numerosi visitatori che possono ammirare, durante tutti i mesi dell’anno, preziose collezioni botaniche quali “Palme” (circa 50 specie), “Succulente” (oltre 2.000 specie) e “Piante spontanee siciliane”. Il giardino, fondato nel 1858 dal monaco benedettino Francesco Tornabene, si estende su una superficie di 16.000 metri quadrati e comprende l’Orto generale (che raccoglie soprattutto piante esotiche) e l’Orto siculo (destinato alla coltivazione di specie spontanee siciliane). Durante i mesi primaverili ed estivi l’Orto riserva ai visitatori suggestive aperture notturne ospitando concerti e spettacoli che hanno come cornice l’elegante colonnato neoclassico che domina il giardino.
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Orto Botanico dell'Universita di Catania
397 Via Etnea
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Nel mondo esistono circa 1400 orti botanici e arboreti con oltre 100 milioni di visitatori l’anno. Una buona parte si trova in Europa e oltre una trentina, tra orti botanici universitari e non, in Italia. L’Italia vanta un primato storico in fatto di orti botanici: le prime strutture di questo tipo, oggi non più esistenti, furono fondate in Italia già nel XIII secolo a Roma, in Vaticano, e nel XIV secolo a Salerno. Questi orti avevano la funzione di ostensori delle piante di uso medico, così come gli orti botanici universitari, tuttora esistenti, realizzati nel XVI secolo a Padova, Pisa e Firenze. La maggior parte degli orti botanici italiani venne fondata nella seconda metà del XVIII e nel XIX secolo. Grazie all’enorme sviluppo della sistematica vegetale, in seguito all’introduzione della nomenclatura linneana, gli orti botanici divennero luoghi di osservazione, nonché sedi di sperimentazione e acclimatazione di nuove specie. Alcuni orti stanno effettuando ricostruzioni di ambienti per fare comprendere meglio al pubblico i diversi adattamenti delle piante e il funzionamento degli ecosistemi, almeno per la componente vegetale. L’Orto Botanico di Catania, diretto dal Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università degli Studi del capoluogo etneo, cerca come gli altri di svolgere il suo ruolo nella società contemporanea al fine di sensibilizzare il pubblico; sia esso di appassionati di botanica o meno; sui temi legati alla tutela dell’ambiente. Situato proprio al centro della città, in via Etnea 397, l’Orto botanico, giardino storico della città etnea, è oggi meta di numerosi visitatori che possono ammirare, durante tutti i mesi dell’anno, preziose collezioni botaniche quali “Palme” (circa 50 specie), “Succulente” (oltre 2.000 specie) e “Piante spontanee siciliane”. Il giardino, fondato nel 1858 dal monaco benedettino Francesco Tornabene, si estende su una superficie di 16.000 metri quadrati e comprende l’Orto generale (che raccoglie soprattutto piante esotiche) e l’Orto siculo (destinato alla coltivazione di specie spontanee siciliane). Durante i mesi primaverili ed estivi l’Orto riserva ai visitatori suggestive aperture notturne ospitando concerti e spettacoli che hanno come cornice l’elegante colonnato neoclassico che domina il giardino.
Incastonati tra via Teatro Greco e via Vittorio Emanuele sorgono il Teatro Romano e l’Odeon. Si presume che la loro costruzione risalga al II sec. d.C., e che il Teatro sia stato realizzato su una struttura preesistente di età greca.
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卡塔尼亞的羅馬劇院
266 Via Vittorio Emanuele II
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Incastonati tra via Teatro Greco e via Vittorio Emanuele sorgono il Teatro Romano e l’Odeon. Si presume che la loro costruzione risalga al II sec. d.C., e che il Teatro sia stato realizzato su una struttura preesistente di età greca.
In Piazza San Francesco D’Assisi, all’interno del palazzo settecentesco Gravina Cruyllas, si trova la casa natale del compositore Vincenzo Bellini, dichiarato monumento nazionale il 29 novembre 1923. L’appartamento, composto da 3 stanze e 2 piccoli vani, pur mantenendo gli arredamenti dell’epoca, è stato organizzato in ordine cronologico. Attraverso gli oggetti e i cimeli che sono appartenuti al celebre compositore, è stato organizzato un percorso temporale per indagare gli aspetti più intimi della vita di Bellini. Il museo conserva numerosi manoscritti autografi, spartiti, dipinti e addirittura la maschera mortuaria del compositore. Da poco ingrandito, al piano nobile dello stesso palazzo è possibile visitare l’esposizione di pianoforti e spartiti utilizzati dallo stesso Bellini e accedere alla biblioteca di cultura musicale e al Centro di studi belliniani.
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Museo Civico Belliniano
3 Piazza S. Francesco d'Assisi
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In Piazza San Francesco D’Assisi, all’interno del palazzo settecentesco Gravina Cruyllas, si trova la casa natale del compositore Vincenzo Bellini, dichiarato monumento nazionale il 29 novembre 1923. L’appartamento, composto da 3 stanze e 2 piccoli vani, pur mantenendo gli arredamenti dell’epoca, è stato organizzato in ordine cronologico. Attraverso gli oggetti e i cimeli che sono appartenuti al celebre compositore, è stato organizzato un percorso temporale per indagare gli aspetti più intimi della vita di Bellini. Il museo conserva numerosi manoscritti autografi, spartiti, dipinti e addirittura la maschera mortuaria del compositore. Da poco ingrandito, al piano nobile dello stesso palazzo è possibile visitare l’esposizione di pianoforti e spartiti utilizzati dallo stesso Bellini e accedere alla biblioteca di cultura musicale e al Centro di studi belliniani.

Le Guide ai Quartieri

Piazza Stesicoro, che deve il suo nome al poeta greco Stesicoro, è attraversata e divisa in due dalla strada principale del centro, la via Etnea. Le due parti della piazza hanno stili architettonici differenti: a est troneggia il monumento dedicato a Vincenzo Bellini, a ovest è l’anfiteatro romano.
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Piazza Stesicoro
Piazza Stesicoro
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Piazza Stesicoro, che deve il suo nome al poeta greco Stesicoro, è attraversata e divisa in due dalla strada principale del centro, la via Etnea. Le due parti della piazza hanno stili architettonici differenti: a est troneggia il monumento dedicato a Vincenzo Bellini, a ovest è l’anfiteatro romano.
Chi vuole esplorarla tutta con raziocinio, però, rischia di non avviarsi mai: la Via Etnea infatti inizia in una delle più armoniose piazze italiane, quella del Duomo, dove le attrazioni sono tali e tante che invitano a trattenersi tutto il giorno. A partire dalla statua di lava del Liotru, l'enigmatico elefante simbolo cittadino, sulla cui groppa Vaccarini installò un obelisco egizio. A est, sempre Vaccarini firmò le facciate della Badia di Sant'Agata, con il suo acrobatico gioco di forme concave e convesse, e del Duomo di Sant'Agata, dove alternò pietra lavica e marmo bianco. Proprio il Duomo dà accesso ai luoghi più cari ai catanesi, la cappella con le reliquie di sant'Agata e il favoloso tesoro della patrona (ma in chiesa c'è anche il sepolcro del musicista Vincenzo Bellini). Facendo girare lo sguardo in senso orario, ecco il Museo Diocesano, fondamentale per capire l'anima religiosa e artistica di Catania (le raccolte comprendono il fercolo di sant'Agata, ovvero la “macchina” usata per portarne le reliquie in processione) e per avere dal tetto panoramico una veduta d'infilata del canyon urbano della Via Etnea. A sud, la Porta Uzeda (intitolata proprio a quel vicerè spagnolo) fa da raccordo con l'Antico Seminario dei Chierici, consentendo l'uscita verso il mare attraverso i resti delle mura di Carlo V. Quindi, il lenzuolo d'acqua della popolarissima Fontana dell'Amenano, il misterioso fiume sotterraneo di Catania, introduce a quella specie di souk arabo che è la Pescheria, il famoso mercato per il quale, fra pesci spatola e gelatina di maiale, è concesso rispolverare un aggettivo in genere abusato: pittoresco. Verso ovest, la piazza è chiusa dai Palazzi Sammartino Pardo e Zappalà. E verso nord è ancora del Vaccarini la facciata meridionale del Palazzo degli Elefanti, sede municipale, le cui sale interne varrebbero da sole un articolo. Ma è tempo di inoltrarsi lungo la Via Etnea, che s'avvia proprio dall'angolo del Municipio
Via Etnea, 123
123 Via Etnea
Chi vuole esplorarla tutta con raziocinio, però, rischia di non avviarsi mai: la Via Etnea infatti inizia in una delle più armoniose piazze italiane, quella del Duomo, dove le attrazioni sono tali e tante che invitano a trattenersi tutto il giorno. A partire dalla statua di lava del Liotru, l'enigmatico elefante simbolo cittadino, sulla cui groppa Vaccarini installò un obelisco egizio. A est, sempre Vaccarini firmò le facciate della Badia di Sant'Agata, con il suo acrobatico gioco di forme concave e convesse, e del Duomo di Sant'Agata, dove alternò pietra lavica e marmo bianco. Proprio il Duomo dà accesso ai luoghi più cari ai catanesi, la cappella con le reliquie di sant'Agata e il favoloso tesoro della patrona (ma in chiesa c'è anche il sepolcro del musicista Vincenzo Bellini). Facendo girare lo sguardo in senso orario, ecco il Museo Diocesano, fondamentale per capire l'anima religiosa e artistica di Catania (le raccolte comprendono il fercolo di sant'Agata, ovvero la “macchina” usata per portarne le reliquie in processione) e per avere dal tetto panoramico una veduta d'infilata del canyon urbano della Via Etnea. A sud, la Porta Uzeda (intitolata proprio a quel vicerè spagnolo) fa da raccordo con l'Antico Seminario dei Chierici, consentendo l'uscita verso il mare attraverso i resti delle mura di Carlo V. Quindi, il lenzuolo d'acqua della popolarissima Fontana dell'Amenano, il misterioso fiume sotterraneo di Catania, introduce a quella specie di souk arabo che è la Pescheria, il famoso mercato per il quale, fra pesci spatola e gelatina di maiale, è concesso rispolverare un aggettivo in genere abusato: pittoresco. Verso ovest, la piazza è chiusa dai Palazzi Sammartino Pardo e Zappalà. E verso nord è ancora del Vaccarini la facciata meridionale del Palazzo degli Elefanti, sede municipale, le cui sale interne varrebbero da sole un articolo. Ma è tempo di inoltrarsi lungo la Via Etnea, che s'avvia proprio dall'angolo del Municipio